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Il Sole 24 Ore Rassegna Stampa
16.05.2010 La Borsa di Tel Aviv come l'ascensore di shabbat
L'articolo di Giovanni Vegezzi

Testata: Il Sole 24 Ore
Data: 16 maggio 2010
Pagina: 22
Autore: Giovanni Vegezzi
Titolo: «Tel Aviv lancia i kosher fund»

Questo articolo sul SOLE24ORE di oggi, 16/05/2010, a pag. 22, dal titolo "Tel Aviv lancia i kosher fund" di Giovanni Vegezzi esce a due colonne nella stessa pagina nella quale è pubblicato su sei colonne un articolo simile che riguarda la finanza islamica. Essendo su quest'ultima del tutto ignoranti, evitiamo di metterci naso, cosa che invece Tramballi farebbe subito, senza valutare se abbia gli strumenti per farlo.
Per quel poco che mastichiamo di economia, ci sembra che l'articolo che riportiamo faccia confusione tra l'ortodossia degli haredim e la popolazione religiosa tout-court. Nell'articolo si afferma che il risparmio dei primi crei un tesoretto di circa 100 milioni di euro l'anno, e che questa cifra ha spinto le società di gestione di patrimoni ad occuparsene.
Conoscendo quanto il segmento haredi della popolazione israeliana sia poco produttivo e che quindi non generi risparmi rilevanti, ci sembra che questa cifra includa anche altri settori religiosi, che con gli haredim non abbiano nulla a che vedere. Che poi sia nato un fondo kasher non stupisce: comprare tramite terzi azioni di aziende la cui kasherut è dubbia, è lecito come lo è salire sull'ascensore di shabbat che ferma a tutti i piani.
La notizia è curiosa, riportiamo il pezzo per dovere di cronaca.


 
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La finanza islamica, complice la crisi dei mercati e le incertezze degli investitori, riesce a far scuola anche nei posti più inaspettati. L'idea di prodotti finanziari conformi alle regole religiose non ha trovato proseliti solo nel vasto numero di paesi musulmani, ma anche a Tel Aviv, nelle file più ortodosse della religione ebraica.
L'idea nasce alcuni anni fa, ma sta conoscendo ora un vero e proprio boom: si tratta dell'emissione di prodotti finanziari «kosher », cioè conformi alle regole di vita stabilite dalla «halacha», la legge ebraica. Destinatari dell'iniziativa sono in particolare gli «haredi», meglio conosciuti come ebrei ultra-ortodossi, famosiper uno stretto rispetto dei precetti religiosi che, oltre al cibo, riguardano anche la completa astensione da ogni tipo di attività durante il sabato.
Si tratta di una nicchia di mercato che però ha tassi di crescita sostenuti e target molto interessanti: le circa 50mila famiglie ebree ultra-ortodosse hanno infatti un'elevata propensione al risparmio, che porta ogni anno alla creazione di un tesoretto da oltre 100 milioni di euro.
Sembra logico che di questi tempi ci sia la corsa a gestire una tale fortuna. La società più attiva su questo fronte è una sgr con 10 miliardi di euro di patrimoni in gestione, Excellence Nessuah Mutual Funds, il cui ceo Meri Maoz ha recentemente dichiarato entusiasta alla stampa locale: «Stiamo vedendo negli ultimi sei mesi un grande interesse da parte degli investitori e delle banche, c'è un'elevata domanda degli haredi per i nostri kosher fund».
La richiesta di nuovi e più sicuri prodotti di investimento non è però solo frutto delle turbolenze dei mercati. Un recente pronunciamento di Badatz (corte rabbinica molto ascoltata dalla comunità haredi) sembra aver posto limiti ancora più stringenti alle possibilità di investimento, proibendo sostanzialmente l'acquisto di molti tipi di azioni: gli ultra-ortodossi in buona sostanza non potrebbero avere titoli di società che violano i principi della legge ebraica, come appunto ottenere profitti da attività svolte di sabato o da pubblicità a sfondo sessuale. L'idea dei kosher fund permette loro di aggirare i precetti investendo in conformità ai propri principi. Come nel caso della finanza islamica la soluzione è semplice quanto astuta: se gli haredi non possono detenere azioni di proprietà di imprese che violano la halacha, possono però guadagnare indirettamente su queste società senza esserne proprietari. Ecco allora fondi che investono su prodotti collegati all'andamento degli indici o su bond governativi.
Due anni fa proprio Badatz, la corte rabbinica, ha iniziato a dare l'approvazione ai primi prodotti di questo tipo: prima di allora molti ebrei ultra-ortodossi investivano sui mercati monetari, ma gli shock subiti dal dollaro avevano inflitto dure perdite alle famiglie. I kosher fund, invece, fino ad oggi si sono dimostrati non solo un investimento coerente ma anche redditizio: nel 2008 i fondi di Excellence Nessuah hanno generato un ritorno fra il 14 e il 15% e, dopo essere rimasti in crescita anche durante il difficile 2009, stanno continuando a salire guidati dall'economia locale:da inizio anno il loro rendimento si aggira fra il 3 e il 4 per cento.

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