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La Stampa Rassegna Stampa
16.04.2010 Hamas giustizia a Gaza due presunti 'collaborazionisti' di Israele
La notizia è riportata solo dal quotidiano torinese e da quello comunista. Gli altri tacciono. Perchè?

Testata: La Stampa
Data: 16 aprile 2010
Pagina: 22
Autore: Aldo Baquis
Titolo: «Hamas giustizia a Gaza due 'collaborazionisti'»

Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 16/04/2010, a pag. 22, l'articolo di Aldo Baquis dal titolo " Hamas giustizia a Gaza due 'collaborazionisti' ".

La notizia dei due presunti 'collaborazionisti' giustiziati a Gaza è passata sotto silenzio. Solo l'articolo di Aldo Baquis e una breve sul Manifesto riportano la notizia, questa mattina. Per quale motivo? Fosse stato il contrario, due terroristi di Hamas (o presunti tali) giustiziati in Israele avrebbero riempito le pagine dei quotidiani. La prova è il caso Dubai e la copertura che ha avuto sui quotidiani. Non ci sono prove che sia stato il Mossad, ma tutti i quotidiani sono stati pronti a trarre conclusioni e a fornire dettagli per giorni e giorni.
Ecco l'articolo:


Hamas

Una telefonata, nel cuore della notte di mercoledì. «Venite subito a visitare il vostro congiunto, sta per essere trasferito in un’altra prigione». I parenti di Nasser Abu Fraih, 35 anni e di Mohammed al-Sabe, 36 anni - entrambi condannati a morte l’anno scorso da Hamas - non se lo sono fatto ripetere e in pochi minuti sono accorsi per dare loro l’estremo saluto.
Ieri mattina un’altra telefonata, raggelante, dal ministero degli Interni: «Il cadavere del vostro congiunto si trova nell’ospedale. Andate a recuperarlo». Hamas ha dunque mantenuto la parola: ignorando gli appelli delle organizzazioni umanitarie palestinesi e straniere ha introdotto i plotoni di esecuzione. La vicenda di Abu Fraih e di al-Sabe era stata seguita con crescente apprensione dalle ong. Già un anno fa i due erano stati riconosciuti colpevoli di collaborazionismo con Israele e di omicidio, e condannati a morte. In base alla legge palestinese, tali condanne devono essere ratificate dal presidente dell’Anp, Abu Mazen.
A Gaza le ultime esecuzioni risalgono al 2005. Dal 2007, dopo il blitz militare a Gaza, Hamas non riconosce l’autorità del presidente. L’esecutivo islamico di Ismail Haniyeh ha optato per una linea intransigente: il Procuratore generale di Gaza, Mohammed Abed, ha rivendicato il diritto-dovere di eseguire sentenze capitali: «Non solo per collaborazionisti e spie, ma anche trafficanti di droga. Abbiamo il diritto di eliminare quanti provocano morti nel loro popolo».
Secondo Human Rights Watch, a partire dal 2009 Hamas ha spiccato almeno 16 condanne a morte, 7 delle quali riguardano persone che non si trovano a Gaza. Dunque i plotoni di esecuzione potrebbero tornare ad operare. Malgrado il clima di intimidazione, anche a Gaza si sono levate voci di protesta. Due ong, Pchr e al-Mezan, hanno rilevato che le esecuzioni sono al tempo stesso illegali - perché non approvate dal Rais - e disumane. Nel futuro Stato palestinese, aggiungono, la pena di morte dovrà essere abrogata. E se ci sono davvero dei collaborazionisti da punire, rilevano, sono ipotizzabili anche altre pene. Condanne sono state espresse da Amnesty International e dall’israeliana Betzelem.
Nel frattempo re Abdallah di Giordania ha avvertito che un nuovo conflitto fra Israele e Hezbollah libanesi potrebbe essere imminente. I servizi di intelligence di Amman godono in Medio Oriente di notevole reputazione.
All’origine delle ultime tensioni vi sono notizie pubblicate da un giornale del Kuwait secondo cui Damasco avrebbe fornito agli Hezbollah missili Scud capaci di colpire l’intero territorio israeliano. Ieri la Siria ha smentito. Ma l’intelligence di Israele ritiene che i siriani abbiano già addestrato gli Hezbollah al lancio degli Scud.

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