Ultime novità sugli stupri dell'esercito israeliano
Tzahal
Cari amici, vi ricordate Talleyrand (inteso come Charles-Maurice de Talleyrand-Périgord, 1754-1838, "fedele" servitore di cinque regimi diversi, dalla repubblica all'impero napoleonico alla restaurazione al governo liberale)? Gli si attribuisce un motto molto programmatico: "Surtout pas trop de zéle", bisogna evitare innanzitutto di essere troppo zelanti. Be' forse è insufficienza di comunicazione, dovuta all'ancora imperfetta realizzazione di Eurabia, ma questa lezione alla televisione turca non l'hanno ancora imparata.
La tv di stato di Ankara ha pensato bene di produrre una serie televisiva dedicata al conflitto fra Israele e palestinesi, un programma serio, rigoroso e imparziale fin dal titolo, "La valle dei lupi", dove non è difficile immaginare chi siano i lupi. Il quadro generale è quello di una famiglia palestinese che tornando da un viaggio in Giordania trova la sua casa distrutta e occupata dagli invasori israeliani, ma in mezzo a questa bellissima e commovente vicenda si trovano tanti episodi significativi, in cui i militari israeliani torturano, uccidono, sparano nella testa ai bambini solo per il gusto di farlo eccetera eccetera. Nessuno di essi corrisponde proprio alla realtà documentata dei fatti, ma giustamente gli sceneggiatori turchi hanno applicato due proverbi di antica saggezza euraraba: "calunniate, calunniate, qualcosa resterà" e "Quando torni a casa picchia tua moglie, tu non sai perché, ma lei si". Noi non sappiamo, voglio dire, e neanche i turchi sanno i dettagli delle atrocità dell'occupante, ma loro senza dubbio sì, le conoscono; e allora tanto vale inventarsele. Israele si è molto irritato per quest'opera d'arte immortale, ne è nata qualche mese fa una mezza crisi diplomatica; ma che volete, quel che è giusto è giusto, o quel che è calunnia è calunnia e dunque i turchi sono andati avanti imperterriti – e mezzo mondo arabo trasmette queste perle di storia contemporanea romanzata, che neanche Santoro sarebbe capace di far meglio.
Fin qui tutto bene. Ottimamente. Ma alla fina i turchi sono inciampati sul troppo zelo. Come mai? Be', per riuscire più convincenti, hanno aggiunto una caramellina piccante: i soldati israeliani, nella valle dei lupi, violentano regolarmente le palestinesi che catturano, soprattutto in prigione. A questo punto però si sono ribellate le prigioniere vere, le terroriste, pardon resistenti palestinesi in prigione, che hanno fatto sapere con forza che in questa maniera la tv turca stava attentando al loro onore (e anche alla loro vita, dato che nell'illuminato diritto islamico, una donna violentata è presunta colpevole e meritevole di morte, perché, lo volesse o no, ha tolto l'onore alla famiglia). Trovate qui la cronaca: http://www.ynetnews.com/articles/0,7340,L-3872384,00.html. Non sappiamo come sia finita questa storia, e ignoriamo se gli sceneggiatori turchi abbiano trovato una soluzione per salvare capra e cavoli, cioè la cattiveria degli israeliani e l'onore delle palestinesi. Comunque il dubbio aggiunge un piacevole elemento thrilling alla serie turca, non trovate?
Quel che sappiamo, però, è che i soldati di Tzahal non violentano le donne palestinesi. E sapete perché lo sappiamo? Perché c'è una tesi di dottorato in sociologia discussa e approvata col massimo dei voti e la dignità di stampa alla Hebrew University che spiega come l'ostinato rifiuto di violentare le palestinesi durante quattro guerre e tanta guerriglia non è normale, non c'entra con la mancanza di etica che dev'essere caratteristica di ogni esercito e in particolare di un esercito cattivissimo e occupante come quello israeliano e dunque deve avere una spiegazione, anzi deve presentare una colpa. La risposta del dottorando, anzi ormai dottore Tal Nizan, essendo la sua dissertazione stata accettata da una commissione presieduta dal professor Zali Gurevitch - sia lode ai loro nomi nel paradiso di Eurabia- , è che evidentemente gli israeliani sono troppo razzisti per usare le palestinesi anche per il più intenso dei desideri. Sono così cattivi che non riescono neppure a fare le schifezze consuete degli eserciti. Che orrore, non violentare le donne dei nemici! Gli arabi non hanno di queste fisime...
Vi meravigliate? E' tutto vero, non mi sono inventato nulla: leggete qui http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/124674. Vedete che anche nell'accademia israeliana c'è speranza? Un sano antisemitismo, un proficuo odio di sé si fa strada anche fra le élites intellettuali progressiste e illuminate che albergano anche in quel paese, grazie anche all'opera di giornali illuminatissimi come Haaretz. Forse agli sceneggiatori turchi potrebbe essere utile un contatto con Tal Nizan, che ne dite?
Ugo Volli