Se volete essere sicuri che i vostri soldi vadano in mano ai terroristi finanziate le Ong 'umanitarie'
Cari amici,
avete visto il pasticcio di Emergency in Afghanistan? Certamente nessuno di noi può sapere come sono andate veramente le cose, ma sembra proprio che ci sia del marcio: mi pare improbabile che dei medici italiani abbiano speciale interesse a compiere attentati contro il governatore di una provincia dell´Afganistan, ma mi sembra anche strano che la Nato o il governo afghano ce l´abbia specialmente con Gino Strada e i suoi amici, se si limitano a fare i medici o i "testimoni scomodi" come dice lui. E ricordo che Ramatullah Hanefi, il capo di un ospedale di Emergency da quelle parti, fu arrestato tre anni fa per il suo coinvolgimento nel rapimento del giornalista di Repubblica Daniele Mastrogiacomo. In sostanza fu accusato di essere complice dei rapitori, o almeno consapevole della loro azione, della loro identità e dei loro movimenti, tanto da proporsi come mediatore. Il governo Prodi allora fece pressioni sul governo afghano e ottenne la liberazione di questo personaggio; ma Gino Strada nel frattempo aveva avuto modo di esporre la posizione della sua organizzazione: né col governo né coi talebani, come certi intellettuali in Italia trent´anni fa rispetto alle brigate rosse. Mi viene da pensare che qualcosa del genere possa essere alla base della crisi attuale: i tre medici probabilmente non organizzavano gli attentati, ma magari tolleravano che il loro ospedale fosse usato come base logistica dei terroristi e non si sognavano di denunciarli al governo "repressivo".
Questa indifferenza alle ragioni della democrazia contro il terrorismo, questa sorta di contiguità o simpatia almeno per la "jihad difensiva" dei talebani è in realtà parte della cultura diffusa delle grandi Ong "umanitarie". Qualcosa del genere, senza arresti ma con grande scandalo, è accaduto per esempio di recente anche ad Amnesty International, che ha scelto come suo testimonial dell´anno un ex prigioniero di Guantanamo, Moazzam Begg, attualmente presidente in Gran Bretagna di un´associazione, "Cageprisoners", che rivendica la liberazione di tutti i terroristi arrestati sulla base del loro diritto a lottare contro l´occidente nel "jihad difensivo" o "resistenza" che dir si voglia e raggruppa alcuni dei principali imputati dell´attentato alle Torri Gemelle, oltre che altre perle del terrorismo internazionale. Facile capire che questa difesa del terrorismo abbia suscitato grandi dissensi nella società inglese, e anche dentro Amnesty: per esempio la responsabile dei diritti femminili dell´associazione, Gita Saghal, è stata sospesa dal suo incarico a febbraio per aver espresso pubblicamente la sua opposizione all´alleanza con "Cageprisoners": bell´esempio di tutela della libertà di opinione. Il segretario generale di Amnesty, Claudio Cordone, si è difeso con una contortissima distinzione: la sua organizzazione non condividerebbe le posizioni di Bergg, ma - nella sua grande generosità - non le troverebbe "incompatibili con i diritti umani". Contento lui... La polemica continua (http://www.jpost.com/International/Article.aspx?id=172534), naturalmente senza trovare eco sulla stampa italiana.
Senza entrare nel merito delle vicende di Amnesty, di Emergency, di Human Rights Watch ecc. mi sembra il caso di notare come queste organizzazioni, nate e sviluppate negli ultimi quarant´anni come costole non violente dello spirito della contestazione, non abbiano mai perso del tutto il loro Dna anti-occidentale, se non proprio rivoluzionario, e di recente abbiano accentuato il loro carattere terzomondista (e ovviamente anti-israeliano): la colpa maggiore è sempre dell´America e dei suoi alleati, i rivoltosi islamisti o marxisti hanno ragione e anche se magari qualche peccatuccio contro i diritti umani lo commettono, vanno perdonati per la loro buona intenzione di rovesciare il "pensiero unico" liberale dell´Occidente.
Per la gente comune queste organizzazioni (e anche l´Unicef, di cui ho avuto occasione di parlarvi un mesetto fa a proposito di una campagna di appoggio al boicottaggio di israele, uscita col suo marchio) appaiono "buone", fuori dalla mischia politica, un ottimo modo di fare beneficenza senza dover scegliere a chi darla. In realtà sono per lo più carrozzoni burocratici che mantengono una classe ormai nutrita di "funzionari umanitari" e soprattutto sono schierate ideologicamente o quantomeno si sentono "neutrali" fra la democrazia e il totalitarismo islamico o le dittature di sinistra. Se vi interessa il mio consiglio, vi invito a non finanziarle. Se volete essere sicuri che non vadano in mano ai terroristi o non li aiutino a fare il loro sporco lavoro, date i vostri soldi a persone fisiche, a organizzazioni di cui conoscete i metodi di lavoro e i luoghi di intervento, a enti che finanziano la ricerca sulle malattie più diffuse. Diffidate dal buonismo generico e dalle figure troppo carismatiche che alla testa di queste organizzazioni decidono chi è giusto e chi no, chi lotta per il progresso e la libertà e chi è un repressore. Evitate coloro che sono appoggiati da personaggi come Moni Ovadia o Dario Fo. Farete davvero del bene e soprattutto eviterete di fare del male.
Ugo Volli