Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 14/05/2010, a pag. 50, l'articolo di Francesco Battistini dal titolo " Vietiamo Amos Oz, è immorale " preceduto dal nostro commento, l'articolo di Cristina Taglietti dal titolo " Che vergogna, invece andrebbe studiato ".
Francesco Battistini : " Vietiamo Amos Oz, è immorale "
Vediamo con piacere la preoccupazione di Battistini per quanto avviene in alcune scuole religiose.
Però il funzionamento di uno Stato democratico si vede da quanto capita nelle scuole pubbliche che, in Israele, sono laiche. Ma questo Battistini non lo scrive.
Ecco l'articolo:

Amos Oz
GERUSALEMME — Qualche anno fa, in pieno furore islamico per le vignette su Maometto, ad Abraham Yehoshua capitò di dire che tanta rabbia in fondo aveva un senso e che lui non avrebbe mai pubblicato cose offensive per un religioso. Qualsiasi religioso. «Ah sì?», sbottò Amos Oz: «Allora vorrei chiedere all’amico Yehoshua se anche qui in Israele, per caso, dobbiamo censurare tutto ciò che urta i sentimenti degli ebrei ortodossi...». La risposta è arrivata: nei licei degli ebrei ultraortodossi, soprattutto a Gerusalemme, i professori stanno mettendo all’indice opere della letteratura di tutti i tempi, dall’Antigone di Sofocle all’Anna Karenina di Tolstoj, dallo Schiavo di Singer al Michael mio dello stesso Oz, perché in quelle pagine c’è troppa impudicizia. «È una tendenza ormai evidente — dice alla stampa israeliana un funzionario del ministero dell’Educazione, che preferisce l’anonimato —. Molti sostituiscono queste letture col Midrash, con storie chassidiche, con poesie religiose, con novelle "pulite" di Haim Sabato o al massimo con racconti brevi di Kafka e di Cechov. Il fenomeno è in espansione, ormai lo notiamo anche in alcune scuole laiche...».
Anna, non aspettare quel treno. Hannah, non andartene da quel trantràn. Agli occhi dei rabbini estremi, sono evidenti l’«immoralità» della Karenina o l’«immodestia» di Hannah Gonen, la protagonista del romanzo di Oz: infedele e suicida, l’eroina ottocentesca di San Pietroburgo; scandalosa nei pensieri, la studentessa della Gerusalemme anni Cinquanta che s’allontana dall’amor suo. Ce n’è anche per gli altri: poco adatte ai ragazzi le «questioni edipiche e l’idolatria» di Sofocle; e che dire d’un totem della letteratura yiddish, Isaac Singer, quando descrive la passione e i tormenti dell’ebreo Jacob, diviso fra la Torah e una contadina cristiana? Diabolico pure Scapegoat, il capro espiatorio di Eli Amir, che fu consigliere di premier israeliani e oggi indigna con la vicenda di Nili, nubile eppur incinta...
La denuncia è pesante. I paralleli con le censure cattoliche e musulmane si sprecano. E tutto ciò non piace al governo Netanyahu: «Fenomeno limitato», smentiscono ben due portavoce ministeriali. In Israele, lo scontro fra fondamentalisti e secolari è quotidiano: stiamo perdendo la nostra identità sionista, ha avvertito qualche giorno fa il sindaco della laica Tel Aviv, Ron Hudai. Anche il problema dell’educazione in queste scuole religiose, sempre più diffuse e in parte finanziate dallo Stato, è poco smentibile: un gruppo di ex studenti ultraortodossi, qualche tempo fa, s’è rivolto alla Corte suprema per esigere un’istruzione meno orientata sulla Torah e più completa nelle altre materie. «In certe scuole rabbiniche la situazione è pesante», dice Etgar Keret, laicissimo quarantenne scrittore telavivi: «Dopo la quinta elementare, la matematica o l’inglese diventano materie quasi sussidiarie. Lo Stato non ha praticamente poteri, lì dentro. Perché genitori e insegnanti non si sentono cittadini di questo Stato e rifiutano ogni proposta di cambiamento nei loro programmi. Mia sorella è una di loro: vive a Mea Sharim, la zona ultraortodossa di Gerusalemme, e manda i suoi figli in quelle scuole. Ci parliamo, perché ci vogliamo bene. Ma su questi temi non c’è dialogo. Per lei è inutile, un insegnamento che prescinda dalla religione. È il dramma di questo Paese: prima o poi, siamo destinati alla guerra civile».
Un conto però è il credo, anche forte, un altro la censura. Keret è più cauto: «Non so in quali scuole si pratichi quest’esclusione dei classici. Anch’io credo sia un fenomeno limitato. E nemmeno tanto nuovo: Oz e Tolstoj, i religiosi estremisti, non li hanno mai presi in considerazione. Michael mio non è certo un libro destinato ai pervertiti. Le memorie e i dubbi di Hannah sono quelli di ogni essere umano. Sono sicuro che anche quei presidi e quegli insegnanti hanno pensato, almeno una volta nella vita, alla delusione del loro matrimonio. E quel che dovrebbero insegnare ai loro ragazzi è che con la kippà o coi riccioli sulle orecchie, con l’orecchino o pieni di tatuaggi, ci somigliamo più di quanto vogliano far credere...». Qualche giorno fa, la scuola d’un kibbutz di Hedera s’è rifiutata d’appendere sugli stipiti la mezzuzah, il cilindretto che contiene la Parola. Dall’anno prossimo, ha appena deciso il governo, le maestre degli asili saranno obbligate a insegnare in classe che a volte i genitori sono tutt’e due papà o tutt’e due mamme: e che gl’insegnanti, Amos mio, non sono tutti uguali.
Cristina Taglietti : " Che vergogna, invece andrebbe studiato "

Lia Levi
TORINO— Al Salone della memoria Lia Levi, scrittrice ebrea che ha da poco pubblicato La sposa gentile (e/o), grande conoscitrice del mondo dei ragazzi, non vuole fare appello alla necessità della memoria per deplorare una censura che colpisce grandi classici come l’Antigone di Sofocle o Anna Karenina di Tolstoj e un grande contemporaneo da lei molto amato come Amos Oz. Il suo intervento al Salone, casualmente, comincia proprio con una citazione di Oz: «Nessun grande scrittore, dai greci a oggi, riuscirà mai a raccontare l’infelicità di un ragazzo di 17 anni». L’indignazione è il sentimento che la anima perché, dice «Amos non è discutibile. Anzi sono proprio gli adolescenti che dovrebbero leggerlo, loro che sono così smarriti. Oz è un grandissimo autore, ha scritto anche libri per ragazzi, è impegnato per la pace, ma lontano da ogni pacifismo astratto. È un esempio. Posso solo definire oscurantismo questo atteggiamento. Ed è ancora più grave che si consumi in Israele. Gli ebrei sono detti il Popolo del Libro, che qualcuno proponga di censurare un testo, soprattutto in una scuola, è inaccettabile. Io questi li definisco talebani ebrei, per fortuna stiamo parlando di minoranze estremiste, come ne esistono anche nel cattolicesimo o nell’islam».
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