Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 26/04/2010, a pag. 29, l'articolo di Pierluigi Battista dal titolo " L’Iran non si candida. Bene per i diritti umani ".

Pierluigi Battista
Per fortuna la candidatura, all’ultimo, è svanita. E si allontana la prospettiva grottesca di un Iran sul punto di coronare il sogno di un posto di prestigio nel Consiglio per i diritti umani dell’Onu. Quel sogno grottesco non c'è più. Anzi, si allontana un incubo: cos'altro avrebbe avuto da dire, in quel consesso, il regime di Ahmadinejad: forse proporre un nuovo tipo di forche, compatibili con i diritti umani, da allestire in grande pompa per gli oppositori nelle piazze principali di Teheran come severo monito per sovversivi e teste calde? O illustrare quel modo nuovo e originale di difendere la sacralità dei diritti umani che consiste nel condannare amorte minorenni e ultraminorenni giudicati con processi sommari e in sfregio ad ogni elementare norma del diritto (occidentale, dunque satanico)?
E invece l'Iran dovrà spiegare al mondo intero il senso umanitario degli oltre due milioni di militanti (dati di Avvenire) adibiti in Iran al controllo feroce della sua popolazione: basiji, miliziani di ogni colore, guardiani della rivoluzione, pasdaran, forze speciali. Non potrà collegarsi con la Libia, già faro della libertà attualmente illuminato nel Consiglio per i diritti umani, per propagandare l'importanza della polizia politica sguinzagliata nel mondo per colpire e sopprimere i dissidenti. Avrà qualche difficoltà in più a giustificare con bizzarre motivazioni filantropiche la lapidazione delle adultere, la fustigazione delle donne colpevoli di svariate condotte immorali, la punizione abnorme di chiunque si allontani dalla retta e santa via: consumando alcolici, leggendo libri proibiti, sottraendosi alle intimazioni dei barbuti difensori dei «diritti umani» che girano a Teheran con motociclette e bastoni picchiando gli elementi «antisociali», peccatori recalcitranti alla disciplina religiosa.
Non potrà avvalersi dell'ospitale tribuna delle Nazioni Unite per occultare quel trattamento davvero «umanitario» e rispettoso dei diritti fondamentali riservato agli oppositori che sono scesi in piazza con provocatori stendardi verdi, ai giornalisti sbattuti in galera per niente, agli arrestati che spariscono dopo essere stati sottoposti a pratiche difficilmente definibili con altri termini che non siano «sevizie» o «torture»: decisamente non in linea con il concetto corrente di diritti umani. Non chiederà la solidarietà di altri Paesi per rafforzare una sua specialissima linea di difesa intransigente dei diritti umani, difficili da afferrare in Occidente, ma analoghe alle condotte non proprio umanitarie che hanno sfigurato Grozny, o a ciò che accade nelle celle di Pechino o dell'Avana, o negli allegri sotterranei dell'Arabia Saudita. E forse renderà addirittura più credibile l'azione dell'Onu, sempre in prima linea nell’indulgenza compiacente con Teheran. Si è dissolto il sogno dell'Iran. Per l'Occidente, un incubo in meno.
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