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Libero Rassegna Stampa
13.05.2010 Cellule jihadiste in Italia: a che serve catturarle ?
La cronaca di Mario Dergani

Testata: Libero
Data: 13 maggio 2010
Pagina: 20
Autore: Mario Dergani
Titolo: «Volevano colpirci, l'Italia li espelle, il Marocco li rilascia»

Su LIBERO di oggi, 13/05/2010, a pag.20, con il titolo " Volevano colpirci, l'Italia li espelle, il Marocco li rilascia ", l'articolo di Mario Dergani fa luce sull'inutilità di certi provvedimenti. L'espulsione dall'Italia trova l'assoluzione in Marocco.
Ecco il pezzo:


Quando la giustizia non funziona

Nel mirino della «cellula jihadista» di Perugia, come l’ha definita la Digos, c’erano città e monumenti italiani, non certo l’economia marocchina. Così le autorità di Rabat hanno rilasciato i due immigrati espulsi dall’Italia il 29 aprile scorso per «motivi di sicurezza dello Stato e di prevenzione del terrorismo ».

NESSUNA ACCUSA

Secondo il giornale arabo al- Sharq al-Awsat, i due studenti Muhammad Hlal, di 27 anni, e Ahmad Errahmuni, di 22, sono liberi cittadini. Sono stati consegnati dalle autorità italiane ai colleghi marocchini all’aero - porto di Casablanca, ma poiché sono giunti a destinazione senza essere accusati formalmente di terrorismo, nei loro confronti non si può procedere, secondo la leggeDel resto, non si è ancora conclusa l’inchiesta perugina sulla cellula di ultrafondamentalisti islamici e formalmente non risultano richieste di rinvio a giudizio. Le indagini coinvolgono anche altri quattro marocchini, oltre a un tunisino e un palestinese con passaporto israeliano, che hanno subito perquisizioni. E rimangono ancora da analizzare i documenti sequestrato, mentre il materiale informatico, in buona parte criptato nei computer degli indagati, è all’esame della polizia scientifica.

L’ITALIA NEL MIRINO

 Tutta questione di competenze territoriali. C’erano gli elementi sufficienti per rimpatriarli, tra cui le fotografie di siti sensibili e le mappe di località a rischio, le intercettazioni in cui i due si dichiaravano pronti a entrare in azione. E, mentre procedeva la loro radicalizzazione, si erano già impossessati, su Internet, delle tecniche per costruire ordigni esplosivi. Tuttavia, non risulta nessuna accusa contro di loro, nel Paese natale. Soltanto gli elementi in possesso dei magistrati, trasmessi dalla prefettura del capoluogo umbro al ministero dell’Interno per una valutazione della pericolosità dei due studenti, sfociata poi nell’espulsione dei due studenti, disposta dal ministro dell’Interno Roberto Maroni. «A seguito di indagini - spiegava il Viminale nell’occasione - è emerso per i due stranieri un profilo di pericolosità, per i collegamenti con estremisti islamici contigui alle reti transnazionali di sostegno al terrorismo di matrice religiosa e per la propensione a compiere anche eclatanti atti estremi». I due immigrati marocchini, che sono stati assistiti legalmente da un’associazione per i diritti umani del Paese nordafricano, hanno preannunciato che presenteranno ricorso al Tar del Lazio contro il decreto di espulsione emesso nei loro confronti dal Viminale. Nel frattempo, anche se per vie non ufficiali, di certo sarà esercitata una discreta sorveglianza sulla loro attività, i loro spostamenti. Si potrebbe addirittura scoprire qualcosa di più sui due “studenti” e sui loro eventuali complici.

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