Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 17/05/2010, a pag. 19, l'articolo di Cecilia Zecchinelli dal titolo " Nessuno scambio per Clotilde ".
Un titolo che contraddice l'articolo. Lo scambio è avvenuto, con l'assassino di Shapur Baktiar, che aveva creduto di poter trovare asilo politico in Francia. Ma lui era un oppositore del regime iraniano, mica apparteneva alle Brigate Rosse. Non ebbe nessuna protezione e fu ucciso. Adesso il suo assassino è in libertà in Iran. Eurabia che avanza.
Ecco l'articolo:


Clotilde Reiss
Clotilde Reiss è tornata finalmente a casa. Dopo dieci mesi di incubo iraniano (fu arrestata il 1° luglio come «spia», da agosto era ospite forzata dell’ambasciata francese di Teheran), la ricercatrice 24enne è sbarcata ieri pomeriggio da un Falcon del governo all’aeroporto militare di Villacoublay ed è stata portata all’Eliseo. Ad attenderla il ministro degli Esteri Bernard Kouchner e Nicolas Sarkozy (con Carla), soddisfatti della liberazione della giovane studiosa «detenuta ingiustamente dal 2009, che ha sempre mostrato, durante la prigionia e nel periodo di libertà condizionata, un coraggio e una dignità esemplari». Lei, accompagnata dalla famiglia ed emozionata, si è detta «molto, molto felice di essere tornata in patria » ; ha reso omaggio «ai detenuti iraniani che nel carcere di Evin mi hanno trattato come una sorella e vi sono ancora rinchiusi, ai due dissidenti al mio fianco durante il processo, poi impiccati»; ha ringraziato «tutti quelli che hanno contribuito a mettere fine al supplizio, a partire dal presidente». Ringraziamenti anche da parte di quest’ultimo ai capi di Stato di Brasile, Senegal e Siria «per il ruolo attivo», non meglio precisato, svolto nella mediazione per il rilascio di Clotilde.
Un grande successo per la Francia, quindi, che se la sarebbe cavata con una multa di 300 mila toman (230 mila euro) in sostituzione dei dieci anni di carcere a cui la Reiss era stata condannata per manifestazione sediziosa, raccolta di informazioni e immagini durante le proteste dell’estate e loro invio all’estero. Una vittoria personale di Sarkozy, in apparenza, come quelle segnate in passato dal rilascio di altri ostaggi eccellenti, dalla Betancourt in Colombia alle infermiere bulgare in Libia.
Ma un trionfo minato da molti sospetti. Ovvero che dietro alla liberazione ci sia lo scambio di prigionieri sempre negato da Parigi. Anche ieri Kouchner ha ribadito che «non c’è stato alcun mercanteggiamento». Ma i media francesi sottolineano in massa «inquietanti coincidenze». Per iniziare, scrive Le Parisien, «il 7 maggio Majid Kakavand ha discretamente preso un aereo a Parigi, destinazione l’Iran. Due giorni prima la Corte d’appello parigina s’era rifiutata di estradare questo ingegnere iraniano verso gli Usa, che pur avevano ottenuto per lui un mandato d’arresto internazionale» accusandolo di aver fornito illegalmente a Teheran componenti elettronici per uso militare. Se il verdetto francese ha fatto infuriare Washington, le reazioni a Teheran sono state invece «molto positive». Non solo.
Già domani potrebbe aggiungersi una seconda, inquietante coincidenza: Ali Vakili Rad, che nel 1991 uccise su mandato di Teheran l’ex premier iraniano Bakhtiar esule in Francia e nel 1994 vi fu condannato all’ergastolo, proprio domani potrebbe ottenere la libertà condizionata e l’espulsione in Iran. Espulsione, a quanto si apprende, non ancora firmata dal ministro degli Interni ma molto probabile. E proprio a Rad aveva fatto un chiaro accenno Ahmadinejad già lo scorso settembre: «Sapete, ci sono alcuni iraniani in carcere da anni in Francia, anche loro sono prigionieri, anche loro hanno famiglie», aveva detto a chi implorava il rilascio di Clotilde. Pochi giorni dopo quelle frasi (un caso?), la Reiss era uscita dal terribile carcere di Evin per entrare nella dorata prigione dell’ambasciata francese, col divieto di lasciare il Paese ma — ha rivelato ieri una fonte diplomatica alla France Presse — libera di girare per la capitale e perfino fare passeggiate nelle montagne della zona nord, di ricevere amici iraniani e stranieri, di partecipare a ricevimenti, di studiare l’arabo online. Una vita «conviviale», l’ha descritta la fonte, dopo quella «spartana» a Evin. Un periodo di «vacanza» forzata, è il sospetto, in attesa che i tempi maturassero in Francia per il verificarsi di alcune «coincidenze».
Per inviare la propria opinione al Corriere della Sera, cliccare sull'e-mail sottostante