Giulio Meotti racconta sul FOGLIO di oggi, 13/05/2010, a pag.2, con il titolo " Gasare le bambine afghane che vanno a scuola. L'ultima dei Talebani ", i metodi di sterminio applicati dai Talebani per affermare il loro potere sulla società afghana.
Non abbiamo trovato dichiarazioni di protesta da parte del movimento femminista, nè dalle organizzazioni sindacali, silenzio anche dai partiti, soprattutto quelli che si presentano quali difensori degli oppressi, niente, silenzio assoluto. Forse erano tutti troppo impegnati a redigere comunicati in difesa dei palestinesi di Gaza, poverini, mica possono interessarsi pure dei crimini dei Talebani.
Ecco l'articolo:
in attesa dei gas talebani
Roma. La guerra dei talebani contro l’istruzione femminile passa ormai dall’uso massiccio di gas contro le bambine nelle aule. Decine di studentesse afghane sono state ricoverate ieri dopo essere rimaste intossicate in seguito a nuovi attacchi portati con armi chimiche contro due scuole dopo analoghi attentati avvenuti in queste ultime settimane. Trenta alunne di una scuola a Kunduz e altre sei di un istituto di Kabul sono state ricoverate. Una delle vittime ha raccontato di aver visto un uomo con “abiti scuri, la bocca e il naso avvolti in un panno, lanciare una bottiglia nei pressi della scuola”. L’effetto è quello desiderato: la chiusura della scuola e la riduzione radicale della presenza di bambine nelle aule. Il giorno dopo si sono presentate sui banchi solo quaranta allieve su seicento. Alcune delle studentesse sono in condizioni molto gravi perché il gas sparso brucia l’apparato respiratorio. Quattro giorni fa a Kabul in ventidue erano state ricoverate dopo un altro attacco chimico. E l’anno scorso uomini contrari all’istruzione femminile hanno lanciato acido su un gruppo di studentesse a Kandahar. Nausea, vomito, svenimenti, la membra semiparalizzate. Un misterioso veleno, “il gas dei talebani”, sta mietendo centinaia di vittime nelle scuole femminili dell’Afghanistan settentrionale, anche se il contagio si è esteso alla capitale Kabul, con nove studentesse colpite alla Shina Bagramy High School. Il grosso degli attacchi islamisti contro il diritto delle ragazze a studiare si è però concentrato a Kunduz, vicino al confine con l’Uzbekistan, una zona sotto il controllo tedesco. “Ero in classe quando ho cominciato a sentire uno strano odore, come di fiori – ha raccontato Sumaila, dodici anni – Ho visto che le mie compagne di classe e l’insegnante si accasciavano. Quando ho riaperto gli occhi ero in ospedale”. L’ultimo rapporto di “Save the Children” dice chetra il 2006 e il 2008 ci sono stati 2.450 attacchi alle scuole. 235 fra alunni, insegnanti e altro personale scolastico sono stati uccisi dai fondamentalisti islamici. Trecentomila bambine afghane non potranno accedere all’istruzione a causa della violenza innescata dagli “studenti di Allah”. Nel sud e nell’est del paese, dove i talebani controllano città e villaggi, le scuole femminili vengono chiuse, gli insegnanti subiscono minacce e ci sono stati casi di bambine sfigurate con l’acido. Una fatwa del mullah Omar identifica uno dei principali nemici del jihad proprio nell’insegnamento: “Non è consentito lavorare per il regime fantoccio, né in una madrassa, né come insegnanti di scuola. I musulmani dovrebbero studiare in moschea”. E’ in corso la più grande campagna di liquidazione delle scuole dall’abbattimento del regime shariaco talebano nel 2002. Ma ci sono anche notizie positive. Come la frequenza record di 6,5 milioni di studenti. Il 35 per cento sono bambine, alle quali il regime talebano aveva sempre impedito l’accesso all’istruzione fino alla sua caduta. Il gas dei talebani aveva già colpito nel maggio 2009, quando a finire in ospedale erano state novanta ragazze nella provincia di Kapisa. Ci sono anche madri che vengono rapite per negare la scuola alle figlie. “C’era un terribile odore in classe, l’insegnante ci ha detto di uscire ma non ci siamo riuscite, non potevamo camminare, ci sentivamo davvero male e quando ho riaperto gli occhi ero in ospedale”, ha raccontato Leda, dodici anni, una delle bambine intossicate. “Sono così triste, che cosa c’è che non va nella mia scuola? Voglio studiare”.
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