Bombardare il Pakistan e non venire additati come guerrafondai ? Eppure Sant'Obama ci riesce
Testata: Il Foglio Data: 12 maggio 2010 Pagina: 3 Autore: La redazione del Foglio Titolo: «La penna, la spada e il Predator»
Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 12/05/2010, a pag. 3, l'editoriale dal titolo " La penna, la spada e il Predator ".
Ieri gli aerei senza pilota americani, con quei nomi truci, il modello Predator (Predatore) e quello più nuovo Reaper (la Morte con la falce), hanno attaccato dall’alto il Pakistan per la terza volta in tre giorni. Diciotto missili – anche quelli con il loro bravo nom de guerre, Hellfire, Fuoco infernale – sparati in due attacchi distinti contro una casa e un veicolo in movimento dei guerriglieri islamisti. Ventuno morti. Rispetto all’Amministrazione che l’ha preceduta, quella di Obama ha deciso di intensificare la campagna di bombardamenti sulle aree tribali al confine con l’Afghanistan infestate da al Qaida e dai gruppi alleati. Quest’anno, e siamo soltanto al 12 maggio, il numero degli attacchi è già 35. Nell’intero 2008 furono 36. C’è anche una nuova politica, molto più permissiva nella selezione dei bersagli rispetto all’era Bush: gli americani non colpiscono più soltanto come misura eccezionale, quando devono eliminare un leader pericoloso già seguito sugli schermi. Ora i droni sorvolano il Pakistan a caccia costante di obbiettivi e non importa se inquadrano semplice manovalanza o pezzi grossi, l’importante è martellare, indebolire e spaventare il nemico. Ma più del fuoco d’inferno può il potere dei media schierati sempre con il presidente democratico. Per i quali George W. Bush, conservatore colpito dall’11 settembre, porterà per sempre lo stigma della guerra. E il professore di Chicago e premio Nobel per la Pace suo successore, Barack Obama, può invece scatenare i suoi Predatori sopra un paese formalmente alleato senza perdere un grammo della sua coolness pacifista.
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