Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 19/04/2010, a pag. 20, l'articolo di Paolo Valentino dal titolo " Sull’Iran siamo senza una strategia ".

Robert Gates
WASHINGTON — Gli Stati Uniti non hanno una strategia di lungo periodo per far fronte ai costanti progressi del programma atomico iraniano. Se Teheran dovesse continuare a sfidare la comunità internazionale, sviluppando tutte le componenti necessarie alla fabbricazione di ordigni atomici, la Casa Bianca si troverebbe a corto di opzioni.
La preoccupante conclusione non viene da un istituto di ricerca o dall'opposizione repubblicana, ma dall'interno stesso dell'Amministrazione americana. Come ha rivelato ieri il New York Times, a lanciare l'allarme è stato infatti il ministro della Difesa, Robert Gates, in un memorandum segreto consegnato in gennaio al consigliere del presidente per la Sicurezza nazionale, James Jones.
Il documento del capo del Pentagono avrebbe avuto l'effetto di innescare nuovi sforzi nei vari dipartimenti e nelle agenzie d'intelligence, per mettere a punto nuove opzioni, compreso il ricorso alla forza militare, da presentare alla scelta di Barack Obama. La Casa Bianca non smentisce l'esistenza del memorandum, ma contesta che sia in corso una revisione strategica: «È falso — ha detto Ben Rhodes, portavoce del Consiglio per la Sicurezza — che stiamo rivedendo le nostre opzioni. Gli scenari operativi che riguardano l'Iran sono stati pianificati da molti mesi».
Intervistato dal Times, il generale Jones si è rifiutato di parlare del documento di Gates, ma ha detto che sull’Iran l'Amministrazione sta facendo esattamente ciò che aveva detto: «Il fatto che non annunciamo pubblicamente tutta la nostra strategia per il mondo, non significa che non ne abbiamo una in grado di prevedere ogni eventualità».
Ma fonti anonime dell'Amministrazione hanno detto al quotidiano newyorkese che il ministro della Difesa ha voluto «dare la sveglia» alla Casa Bianca, mettendo nero su bianco preoccupazioni precise e dettagliate. In particolare, l'assenza di una strategia nel caso dovesse prodursi lo scenario considerato più probabile: che cioè l'Iran non ceda alla pressione di nuove sanzioni internazionali e riesca a sviluppare e completare tutte le parti— combustibile, design e detonatori — necessarie per un'arma nucleare, ma si fermi un passo prima di costruire una vera e propria bomba atomica. In quel caso, scrive il Times, Teheran rimarrebbe ancora tra i firmatari del Trattato di non proliferazione, ma diventerebbe uno Stato «virtualmente» in possesso di ordigni nucleari.
Il portavoce del Pentagono, Geoff Morrell, non ha confermato l'invio del documento segreto, cercando di contrastare in anticipo le voci su divisioni interne all'Amministrazione: «Il segretario alla Difesa pensa che il presidente e il suo team per la sicurezza nazionale abbiano speso una straordinaria quantità di tempo e sforzi per valutare e preparare ogni possibile scenario nei confronti dell' Iran».
Segnale che forse l'avvertimento di Gates stia avendo effetto, la scorsa settimana per la prima volta sia il presidente che alcuni consiglieri avevano detto che «all'Iran non sarà permesso di diventare uno Stato nucleare», senza però specificare quali sarebbero stati i passi concreti degli Stati Uniti. In un'audizione al Congresso, funzionari dell' Amministrazione hanno spiegato che Teheran sarebbe a un anno dalla capacità di dotarsi di capacità nucleare, ma ce ne potrebbero volere altri 5 prima di poterla trasformare in un'arma operativa in grado di essere lanciata.
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