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Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli "Due lezioni da Eurabia: la birra e il sangue" Cari amici, vi racconto oggi ancora un paio di piccole storie vere da Eurabia così com'è oggi, per la vostra edificazione. Ognuna di esse, infatti, contiene una lezione morale da studiare bene, se vogliamo essere cittadini consapevoli del nostro continente prossimo venturo. La prima viene dalla Gran Bretagna. Una donna chiama al telefono un taxi per farsi portare a casa dal supermercato dove aveva fatto la spesa. La macchina arriva regolarmente, il conducente smonta, fa per aiutare la cliente a mettere in macchina il suo carico, poi si rialza e dice "Non posso portarla, la mia religione me lo vieta." (http://www.newenglishreview.org/blog_display.cfm/blog_id/27535) Sapete che cosa rendeva impura la donna (cattolica) al taxista (islamico, naturalmente), tanto da impedirgli di fare il suo lavoro? Che questa avesse nella spesa un paio di lattine di birra. L'alcool è tabù nel Corano. Ma per i musulmani, non per gli altri. Sennonché non potete pensare che una religione seria come l'Islam abbia il ritegno di limitare le proprie norme ai propri fedeli, la sua naturale ambizione è regolare tutto il mondo, anche se magari qualche momentaneo compromesso è possibile per quelli più scafati del nostro ingenuo tassista. Un episodio da meditare per quelli sul burqa pensano che ciascuno si vesta come vuole e se loro si divertono ad abbigliare le donne come tavole sotto la tovaglia sono fatti loro. Be', non è così, primo a poi saranno anche fatti nostri. Il secondo episodio è accaduto a Colonia, Germania. Sulla piazza davanti al famoso duomo, il comune ha dato il permesso di allestire un'esposizione intitolata "Wailing Wall" (o il suo equivalente in tedesco, cioè "Muro del pianto"). Immagini dedicate alla famosa Muraglia Occidentale, l'ultimo ricordo del Secondo Tempio a Gerusalemme, che gli israeliani chiamano per antonomasia Kotel e gli europei per l'appunto "Muro del pianto"? No, figuratevi. Il "Wailing Wall" sarebbe la barriera di sicurezza che impedisce ai poveri terroristi palestinesi di fare il loro mestiere di ammazzaebrei. Nessuna meraviglia, di mostre sui muri è piena Eurabia, ne ho vista io stesso una poche settimane fa a Ginevra, con desolate fotografie di quella costruzione così antipatica agli europei di sinistra e agli impresari di pompe funebri. Ma a Colonia c'era una cosa diversa: erano vignette, fra cui spiccava una figura con una bandiera israeliana che mangiava un bambino palestinese e beveva il suo sangue. Vi ricorda qualcosa l'idea che gli ebrei mangino e bevano i bambini gentili? Ma sì, le azzime impastate nel sangue, san Simonino da Trento, tutto quell'armamentario lì, che poi è finito nella Shoah. Un direttore di teatro non ebreo, Gerd Burmann, ha sporto denuncia per incitamento all'odio razziale, un reato che in Germania è grave. Ma la Procura locale ha respinto la denuncia, sostenendo che la vignetta "non rappresenta una tendenza ostile contro gli ebrei, ma una critica della situazione a Gaza". (http://www.jpost.com/JewishWorld/JewishNews/Article.aspx?id=173381). Figuriamoci. Anche la propaganda più sfrenata non è arrivata a questo punto. Ma si parlava del conflitto arabo-israeliano e si sa chi ha ragione in Eurabia. E chi da duemila anni bisogna incolpare di reati misteriosi e terribili. E questa è una lezione per chi pensa che il ricordo della Shoah possa frenare nel nostro continente un nuovo antisemitismo. Ugo Volli |
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