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La Stampa Rassegna Stampa
19.04.2010 Obama e i reporter, amore finito
Cronaca di Maurizio Molinari

Testata: La Stampa
Data: 19 aprile 2010
Pagina: 15
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: «Obama e i reporter, amore finito»

Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 19/04/2010, a pag. 15, l'articolo di Maurizio Molinari dal titolo " Obama e i reporter, amore finito ".

C’è voluto un summit di 75 minuti per siglare una precaria tregua tra giornalisti e Casa Bianca. La luna di miele fra Barack Obama e i reporter è oramai un vago ricordo consegnato alle pagine dei libri sulla campagna elettorale 2008 ma giovedì si è rischiata la rissa fra i «White House Corps» - i giornalisti accreditati alla Casa Bianca - e il presidente a causa del sovrapporsi di incomprensioni, accuse reciproche e sospetti che hanno reso necessario il vertice.
L’incontro è avvenuto nell’angolo della West Wing dov’è appollaiata la sala stampa e il testa a testa è stato fra due combattive delegazioni guidate rispettivamente dal portavoce Robert Gibbs e da Ed Chen, presidente della «White House Correspondents Association» in forza all’agenzia Bloomberg. E’ stato Gibbs a iniziare, chiedendo perché il colloquio si fosse reso necessario in maniera così impellente e formale. La risposta di Chen è stata lapidaria: «Seguo la Casa Bianca da oltre dieci anni e raramente ho percepito un simile livello di rabbia, diffusa e profonda, per come la Casa Bianca si comporta con la stampa». Ne è scaturito un botta e risposta a tutto campo.
Chen ha iniziato facendo presente che «il pool dei fotografi è stato molto penalizzato» dalla scelta della Casa Bianca di scattare in proprio le foto di molti eventi, mettendole poi sul proprio web con il risultato «di rendere quasi inutile il loro posto di lavoro». Se i fotografi sono quelli che stanno pagando il prezzo più alto di una Casa Bianca che preferisce scavalcare i media nel rapporto con l’opinione pubblica, i network tv «non stanno troppo meglio», come ha fatto presente Ed Henry, corrispondente della Cnn, visto che «tenete quasi sempre fuori le telecamere da incontri e strette di mano con i leader stranieri», come il recente summit sul nucleare a Washington ha evidenziato. I reporter della stampa scritta invece si sentono beffati dalla tattica del «full lid», ovvero il fatto che spesso la Casa Bianca dichiara «chiusa» la giornata di eventi del presidente e allontana il pool che lo segue, salvo far sapere poco più tardi che è stato a cena con Michelle in un ristorante di grido o ha parlato al telefono con i leader di Russia e Cina.
«Mai messuno ci aveva trattato in questo modo» ha detto Chen a Gibbs, che ha tentato di guadagnare punti facendo sapere che «abbiamo l’intenzione di mettere il wireless sull’Air Force One» per far mandare i pezzi dai giornalisti che salgono a bordo. Ma la replica è stata gelida: «Vi siete finalmente accorti che farci salire senza consentirci di trasmettere serve a poco».
Le tensioni che adesso emergono con prepotenza si sono accumulate durante la prolungata e rovente battaglia sulla riforma della Sanità, perché la Casa Bianca ha più volte accusato i media di diffondere «falsità», imputando a tali «bugie» le fughe di notizie sulle presunte liti dentro l’Amministrazione come anche l’indebolimento di Obama nei sondaggi. Il presidente in più occasioni ha accusato i giornalisti di voler «primeggiare» al prezzo di creare difficoltà per la Casa Bianca. Non a caso l’ultima conferenza stampa risale ormai a fine luglio 2009, quando Obama scivolò sulla domanda sull’arresto di Louis Gates - il docente afroamericano di Harvard arrestato per errore da un poliziotto bianco - irridendo gli agenti di polizia con battute sarcastiche che l’indomani lo obbligarono a un’amara e rapida marcia indietro.
Se a questo si aggiunge che Obama preferisce comunicare via web, vuole un qualche controllo sulle domande che gli vengono fatte e ha tagliato la serata di auguri di fine anno con i corrispondenti stranieri, non è facile indovinare l’origine delle fibrillazioni. Ma la goccia che ha fatto traboccare il vaso è arrivata con l’«incidente del 10 aprile», quando Obama lasciò la Casa Bianca alle 9.20 del mattino per andare a una partita di calcio della figlia senza avvertire il «traveling press pool» che lo accompagna. Il mea culpa di Gibbs sulla «mancanza di coordinamento» è servito a poco ed è stato lo stesso Obama a doversi scusare, durante l’incontro con il premier pakistano Gilani, assumendosi la responsabilità dell’inconsueta mancanza di rispetto per chi passa lunghe ore in sala stampa in attesa di scattare una foto o raccogliere una battuta.
Al termine del teso incontro Gibbs e Chen si sono salutati senza eccessivo calore e la «White House Correspondent Association» ha riunito il consiglio per esaminare quali potrebbero essere le «prossime mosse» se i rapporti dovessero continuare a peggiorare.

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