Un filmato recuperato dall’esercito israeliano durante le operazioni nella Striscia di Gaza mostra sei ostaggi israeliani mentre cercano di accendere le candele della festa di Hanukkah in un tunnel con scarso ossigeno. I sei ostaggi sono Hersh Goldberg-Polin, 23 anni, Eden Yerushalmi, 24 anni, Ori Danino, 25 anni, Alex Lobanov, 32 anni, Carmel Gat, 40 anni, e Almog Sarusi, 27 anni. Il filmato risale al dicembre 2023. Otto mesi dopo, il 29 agosto 2024, all’approssimarsi delle Forze di Difesa israeliane al tunnel sotto il quartiere di Tel Sultan, a Rafah (Striscia di Gaza meridionale), tutti e sei gli ostaggi furono assassinati con un colpo alla testa dai terroristi palestinesi.
Testata: Informazione Corretta Data: 09 maggio 2010 Pagina: 1 Autore: Daniel Pipes Titolo: «La vittoria di Israele»
Ecco il piano di pace secondo Daniel Pipes. Semplice, chiaro, forse di non facile esecuzione, ma ha il pregio di non friggere l'aria come siamo abituati a sentire quando viene pronunciata la parola "Pace". L'articolo che segue è tratto da NATIONAL POST del 29/04/2010 e titolato:
"La vittoria di Israele".
Daniel Pipes
Questo mese, il Ministro della Difesa israeliano Ehud Barak ha dichiarato che Israele deve ritirarsi dai territori palestinesi. "Il mondo non è disposto ad accettare - situazione che non cambierà nel 2010 - l'idea che Israele domini un altro popolo ancora per decenni", ha detto. "E' qualcosa che non esiste in nessun'altra parte del mondo". Ha ragione? La pace è possibile? E se sì, quale forma dovrebbe assumere un accordo finale? Queste sono le domande che il "National Post" ha rivolto ad alcuni esperti per una serie di interventi dal titolo "Qual è il vostro piano di pace?".
Ecco la risposta di Daniel Pipes:
Il mio piano di pace è semplice: Israele sconfigga i suoi nemici. Solo la vittoria crea condizioni favorevoli alla pace. Le guerre finiscono, e la storia lo conferma: quando una parte ammette la sconfitta e l'altra vince. E' ovvio, finché entrambe le parti aspirano a realizzare i loro obiettivi, la lotta continua o può nuovamente riprendere. L'obiettivo della vittoria non è nuovo. Sun Tzu, lo stratega dell'antica Cina, scrisse che in guerra "il tuo obiettivo deve essere la vittoria". Raimondo Montecuccoli, un austriaco del XVII secolo, scrisse che "L'obiettivo in guerra è la vittoria". Carl von Clausewitz, un prussiano del XIX secolo, aggiunse che "la guerra è un atto di violenza per costringere il nemico a piegarsi alla nostra volontà". Winston Churchill disse al popolo britannico: "Voi chiedete: qual è il nostro obiettivo? Posso rispondere con una sola parola: vittoria, vittoria, a tutti i costi, la vittoria nonostante tutti gli orrori, vittoria, per quanto lunga e difficile possa essere la strada". Dwight D. Eisenhower osservò che "in guerra nulla sostituisce la vittoria". Queste intuizioni di epoche precedenti, malgrado siano cambiati i mezzi per condurre una guerra, continuano ad essere valide, perché la natura umana è sempre la stessa. Vittoria significa imporre la propria volontà sul nemico, costringendolo ad abbandonare i suoi obiettivi di guerra. I tedeschi, obbligati ad arrendersi durante la prima guerra mondiale, mantennero l'obbiettivo di dominare l'Europa e pochi anni dopo videro in Hitler chi avrebbe potuto raggiungere lo scopo. Le firme su pezzi di carta valgono solo se una delle due parti si arrende: la guerra in Vietnam si concluse formalmente attraverso la diplomazia nel 1973, ma entrambe le parti continuarono a cercare la vittoria sinché fu il Nord ad ottenerla nel 1975. La forza di volontà è la chiave: abbattere aerei, distruggere carri armati, esaurire munizioni, costringere soldati alla fuga e occupare territori non sono decisive in se stesse, ma debbono essere accompagnate da un crollo psicologico. La caduta della Corea del Nord nel 1953, Saddam Hussein nel 1991 e l'iraq sunnita nel 2003 non costituirono una disfatta. Per contro, i francesi lasciarono l'Algeria nel 1962, nonostante le loro forze e i loro armamenti fossero maggiori, come gli americani in Vietnam nel 1975 e i sovietici in Afghanistan nel 1989. La guerra fredda terminò senza un evento caratterizzante. In tutti questi casi, gli sconfitti conservarono un gran numero di armamenti e le loro economie seguitarono a funzionare. Ma crollarono psicologicamente. Allo stesso modo, il conflitto arabo-israeliano sarà risolto solo dopo la sconfitta di una delle due parti. Sino ad oggi, guerra dopo guerra, entrambe hanno mantenuto intatti i loro obiettivi. Israele combatte per ottenere il riconoscimento dai suoi nemici, mentre questi ultimi combattono per distruggere Israele. Tali scopi sono scontati, non intercambiabili e reciprocamente contraddittori. Il riconoscimento di Israele o la sua eliminazione sono le uniche vie alla pace. Ogni osservatore deve optare per una scelta o per l'altra. Una persona civile si augura la vittoria di Israele poiché il suo scopo è difendere e proteggere la stessa esistenza di un Paese che progredisce. L'obiettivo di distruzione dei suoi nemici è pura barbarie.
Daniel Pipes è direttore del Middle East Forum. Sito web: www.danielpipes.org.