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Ugo Volli
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Hamas può vantare il record mondiale di condanne a morte, non è una buona ragione per 'parlare con loro' ? 11/04/2010

Hamas può vantare il record mondiale di condanne a morte, non è una buona ragione per 'parlare con loro' ?

Sapete, amici, ogni tanto sono utili anche quelle Ong che fanno della lotta a Israele una delle ragioni della loro esistenza (o delle fonti del loro budget, per dire le cose come stanno). Per esempio quella Human Right Watch, che si è portata all’onor del mondo nell’ultimo anno, oltre che per il suo appoggio incondizionato al rapporto Goldstone, anche per due altre ragioni. Innanzitutto per un tour alla ricerca di finanziamenti niente popò di meno che in Arabia saudita, paese rispettosissimo dei  diritti umani, come tutti sanno, dove HRW ha certamente fatto valere il suo atteggiamento del tutto equanime nei confronti di Israele. E poi per il suo massimo esperto militare, che di giorno faceva il pacifista e smascherava le perfide azioni dell’Esercito israeliano, e di sera, armato di un nomignolo, frequentava via internet neonazisti vari appassionati di cimeli della Wehrmacht di cui costui era fra i più rinomati collezionisti mondiali. Piccola contraddizione che HRW ha risolto sospendendo il nazistello, senza chiedersi però perché avesse scelto di prestare la sua preziosa opera a casa loro.

Comunque HRW, massicciamente finanziata da Eurabia, ha pensato che, fra le varie mosse per riconquistare un minimo di credibilità,  fosse opportuno chiedere alla banda di gentiluomini che governa Gaza di  sospendere la sua macelleria umana, almeno per quanto riguarda i palestinesi (su Gilad Shalit non hanno pensato di sprecare le loro energie). E’ venuto fuori così che secondo i calcoli di questa spettabile organizzazione, a Gaza negli ultimi mesi sono state condannate a morte sedici persone, di cui nove per “collaborazionismo” con Israele (http://www.jpost.com/MiddleEast/Article.aspx?id=172543).

Per questo dato possiamo essere grati a HRW – non per molto altro. Sedici condanne a morte possono infatti sembrare poche, ma gli abitanti di Gaza sono un milione e mezzo circa, il che significa un ritmo di condanne  intorno all’uno per centomila abitanti diciamo all’anno. Se l’aritmetica non è un’opinione, Israele dovrebbe avere una settantina di condannati a morte freschi freschi nelle sue carceri – e invece non ne ha nessuno. L’Italia dovrebbe averne circa seicento (e invece non ci sono bracci della morte neppure nelle nostre prigioni). Gli Stati Uniti, che pure praticano la pena di morte, ma non certo con questa estensione, dovrebbero produrne circa 3.500 l’anno; la Cina che forse è la più entusiasta del genere, qualcosa come 15 mila.

 Insomma, le povere vittime dell’assedio israeliano detengono o piuttosto sopportano il record mondiale delle condanne a morte. Ma mentre molte persone di buona volontà protestano per le condanne a morte americane (per quelle cinesi o iraniane molto meno), nessuno ha acceso le luci del Colosseo, come usava fare Veltroni per protesta, contro le esecuzioni di Hamas. E in particolare nessuno di quelli che hanno manifestato lutto e orrore per le vittime della guerra dell’anno scorso ha speso una parola per i poveracci, colpevoli o meno che siano, in attesa della “giustizia” di Hamas. Certo, le vittime civili della guerra sono state di più; ma erano per così dire preterintenzionali, mentre qui la volontà di ammazzare è pubblica, dichiarata e si ammanta perfino di “giustizia”. Particolare questo che non deve proprio sorprendervi, se ricordate che  la settimana scorsa il “governo” di Hamas ha ottenuto una “sentenza” di “sequestro” dai suoi “giudici” e ha mandato la sua “polizia” a rapinare una banca che aveva dei fondi pensione o degli stipendi in deposito che facevano gola ad Hamas stessa.

Dunque Hamas può vantare il record mondiale di condanne a morte – niente male per un governo che si vuole religioso. Che sia una buona ragione per “parlare con loro”, come propongono i governi europei “di buona volontà”, “dato che si tratta di una forza autenticamente popolare”, come direbbero Massimo D’Alema e Sergio Romano, e magari affidar loro tutti i territori palestinesi, in attesa che liberino tutta la “Palestina dal Fiume al mare” dalla peste colonialista? Fate un po’ voi. Ma se capitate da quelle parti, mi raccomando, state attenti alla testa. Non si sa mai.

Ugo Volli


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