Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 11/05/2010, a pag. 43, la risposta di Sergio Romano ad un lettore dal titolo " Uso del burqa ".
Romano scrive : " il burqa nasconde il volto, ma rivela esplicitamente l’identità religiosa di chi lo porta. ". La religione è un fatto privato. In uno Stato laico non dovrebbe avere spazio nei luoghi pubblici. In ogni caso l'idea di riconoscere l'appartenenza religiosa di una persona in base all'abito che porta ricorda un'iniziativa presa secoli fa dalla Chiesa e circa 80 anni fa in Germania...
Romano scrive che il burqa " È una professione di fede, e chi lo indossa non è né invisibile né irriconoscibile ". Non è ben chiaro in base a quali elementi Romano possa scrivere una cosa del genere. Nessuno può essere riconosciuto sotto ad un burqa. Tanto che spesso i terroristi ci si sono nascosti per potersi infiltrare e compiere attentati. Il burqa, poi, non è una professione di fede, ma un simbolo di segregazione. La donna che lo indossa non è 'più religiosa', ma solo meno libera e più discriminata di una che non lo porta.
Ecco lettera e risposta di Sergio Romano:
Chi c'è qui sotto? Romano forse può dircelo...
Caro Romano, rispondendo a un lettore, lei ha sostenuto che il burqa non può essere regolamentato da singole ordinanze comunali. Salvo errori, la regolamentazione già c’è e dal 1931. Dice l’articolo 85 del R. D. del 18 giugno 1931 - n. 773: «È vietato comparire mascherato in pubblico». Si può osservare che mascherarsi significa vestirsi da Pulcinella o Arlecchino, e certo non è questo il caso. Ma mascherarsi significa anche «rendersi invisibili o irriconoscibili». E indossando il burqa mi sembra proprio che ci si renda irriconoscibili.
La legge del 1931 prende in considerazione casi e situazioni completamente diversi e non mi sembra applicabile al burqa. Suppongo del resto che anche il Belgio e la Francia avessero nel loro codice disposizioni simili a quella da lei citata. Ma questo non ha impedito che i loro governi proponessero al Parlamento una legge particolare. Aggiungo che il burqa nasconde il volto, ma rivela esplicitamente l’identità religiosa di chi lo porta. È una professione di fede, e chi lo indossa non è né «invisibile né irriconoscibile».
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