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La Stampa Rassegna Stampa
08.04.2010 In lode di Ahmadinejad
Chissà che Obama, dopo la sua ultima uscita, non si svegli. Cronaca di Maurizio Molinari

Testata: La Stampa
Data: 08 aprile 2010
Pagina: 12
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: «Obama sei un bullo, ma l'Iran non ti teme»

Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 08/04/2010, a pag. 12, l'articolo di Maurizio Molinari dal titolo " Obama sei un bullo, ma l'Iran non ti teme ".

Ahmadinejad attacca Obama per il trattato Start II e per la sua decisione di non scartare l'opzione militare contro l'Iran nel caso continuasse i suoi programmi nucleari bellici.
Ora il presidente Usa non può più tirarsi indietro. Grazie, Ahmadinejad, per aver aperto gli occhi ad Obama sul programma nucleare e sull'Iran, minaccia per Israele e per il mondo intero.
Ecco l'articolo di Maurizio Molinari:


Maurizio Molinari

«Mr Obama, sei solo un bullo senza esperienza ma le tue atomiche non ci fanno paura»: il presidente iraniano, Mahmoud Ahmadinejad, reagisce alla pubblicazione del nuovo testo di strategia nucleare della Casa Bianca con un discorso disseminato di attacchi personali contro Barack Obama, sommando ironia personale, espressioni beffarde e aggressività politica.
Ad avere irritato Teheran è il «Nuclear Posture Review» con cui l’Amministrazione Usa si è riservata il diritto di usare l’atomica contro «i Paesi che violano il Trattato contro la proliferazione» a cominciare da Iran e Corea del Nord, come Obama stesso ha spiegato in un’intervista al «New York Times» due giorni fa. Ahmadinejad interpreta il documento dell’Amministrazione e le parole di Obama come una sfida diretta e risponde in prima persona, cogliendo l’occasione di un discorso in programma nel Nord-ovest del Paese, trasmesso dalla tv Khabar. «Obama è un politico americano materialista come tanti altri e appena viene sconfitto sul piano della logica ricorre subito alle armi, proprio come fanno i cowboy» esordisce Ahmadinejad, descrivendo il presidente americano a colpi di beffe e ironie: «Mr Obama, sei niente altro che una matricola della politica, devi aspettare che il tuo sudore si asciughi un po’ e farti un po’ di esperienza». Come dire: è la troppa foga, dovuta all’inesperienza, che ti spinge a minacciare di usare le atomiche contro di noi.
Ahmadinejad torna a più riprese sul paragone Obama-cowboy, calcando toni e aggettivi: «Neanche George W. Bush parlava come te, ti atteggi a uno di quegli eroi dei film Western che al primo problema tirano fuori la pistola dalla fondina, hai una faccia nuova ma hai le stesse intenzioni dei tuoi predecessori, vuoi solo ingannare il mondo». Subito dopo arriva l’affondo, nel quale descrive il capo della Casa Bianca come un burattino in mani altrui: «Fai attenzione a non limitarti a leggere ogni pezzo di carta che ti mettono davanti o a ripetere le dichiarazioni che ti suggeriscono», visto che «sei sotto la pressione dei capitalisti e dei sionisti».
La Repubblica Islamica dell’Iran comunque non teme né la «Nuclear Posture Review» né le atomiche che Washington si riserva il diritto di adoperare: «Leader americani assai più grandi di te, e molto più bulli di te, non hanno potuto fare all’Iran un diavolo di nulla, figurati se adesso noi abbiamo paura di uno come te». E’ la seconda volta in meno di una settimana che Ahmadinejad sceglie di duellare in pubblico con l’inquilino della Casa Bianca, puntando a descriverlo agli iraniani come un leader debole, imbelle e dal quale c’è dunque ben poco da dover temere per una nazione come l’Iran, che si trova sulla soglia di diventare una potenza nucleare.
Al tempo stesso il ministro degli Esteri Manoucherhr Mottaki lavora a una contro-strategia tesa a scongiurare la creazione del consenso nel Consiglio di Sicurezza dell’Onu a favore di nuove sanzioni contro il suo Paese. Mottaki ha così recapitato all’Agenzia per l’energia atomica delle Nazioni Unite (Aiea), e a Pechino - che dispone del diritto di veto nel Consiglio di Sicurezza e finora è apparsa indecisa sull’adesione alle sanzioni - il testo di una «proposta di accordo sul nucleare» basato sull’offerta di porre il combustibile nucleare iraniano sotto il controllo dell’Onu sul territorio dell’Iran «fino a quando l’Occidente non ci consegnerà uranio arricchito al 20 per cento per il nostro reattore di ricerca».
Ma Washington, Mosca e le capitali europee hanno evitato commenti a caldo, lasciando intendere di non voler continuare una «trattativa in cui il fine è la trattativa», come osserva il Segretario di Stato statunitense Hillary Clinton. Anche perché siamo alla vigilia del summit sulla Sicurezza Nucleare che Obama presiederà a Washington a partire da lunedì, con l’obiettivo di far firmare ai leader di 47 nazioni un documento contro la proliferazione, che implica proprio la condanna della corsa dell’Iran - e della Corea del Nord - al nucleare.
Delle minacce in arrivo da Teheran Obama si appresta a parlare anche oggi a Praga con il collega russo Dmitry Medvedev a margine del summit sulla firma del nuovo Start, il trattato sul taglio delle armi nucleari strategiche tra le due potenze ex nemiche nella guerra fredda.

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