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Il burqa e l'ipocrisia politicamente corretta 27/04/2010

Copia di e-mail inviata a Domico Quirico della Stampa:

Signor Quirico,
dopo aver letto quanto pubblicato da La Stampa ieri, le faccio osservare
quanto segue:
1) a differenza di quanto lei scrive, il fatto che il burqa sia oggi
indossato da un numero limitato di donne non è una ragione valida per cui
uno stato di diritto non si dovrebbe occupare della questione.
2) nel suo articolo lei, dopo aver accennato al problema della poligamia del
marito della donna multata, esce con affermazioni del tutto gratuite e
comunque non spiegate, che cito: "soliti musulmani, immersi in un fanatico e
sordido medioevo, subdoli, irrecuperabili e per di più succhiatori della
ricchezza nazionale". E' evidente che non è questo il suo pensiero sui
musulmani, ma che cosa voleva dire con le sue parole? Se sta citando
qualcuno, perché non dice chi?
3) infine, ma non meno grave, la sua affermazione in chiusura dell'articolo:
"la grande e vergognosa ipocrisia di questa vicenda del velo. Dove la colpa,
imperdonabile, è di sprecare e umiliare una buona causa, la difesa della
volontà delle donne e la loro libertà, il diritto (non il dovere) della
laicità, in una mediocre speculazione di propaganda presidenziale". Anche
qui lei fa delle affermazioni che non ha minimamente spiegato; io, dalla
lettura, capisco solo che per lei il presidente francese non dovrebbe
occuparsi di questo sopruso commesso su tante (certo non tutte, ma che
importa?) donne musulmane, obbligate ad essere sottomesse ai loro mariti
indossando il burqa in nome di un islam che non pretende un simile atto
barbarico.
Saluti
lettera firmata


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