Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 03/05/2010, a pag. 16, l'articolo di Claudio Gallo dal titolo " Ahmadinejad a NY: 'Disarmo per tutti' ".
Gallo scrive : " Il presidente iraniano è oggi a New York per partecipare alla conferenza di revisione del Trattato di non proliferazione nucleare, cui l’Iran si vanta di aderire (nonostante sia considerato moroso) a differenza di potenze nucleari di fatto come Israele, India e Pakistan ". L'Iran non è 'considerato', è moroso, dal momento che sta lavorando da anni per costruire il suo arsenale atomico. Per quanto riguarda Israele, il fatto che non abbia mai smentito di possedere un arsenale nucleare, non implica che questo esista sul serio. Claudio Gallo ne dà per scontata l'esistenza. In base a quali elementi?
In ogni caso, se anche esistesse un fantomatico nucleare israeliano, sarebbe opportuno ricordare che non minaccia l'esistenza di altri Stati, cosa che invece fa quotidianamente l'Iran.
Non è la presenza o meno alla conferenza sulla revisione del Trattato di non proliferazione nucleare a definire quali intenzioni abbia uno Stato, ma le sue azioni concrete. E finora l'Iran ha dimostrato di avere un unico obiettivo: la cancellazione di Israele.
Ecco l'articolo:
Ahmadinejad
Ahmadinejad ha una predilezione per il Palazzo di Vetro, molti dei suoi discorsi li ha lanciati come frecce incendiarie dal palco dell’Onu, osservando compiaciuto la rabbia dei suoi molti nemici. Il presidente iraniano è oggi a New York per partecipare alla conferenza di revisione del Trattato di non proliferazione nucleare, cui l’Iran si vanta di aderire (nonostante sia considerato moroso) a differenza di potenze nucleari di fatto come Israele, India e Pakistan. Ahmadinejad porterà una sua proposta per il disarmo nucleare che, è facile predire, non stupirà il mondo. Piuttosto gli specialisti internazionali sono maggiormente interessati a calcolare quando Teheran potrà, sempre che lo voglia davvero e di questo neanche il Pentagono è certo, dotarsi della bomba atomica. Da anni, come astrologi che compulsano nervosamente le carte celesti, scienziati e generali spostano avanti e indietro le lancette degli orologi: tra un giorno, un anno, due anni, cinque anni. Ma un fatto finora trascurato potrebbe costringere tutti a rifare i calcoli. Fino a poco fa lo si leggeva soltanto sui siti specializzati, ma ora lo scrive anche Time: l’Iran starebbe esaurendo le scorte di uranio.
«Teheran - scrive Vivienne Walt su Time - ha un bisogno sempre più urgente di trovare nuove forniture di uranio». La recente visita di Ahmadinejad in Zimbabwe andrebbe riconsiderata in questa luce. Citando un anonimo funzionario di Harare, il britannico Telegraph ha scritto che il ministro degli Affari presidenziali Didymus Mutasa aveva stretto il mese precedente un accordo segreto nella capitale iraniana: petrolio, di cui lo Zimbabwe ha disperato bisogno, in cambio dei «diritti esclusivi sull’uranio». Si valuta che il Paese africano possegga notevoli quantità di uranio, che però non è mai stato estratto a livello industriale. Sia l’Iran sia lo Zimbabwe hanno smentito qualsiasi accordo sull’uranio che, tra l’altro, violerebbe le attuali sanzioni dell’Onu. Anche il maggiore partito di opposizione di Harare ha smentito «la firma di una simile intesa».
Le scorte di uranio iraniane sono vecchie di trent’anni: negli Anni 80 il Sud Africa vendette alla repubblica islamica circa 531 tonnellate di «yellowcake», il minerale concentrato e purificato. David Albright, ex ispettore americano dell’Aiea, presidente dell’Isis (Institute for Science and International Security), certamente tra quelli che diffidano delle buone intenzioni di Teheran, dice: «Sappiamo che sono a corto di uranio per il programma di energia nucleare e se non hai l’uranio, non hai niente». Insomma, Teheran avrebbe certo abbastanza uranio da costruire una bomba, ma non per proseguire il programma civile né per dotarsi di un credibile arsenale atomico.
Lo scorso novembre l’Aiea aveva fatto trapelare che gli iraniani erano vicini a concludere un affare con il Kazakistan per l’acquisto di 1350 tonnellate di «yellowcake». La pubblicazione della notizia ha bruciato il business. L’11 aprile il presidente kazako Nursultan Nazarbaiev ha incontrato privatamente Obama a Washington in occasione del vertice sulla sicurezza nucleare. Ufficialmente Nazarbaiev ha concesso all’Us Air Force di sorvolare l’ex Repubblica sovietica per rifornire le truppe a Kabul ma, lontano dai riflettori, si suppone che abbia rassicurato Washington: l’uranio kazako non volerà mai a Teheran.
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