Egitto: chi sarà il successore di Mubarak? Il figlio Gamal o El Baradei, che gode dell'appoggio dei Fratelli Musulmani?
Testata: Il Foglio Data: 08 aprile 2010 Pagina: 3 Autore: La redazione del Foglio Titolo: «In Egitto Mubarak ha fatto i conti senza la piazza (e la Borsa)»
Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 08/04/2010, a pag. 3, l'articolo dal titolo " In Egitto Mubarak ha fatto i conti senza la piazza (e la Borsa) ".
Mubarak El Baradei
Il Cairo. Le forze di sicurezza egiziane avevano occupato piazze, università e stazioni ferroviarie al Cairo e nel resto del paese in attesa della manifestazione contro il regime del presidente, Hosni Mubarak. Il bilancio è stato pesante per i giovani dimostranti che martedì hanno tentato di raggiungere il Parlamento chiedendo democrazia, libere elezioni e la fine dello stato di emergenza che dura da quasi trent’anni. Secondo alcune fonti, soltanto nella capitale sono state arrestate più di novanta persone, molte delle quali gravemente ferite dalle manganellate dei poliziotti. La protesta, guidata dal cosiddetto movimento dei “Giovani del 6 aprile”, apre un periodo d’incertezza sul futuro dell’Egitto alla vigilia delle elezioni presidenziali del 2011, le seconde nella storia egiziana. In un paese sempre scosso dai fremiti dei Fratelli musulmani e di altri gruppi islamisti, e con un quinto della popolazione che guadagna meno di un dollaro al giorno, la grande incognita è ora la successione dell’ottantunenne Mubarak. Il rais, che non ha un vicepresidente né un erede designato, non si è ancora pronunciato su una sua candidatura alle prossime elezioni. Il voto potrebbe essere l’occasione giusta per una mossa che tutti si aspettano da tempo: il passaggio al figlio Gamal. Grazie alle restrizioni sulle attività dell’opposizione, il quarantaseienne erede putativo potrebbe facilmente ripetere il successo conseguito dal padre nel 2005, quando il rais fu riconfermato con un plebiscitario 88 per cento dei voti. Per questo è prevedibile che nei prossimi mesi l’opposizione monti una protesta per chiedere una riforma del sistema elettorale, che favorisca il candidato del partito di governo, garanzie sul corretto svolgimento del voto e la fine dello stato d’emergenza che vieta le manifestazioni pubbliche e concede enormi poteri alla polizia. Alla testa dei dissidenti sono i Giovani del 6 aprile, 70 mila studenti e intellettuali che, usando Facebook e Twitter, sono riusciti a mettere in piedi il movimento che prende il nome da uno sciopero avvenuto il 6 aprile 2008. Il gruppo si riconosce nella leadership di Mohammed ElBaradei, l’ex direttore dell’Agenzia per l’energia atomica dell’Onu, che si è dichiarato disponibile a candidarsi a patto che il sistema elettorale sia riformato. Visto dall’opposizione come una figura neutrale e di grande prestigio, ElBaradei deve però ancora dimostrare di saper mobilitare masse più imponenti degli sparuti gruppi che martedì sono stati facilmente dispersi dalla polizia. Un aiuto potrebbe arrivare dai Fratelli musulmani, il movimento estremista fuorilegge che ha grande presa sulla popolazione e finora si è tenuto defilato nella lotta al regime di Mubarak. Alcuni importanti esponenti si sono espressi a favore di una candidatura di ElBaradei, ma l’alleanza potrebbe rivelarsi disastrosa sul piano dell’appoggio internazionale per l’ex diplomatico. Anche da soli, i Fratelli musulmani rimangono una forza temibile per il regime di Mubarak, senza dimenticare i gruppi legati ad al Qaida. Se le piazze saranno uno dei barometri della tenuta dei Mubarak, l’economia sarà l’altra misura di eventuali scricchiolii. Una vendita improvvisa da parte della Banca centrale delle riserve di valuta per difendere la sterlina egiziana, un crollo della Borsa o un aumento dei prezzi dei beni di prima necessità, in un paese già flagellato dall’inflazione, sarebbero tutti segnali di un cambiamento imminente.
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