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L'Opinione Rassegna Stampa
16.04.2010 Pedofilia islamica: spose bambine
Il commento di Dimitri Buffa

Testata: L'Opinione
Data: 16 aprile 2010
Pagina: 7
Autore: Dimitri Buffa
Titolo: «Pedofilia islamica: le donne bambine»

Riportiamo dall'OPINIONE di oggi, 16/04/2010, l'articolo di Dimitri Buffa dal titolo "Pedofilia islamica: le donne bambine".

Per non fare vedere di essere da meno del clero cattolico, anche in materia di pedofilia, l’Islam, fin dalla storia leggendaria del suo fondatore, ha sempre avuto questo “bug” delle spose bambine. La tradizione dice che Aisha, l’ultima moglie di Muhammad fosse stata sposata a sei anni dal Profeta che ne aveva 40 e che il matrimonio fosse stato consumato quando lei ne aveva nove. Erano altri tempi, nessuno è autorizzato come si credeva la Santanchè a fare facili equazioni, anche perché episodi del genere, in cui la storia e la leggenda si confondono, non mancano neppure nella Bibbia. E pur tuttavia questo aneddoto è la giustificazione religiosa che ancora oggi paesi come l’Arabia Saudita, l’Iran e lo Yemen usano per questo infame costume delle “spose bambine”, cioè le impuberi date in matrimonio in cambio di soldi dalla famiglia a un ricco notabile del luogo e poi lasciate al loro destino di vittime allo stesso tempo dei gusti pedofili dello sceicco di turno  e del traffico della prostituzione minorile che tante famiglie in quei paesi fanno per vivere alle spalle  dei propri figli. Lo Yemen, come si può leggere in una interrogazione parlamentare della deputata radicale (eletta nelle liste del Pd) Elisabetta Zamparutti, aveva prima firmato la convenzione Onu contro i matrimoni dei bambini in tenera età ma poi il gran consiglio della Shar’ia si era rifiutato di fare ratificare al governo locale questa direttiva.
Venerdì 9 aprile, Elham Mahdi al Assi, una bimba yemenita, data in sposa all'età di dodici anni, è stata trovata  morta ad Hajjah, città a nord di Sana'a, dopo cinque giorni di matrimonio con un uomo di venti anni.
Secondo quanto riportava uno dei principali giornali yemeniti lo “Yemen Observe”r, la bambina era morta per lesioni gravissime all'apparato genitale, dovute alla violenza sessuale subita dal marito, che hanno portato ad emorragie fatali.
In Yemen non esiste un’età minima per il matrimonio e la violenza sessuale compiuta dal marito non è considerata reato. Secondo uno studio del 2008 a cura del “Centro studi e ricerche sullo sviluppo di genere” dell’Università di Sana’a, il 52.1% delle ragazze sono al di sotto dei 18 anni al momento del matrimonio, contro il 6.7% dei ragazzi. Altri dati sul mondo islamico parlano di ben 60 milioni di spose bambine. Roba da riabilitare, al confronto, persino i “pretofili”. Che stanno mandando di traverso il pontificato a Benedetto XVI.
In Yemen le autorità clericali hanno pronunciato una fatwa lo scorso mese di marzo e vietando la fissazione dell’età minima per il matrimonio e affermando che è contrario alla Sharia. Di conseguenza, gli attivisti politici e dei diritti umani,  che si battono per la fissazione per legge di un’età minima per il matrimonio, sono divenuti bersaglio di aggressioni  nei mesi scorsi. Tacciati di infedeltà e “laicismo” .
A bene vedere però, un punto di contatto tra islam e cattolicesimo, proprio in rapporto alla sessualità delle donne (e in parte anche degli uomini) esiste. E consiste nel proibizionismo sessuofobico di tipo post tribale.
Le dinamiche della morale  cattolica le conosce qualunque psicanalista anche di terz’ordine: alle donne viene negato il piacere, il fanciullo è insieme puro e fonte di ogni perversione, il maschio adulto può fare di tutto basta che si penta, con grande confusione tra reato e peccato.  Per l’Islam fondamentalista, invece, da una parte si nega il diritto all’auto determinazione del piacere muliebre, vedi pratiche come l’escissione genitale femminile, o anche semplicemente quello “di piacere” al di fuori della famiglia, vedi l’imposizione di veli, burqa e quant’alto, dall’altra c’è l’esaltazione della prepotenza sessuale del patriarca che, per denaro e con un matrimonio combinato dalla famiglia della bambina, si garantisce la soddisfazione della propria perversione sessuale.

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