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Tre lettere contro Report 20/04/2010
In relazione alla puntata di Report del 18 aprile scorso dal titolo “L’unione non fa la forza”, colpisce come, a proposito degli accordi economici tra l?unione Europea e lo Stato d’Israele, si sottolinei il supposto mancato rispetto dei diritti umani entro lo Stato ebraico. Infatti, in Israele, che è lo Stato nazionale degli Ebrei (così come l’Italia lo è degli Italiani, la Francia dei Francesi, ecc.), i diritti dei cittadini israeliani non Ebrei sono garantiti come dimostra, ad esempio, la libertà di voto per tutti i cittadini, la presenza di deputati arabi nel Parlamento israeliano, il viceministro druso Ayub Kara, tanto per fare degli esempi. I Tribunali israeliani e la stessa Corte Suprema si sono spesso distinti con sentenze sfavorevoli al governo e favorevoli ai Palestinesi, compresi quelli dei territori occupati che, come è noto, non sono cittadini israeliani in quanto vivono in territori giordani, occupati nel 1967, durante la guerra dei sei giorni, e destinati a formare, con Gaza, il futuro Stato palestinese. Un ulteriore prova della democrazia e del rispetto dei diritti umani da parte di Israele è rappresentata dalla possibilità (e non dal divieto), per gli Arabi israeliani, di essere esentati dal servizio militare; possibilità di cui non si avvalgono i numerosi drusi e beduini che fanno parte di unità combattenti di Tzahal.
Ne consegue che il commento, a dir poco tendenzioso, su Israele espresso nella puntata in questione, risulti incomprensibile a meno che non sia frutto di un’informazione tanto approssimativa quanto faziosa. Infatti, se come metro per il rispetto dei diritti umani si considerano le misure nei confronti dei Palestinesi del West Bank, si deve considerare che essi, come specificato in precdenza, non sono cittadini israeliani in quanto vivono in territori occupati. Se il riferimento circa il rispetto dei diritti umani è la chiusura del confine con Gaza, si deve considerare che Israele non occupa più quel territorio che, d’alta parte, è da considerarsi a tutti gli effetti territorio ostile visti i frequenti attacchi con razzi e tentativi di intrusione di uomini armati che partono dalla striscia controllata dal movimento integralista di Hamas, che ha ritenuto di applicare la legge islamica ed il relativo “corredo” di pene corporali (http://www.nessunotocchicaino.it/archivio_news/200812.php?iddocumento=10322969&mover=0).
D’altra parte la stessa ANP non scherza (http://archiviostorico.corriere.it/2007/settembre/30/Fatah_modello_Hamas_ecco_polizia_co_9_070930168.shtml)
Ultima possibilità è che il riferimento al rispetto dei diritti umani derivi dalle risoluzioni del Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite che ha annoverato tra le sue file, a partire dal 2006 (anno di nascita del Consiglio), Stati che definire “poco democratici” appare riduttivo della loro tendenza alla reale violazione dei diritti umani.
Il metodo di inchiesta di Report è noto quanto discutibile: si sceglie un bersaglio e si prendono in considerazione solo quelle notizie che risultano funzionali alla tesi precostituita che si vuole dimostrare, tralasciando tutto il resto. È un metodo sicuramente efficace, purtroppo comune anche ad alcune ricerche scientifiche di comodo, ma non particolarmente rispettoso di chi vorrebbe un servizio pubblico radiotelevisivo che informasse piuttosto che fornire tesi precostituite ed ideologicamente orientate. In ogni caso, duole constatare come si preferisca attribuire ad uno Stato democratico presunte violazioni dei diritti umani, avvalendosi proprio delle possibilità che gli Stati democratici offrono di fare libera informazione, mentre si tralasciano ben altre Stati in cui le violazioni dei diritti umani e le violenze contro gruppi etnici, religiosi o politici per nulla minacciosi, sono all’ordine del giorno (Iran, Darfur, Somalia, ecc.).
 
Daniele Coppin
 
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Sappiamo tutti della continua disinformazione e le menzogne di Rai Tre, questa non è una novità!

Da qui io dico a loro fate schifo maledetti! viva il mondo libero

Lettera Firmata

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L'aurabicità di Rete Tre è notoria, ma nulla faceva presagire che, dedicando la puntata di Report all'Unione Europea, dal cappello del prestigiatore, tale Stefania Rimini, non saltasse fuori il "coniglio-Israele" con le sue inadempienze in merito ai diritti umani; a costei le tiene man forte una specialista dislocata nel bel centro del bengodi europeo, Nathalie Tocci. Puzzetta sotto il naso, cipiglio e sicumera terzomondista, la socialcompetente critica l'Europa incapace di interrompere l'accordo commerciale con Israele per non offendere l'alleato statunitense. Se esiste un luogo in Medioriente dove i diritti civili e la democrazia sono meglio rispettati e difesi, questo luogo si chiama proprio Israele e ciò nonostante lo stato di guerra perenne; certo se le due squinzie si abbeverano alla fonte di Filippo Landi, quel corrispondente euroarabo da Gerusalemme, nonché megafono Hamas, nonché mite e pio esponente di Pax Christi, beh allora tutto si spiega. La Stefania Rimini, che me la sto raffigurando come una giovane apprendista, provate immaginarla durante un'intervista al paranoico di Teheran, il burattinaio di tutto il "circondario", oppure davanti al barbuto e in-tonacato capataz di Hezbollah, o al satrapo di Damasco, o a qualche descamisados di Hamas. Ve la raffigurate, forse, con la schiena dritta pronunciare domande inquietanti in merito alle loro responsabilità in quello scacchiere? Ma cosa andate a pensare: un'Oriana Fallaci rediviva? Scordatevelo, la semenza è andata persa! Inflessibili e sfrontati intervistando politici democratici, quanto untuosi, pavidi e con i calli alle ginocchia davanti ai dittatoruncoli, la cui moneta di scambio è l'assassinio, l'impiccagione nella pubblica piazza e...il barile di petrolio. Arrivo persino a prefigurarmi a quale archetipo questi pennivendoli si ispirino; ma si, non ditemi che il sospetto non si sia insinuato in voi: sto pensando...ma si all'inossidabile ed "equidistante", detto "migliorino" (per non confonderlo con il "Migliore"). Riassumo: calunnie, conformismo, opportunismo, Shoah, l'antisemitismo in duemila anni di storia.
 
bruno basso

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