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Il Foglio Rassegna Stampa
16.04.2010 Due inchieste dell'Onu sugli omicidi Hariri e Bhutto
Quali conseguenze ci saranno per Libano e Pakistan?

Testata: Il Foglio
Data: 16 aprile 2010
Pagina: 1
Autore: La redazione del Foglio
Titolo: «L’Onu ha due dossier temibili pronti al momento sbagliato»

Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 16/04/2010, in prima pagina, l'articolo dal titolo " L’Onu ha due dossier temibili pronti al momento sbagliato ".


Rafiq Hariri, Benazir Bhutto

Roma. Due inchieste delle Nazioni Unite mettono in pericolo la stabilità del Pakistan e del Libano e i piani della Casa Bianca in Asia e in medio oriente. Secondo i programmi, gli investigatori dell’Onu avrebbero dovuto presentare ieri, alle 23.30 italiane, i risultati dell’indagine sulla fine di Benazir Bhutto, la ex premier di Islamabad uccisa a Rawalpindi due anni fa. Alla fine di maggio potrebbe essere la volta del rapporto sul caso di Rafiq Hariri, il primo ministro libanese morto in un attentato nel 2005. I due omicidi hanno matrici simili: Bhutto ha perso la vita durante un attacco organizzato dai talebani e dalla rete di al Qaida, per Hariri si segue la pista che porta a Hezbollah, il movimento islamista che ha il sostegno dell’Iran e del regime siriano. L’intervento dell’Onu è stato richiesto a lungo dai governi del Pakistan e del Libano, ma questo non è il momento migliore per conoscere la verità. Nel 2007, il clan di Bhutto riteneva che l’unico modo per fare chiarezza sull’attacco di Rawalpindi fosse quello di convocare una commissione di esperti stranieri. Allora, un commando ben organizzato riuscì a superare i controlli predisposti dall’esercito durante un comizio elettorale. Bhutto morì il 27 dicembre dopo una corsa inutile in ospedale. Con lei persero la vita cinquanta persone, comprese numerose guardie del corpo. Era tornata in patria da pochi mesi dopo un esilio volontario a Londra e puntava a diventare presidente della Repubblica. La sua vittoria, che molti davano per certa, avrebbe portato una nuova strategia nella lotta ai terroristi islamici che si muovono sulle montagne al confine con l’Afghanistan. Il mandante dell’attacco, Baitullah Mehsud, è stato ucciso lo scorso anno da un drone americano, ma si pensa che i servizi segreti di Islamabad (Isi) abbiano avuto un ruolo nella morte della donna. Gli investigatori dell’Onu hanno concluso l’inchiesta il mese scorso e il nuovo presidente del Pakistan, Asif Ali Zardari non ha fretta di vedere i risultati. E’ un fatto quantomeno curioso, perché Bhutto era sua moglie. Il dossier doveva uscire il 30 marzo, ma Zardari è riuscito a rinviare la pubblicazione per “approfondire” alcuni punti della ricerca. La vera ragione della sua richiesta è altrove. L’Onu potrebbe attribuire una serie di responsabilità all’Isi, e il presidente è troppo debole per cominciare uno scontro con la propria intelligence. Migliaia di persone sarebbero già pronte a marciare per le strade del paese in cerca di giustizia, com’era accaduto dopo l’attacco di Rawalpindi. Il capo della Casa Bianca, Barack Obama, deve tenere in grande considerazione i guai di Zardari, dato che il contributo del Pakistan è vitale nella guerra contro al Qaida. Negli ultimi mesi, gli attacchi aerei al confine con l’Afghanistan sono aumentati e gli Stati Uniti non si possono permettere di perdere l’aiuto di Islamabad su quel fronte pericoloso. La trattativa rischiosa con Damasco L’altro grande fascicolo nelle mani dell’Onu riguarda la morte di Hariri, saltato in aria con la propria scorta il giorno di san Valentino del 2005. Alle Nazioni Unite non hanno mai escluso che Hezbollah potrebbe essere coinvolto nell’omicidio: la commissione di inchiesta, che è guidata da un canadese, David Bellemare, ha deciso di convocare dodici esponenti del Partito di Dio, una notizia confermata dal leader dell’organizzazione, Hassan Nasrallah (“Li hanno chiamati come testimoni, non come sospetti”, si è giustificato, durante un’intervista televisiva). In Libano, Hezbollah è un partito armato e controlla diversi ministeri; in occidente, è considerato un gruppo terroristico che ha legami con i peggiori regimi del medio oriente. Può contare sui contatti con gli ayatollah iraniani e ha ricevuto di recente batterie di missili Scud dalla Siria. Le ultime novità sull’inchiesta hanno rallentato i movimenti dell’Amministrazione americana nella regione. Da alcuni mesi, il dipartimento di stato cerca di riallacciare i rapporti con la Siria, che sono stati interrotti ufficialmente nel 2005, quando gli Stati Uniti hanno chiuso la loro rappresentanza diplomatica a Damasco. Il capo della commissione Affari esteri del Senato, John Kerry, ha incontrato il presidente siriano, Bashar Assad, e si pensa che Capitol Hill possa approvare presto la nomina di Robert Ford come nuovo ambasciatore nel paese. Così, Obama vuole allentare l’alleanza fra la Siria, l’Iran, e le sigle terroristiche della regione. Le sue aperture, messe già in pericolo dall’affare missilistico con Hezbollah, potrebbero subire un nuovo stop con l’inchiesta sul caso Hariri.

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