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Si può criticare Israele ? 06/05/2010
-----Messaggio Originale-----
Da:
Data invio: mercoledì 5 maggio 2010 22.06
Oggetto: domenda

Caro Volli,

la prego di credere alla buona fede della  domanda che Le sto per porre e che non vuol essere assolutamente provocatoria ma solo "informativa": è possibile, secondo Lei, criticare aspetti della politica israeliana senza, per questo, essere antisemiti? Le chiedo ciò in quanto, pur non essendo io un attento studioso del medioriente e non essendo schierato acriticamente con nessuno degli attori di quel palcoscenico (ritengo che Israele non solo abbia diritto ad esistere ma abbia anche diritto a difendersi); pur provando una "attrazione  sentimentale" per tutto ciò che è ebraico, ritengo, però, che una forma di pacificazione la si debba trovare, nel rispetto dei due popoli contendenti (ebrei e palestinesi), costruendo confini precisi per due Stati sovrani e indipendenti. Se ciò avvenisse, non crede che anche l'ingresso di Israele nella UE (cosa che io caldeggio) sarebbe molto più fattibile?

Ancora: ogni tanto mi sorprendo a pensare -mutatis mutandi- ad Israele come agli stati crociati di medioevale memoria: saldi finchè "coperti" da potenze altre (i regni europei), destinati ad una terribile fine una volta lasciati soli nel mare magnum dell'Islam.

Ecco, questi sono i miei dubbi, o, meglio, le mie paure! Certo, mi rendo conto che trattasi di semplificazioni di un sempliciotto arruffone, dovute alla sua cultura traballante ma Le garantisco che mi dispiacerebbe moltissimo e seriamente se dovessi scoprire che dietro questi dubbi non c'è solo la mia pochezza ma anche un fondaccio di antisemitismo.

La ringrazio per l'attenzione e la pazienza concessami,

                                                                                                          Paolo Cannas

Gentile signor Cannas,
certo che secondo me è possibile criticare alcune scelte del governo israeliano senza essere antisemita. Direi che è inevitabile. Come si poitrebbe non dissentire da questo o quel'aspetto della politica di uno stato complesso e democratico come è Israele. Per farle un paio di esempi, io stesso non sono d'accordo sulla legislazione familiare e religiosa, col monopoio religioso, e sono stato a lungo imbarazzato dalla scelta israeliana di ignorare il torto della Turchia nei confronti del genocidio armeno. I criteri secondo cui le critiche diventano sospetti sono il doppio standard, per cui a israele non si applicano gli stessi metodi di giudizio che si usano per giudicare la Russia, gli Usa o i palestinesi; l'attribuzione di stereotipi razzisti, il rifiuto di riconoscere che Israele è uno stato legittimo sottoposto a sistematico attacco da parte di forze molto più vaste (il mondo arabo circostante) e incuranti della vita umana (il terrorismo), che ha il diritto /dovere di difendere la sua esistenza e la vita dei suoi cittadini.
Quanto alla dipendenza dall'Europa, direi che è vero il contrario. Se Israele non fosse stato fermato dal'America tutte le volte che ha combattuto una guerra (e regolarmente la vinceva), se i palestinmesi non fossero massicciamente finanziati e protetti anche negli aspetti terroristi della loro politica prima dalla Russia e adesso dall'Europa, la pace in Medio Oriente ci sarebbe già da un pezzo

Ugo Volli


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