Invitare Norman Finkelstein a parlare all'Onu del suo libro su Gaza...questa sì che è un'ottima idea!
Norman Gary Finkelstein
Cari amici,
che gioia, ho ricevuto un invito dall’Onu! Devo dire, cioè, non proprio un invito, uno di quei cartoncini fruscianti scritti in artistico corsivo inglese, che fanno tanto fino e ti senti importante solo a toccarli... era solo una mail. E insomma, non l’ho ricevuto proprio io, non era proprio per me, l’invito mi è stato mandato da uno cui era stato mandato, e neanche per andarci davvero, ma solo per dargli un’occhiata e raccontarvi... Inoltre non era proprio l’Onu, ma un’associazione presso l’Onu, importante però, quella dei corrispondenti, cioè dei giornalisti accreditati presso l’Onu, l’UNCA (nomen omen)... E però, pensate che onore, questa associazione è presieduta da un italiano, l’importantissimo giornalista Giampaolo Pioli, firma dei giornali del Gruppo Monti (Nazione-Giorno-Resto del Carlino). E’ dai tempi della presidenza Fanfani dell’assemblea generale dell’Onu che l’Italia non ricopriva un ruolo così importante al palazzo di Vetro! Infine l’invito è anche scaduto, l’evento cui si riferiva si è tenuto una settimana fa...
Ma che importa, gioisco lo stesso, io piccolo scrittore di cartoline con in mano, cioè sul computer, un invito di questo gigante della saggezza umana, il luogo stesso della pace e del progresso, l’archetipo e il capo di tutte le organizzazioni internazionali, lo stato mondiale dove tutti gli stati sono uguali salvo uno che è parecchio più diseguale degli altri – per colpa sua, eh – cioè quell’entità sionista che si autodefinisce abusivamente Israele, mentre si dovrebbe chiamare Khuzary o qualcosa del genere.
Ma lasciamo andare i cattivi per definizione, transeat e andiamo avanti con la gioia. Non mi fate i complimenti per questa straordinaria occasione? Non mi chiedete che invito è? E’ un invito bellissimo, sappiate, molto colto e dotto, adatto alla mia vera identità di orso da biblioteca...che scrive cartoline fra un libro e l’altro. Il titolo del libro inoltre mi sembra molto molto promettente, ricco di tensione teorica e di impegno morale: guardate un po’: “This Time We Went Too Far”, “Questa volta siamo andati troppo in là”. Se poi pensate che esso è dedicato “alla guerra recente nella striscia di Gaza e al rapporto Goldstone” capirete come mi senta tutto eccitato alla prospettiva di (non) poterci andare.
Ma il pezzo forte è un altro. Sapete chi è l’autore autopresentatore? Si chiama Norman Gary Finkelstein, bel nome ebraico. Mai sentito nominare? Sentite quel che dice fra l’altro Wikipedia in un articolo che in genere ha un tono favorevole: “Finkelstein si mise in luce con i suoi scritti relativi ai conflitti arabo israeliani e grazie alle polemiche suscitate dalla sua critica per ciò che egli chiama «L'industria dell'Olocausto»: termine col quale indica le organizzazioni e le personalità ebraiche (in particolare il Congresso Ebraico Mondiale o Elie Wiesel) che, secondo lui, hanno strumentalizzato la Shoah a fini politici (per sostenere la politica israeliana) o mercantili (ottenere indennizzi finanziari da parte della Germania e della Svizzera [...] In Italia, nel 2001, tenne una conferenza (assai polemicamente animata dalla stampa statunitense filo-israeliana presente a Roma) nella libreria Odradek, partecipando poi nell'Università di Teramo a un dibattito sul tema della cosiddetta Industria dell'Olocausto. [...] Il 5 settembre 2007 l'Università [di Chicago, dove aveva un incarico] gli ha vietato d'insegnare e ha preteso che egli sgomberasse il proprio ufficio. Finkelstein ha presentato le proprie dimissioni nello stesso mese, dopo che le due parti hanno raggiunto un accordo stragiudiziale. Il giorno seguente, l'Università ha riconosciuto che Finkelstein è un «professore eccezionale e scientificamente prolifico». L'avversario di Finkelstein, Alan Dershowitz, si è detto poco impressionato e ha dichiarato che «dire che Finkelstein è uno studioso è semplicemente una menzogna. Egli fa propaganda». Per parte sua, Finkelstein insiste nel dire che si è visto rifiutare il posto di professore a causa di pressioni esterne all'Università. In [una successiva] intervista, Finkelstein afferma che la lobby israeliana è più potente di ogni altro gruppo d'interesse, ivi compresa quella degli anti-castristi o della Cina. Nel maggio 2008 a Finkelstein è stato proibito l'ingresso nello Stato di Israele per un periodo di dieci anni.”
Che tipo interessante, eh? Un autentico eroe del negazionismo e dell’antisionismo, non c’è che dire. Come ha fatto bene il grande giornalista Giampaolo Pioli a invitarlo all’Onu, addirittura in un auditorium dedicato a quel grande eroe della pace che fu Dag Hammarskjöld. Che peccato non aver avuto la possibilità di andarci. Senza dubbio l’opinione di Finkelstein sulla soluzione dei problemi di Gaza è interessantissima. Chissà, magari anche lì avrà trovato una piccola “industria” degli aiuti internazionali. O forse no? In fondo i gazani non hanno di fronte i buoni tedeschi ma i cattivissimi israeliani. Peccato essersi persi il dibattito. Ma grazie Onu, grazie Pioli, grazie Unca (nomen omen)! Se mi licenziano dall’università come Finkelstein, invitate anche me a parlare all’auditorium Hammarskjöld?
Ugo Volli