" Date, storia, opinioni "
di Federico Steinhaus
Sono pochissimi i giorni che separano l’anniversario della proclamazione dello stato d’Israele da quello della liberazione dell’Italia dal nazismo e dal fascismo.
Il sito ebraico tedesco Hagalil ha pubblicato un articolo di Jim Tobias che pare appropriato a questa coincidenza.
All’alba del 20 aprile 1945 (cinquantaseiesimo ed ultimo compleanno di Hitler) le truppe alleate entrarono nella devastata città di Norimberga, teatro dei grandi raduni nazisti. Con la 3. e 45. divisione di fanteria americana arrivò a Norimberga anche il rabbino militare David Max Eichhorn.Egli aveva anche preso parte alla liberazione dello Stalag 13, un Lager nazista nel quale erano rinchiusi soldati americani, russi, inglesi ed anche ebrei palestinesi fatti prigionieri in Grecia.
Il 22 aprile 1945 – lo ricorda lo stesso Eichhorn nelle sue memorie “The capture of Nuremberg” – due Jeep entrarono nell’ampio e monumentale spazio che aveva ospitato tutti i grandi eventi del regime; sulla prima erano dipinte due stelle di Davide bianche. Era una domenica pomeriggio. Col rabbino erano stati caricati sulle due jeep cinque ebrei palestinesi detenuti nello Stalag 13 ed altri sette ebrei americani che avevano preso parte alla liberazione. Una cassetta di legno conteneva un rotolo della Torah.
I soldati, insieme al rabbino, presero la Torah e salirono i gradoni della tribuna fino alla balconata, sovrastata da una gigantesca svastica dorata, dalla quale Hitler aveva sempre arringato i suoi fedeli. Qui, dove Hitler aveva dato avvio alla Shoah, Eichhorn celebrò una funzione religiosa ebraica. Al termine i soldati formarono un cerchio attorno al rabbino ed alla Torah tenendosi per mano, e giurarono di non aver pace fino a che non fosse sorto uno stato ebraico.
Meno in sintonia è invece il commento che, per la seconda volta dal 2009, ha fatto il vice-sindaco di Bolzano Ellecosta: egli afferma con energia di non voler celebrare il 25 aprile e di ritenere che in realtà i sudtirolesi furono liberati l’8 settembre 1943, quando, immediatamente dopo l’armistizio firmato dall’Italia, le truppe naziste entrarono a Bolzano. Egli ricorda che i nazisti furono accolti con fiori e giubilo dopo gli oscuri anni dell’oppressione fascista, e, pur ammettendo che furono “criminali”, giudica proprio i nazisti come veri liberatori della popolazione locale. Non vi include, ci pare ovvio, gli ebrei della Comunità di Merano, che una settimana dopo quell’8 settembre – primi in Italia – furono mandati a morte prima ad Innsbruck e poi ad Auschwitz, né quanti successivamente furono rinchiusi, torturati ed assassinati nel Lager di Bolzano.