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Libero Rassegna Stampa
17.04.2010 Somalia: aperta una scuola dove i bambini imparano a emulare i padri terroristi suicidi
Cronaca di Carlo Panella

Testata: Libero
Data: 17 aprile 2010
Pagina: 17
Autore: Carlo Panella
Titolo: «Piccoli kamikaze: a scuola l’ora di Jihad»

Riportiamo da LIBERO di oggi, 17/04/2010, a pag. 17, l'articolo di Carlo Panella dal titolo "  Piccoli kamikaze: a scuola l’ora di Jihad".


Carlo Panella

Nel più pieno e irresponsabile disinteresse dell’Occidente - in primis di Barack Obama che si occupa di “grandi strategie” fumose e si disinteressa della miseria delle crisi che stanno ormai incancrenendosi nel mondomusulmano - si radica sempre più in Somalia la presa sulla capitale e sul resto del paese dei gruppi legati ad Al Qaeda che sono ormai così radicati, che si possono tranquillamente occupare dell’educazione scolastica. Compito che perseguono secondo propri criteri “pedagogici” che comportano l’abolizione della campanella per segnalare le ore (perché è troppo simile alla campana delle odiate e “sacrileghe” chiese cristiane, chevanno abbattute) e l’introduzione della “ora di Jihad” in cui i bimbiapprendonoi principi della Guerra Santa e vengono formati con la finalità precipua di diventare kamikaze. In queste “scuola per il jihad” , i bambini, in specie i figli dei “martiri”, cioè dei kamikaze, imparano a seguire le orme dei padri, memorizzano la galleria di foto dei “martiri” che hanno seminato stragi nel mondo, e - naturalmente - apprendono i principi del Corano e della più rigida shari’a. Nulla di nuovo, perché questi stessi metodi pedagogici sono da anni applicati da Hamas nella striscia di Gaza, esattamente come da al Fatah in Cisgiordania, tanto che la televisione, a partire dai tempi di Yasser Arafat,come oggi del moderato Abu Mazen, trasmette da anni inquietanti videoclip (realizzati con tecniche hollywoodiane), in cui avvenenti cantanti esaltano il martirio, talkshow in cui ragazzine spiegano che la loro massima aspirazione è diventare martiri e - ovviamente - prediche di ulema che spiegano che il dovere di ogni musulmano è farsi martire e “uccidere gli ebrei porci e scimmie”. In Somalia, nulla di così evoluto, ma è interessante notare come le linee “pedagogiche” di Al Qaeda coincidano perfettamente con quelle di al Fatah e Hamas, visibile sintomo di una deriva fondamentalista indistinguibile da quella terrorista. Un articolo di Hamza Boccolini sull’AdnKronos dà conto infatti di un documentario che i “Giovani Mujhaedin” somali hanno inserito su Internet con l’agghiacciante titolo “I cuccioli dei martiri” peggiorato dall’ancora più eloquente sottotitolo: “I figli dei martiri in Somalia si preparano a diventare come i loro padri”. Il documentario si apre con l’immagine di un bambino somalo che prova un’arma giocattolo; è il figlio di un kamikaze Abdel Salam Mahmoud, che l’11 ottobre 2007 si è fatto saltare in aria contro la sede del parlamento di Baidoa, provocando il ferimento dell’ex presidente somalo Abdullah Yusuf. Tutto il documentario, girato in una sala in cui si intravedono sedute sullo sfondo una decina di vedove di “martiri" è ovviamente finalizzato a educare i figli del kamikazea possa emulare ilpadre. In questo contesto non stupisce che oltre un quarto degli africani tema la prospettiva di una guerra religiosa, specialmente i cittadini di Ruanda e Nigeria, Paesi insanguinati di recente da violenze etniche e religiose in cui il 58% degli abitanti prevede un prossimo conflitto. Questi sono i risultati di un sondaggio pubblicato dal Pew Forum on Religion and Public Life. In 17 paesi oltre il 40% degli intervistati èpreoccupato dall’estremismo religioso, in special modo nell’ambito della fede di appartenenza, mentremeno di un quarto - indipendentemente dalla religione professata - ritiene che gli islamici sostenganoorganizzazioni terroristichecome Al Qaeda.

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