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Ugo Volli
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Onestà semantica: che cos´è esattamente una colonia? 07/04/2010

Onestà semantica: che cos´è esattamente una colonia?


Rodney Stark, autore di " Gli eserciti di Dio "

Cari amici, in un libro che ho letto qualche giorno fa ho trovato un brano molto interessante che vi voglio sottoporre, perché è certamente di grande attualità:

"Il termine colonialismo si riferisce allo sfruttamento di una società da parte di un'altra, in modo che la società più forte sottopone quella più debole a un ingiusto trattamento economico e, pertanto, arricchisce se stessa a spese della società più debole. La nazione più forte consegue tale scopo esercitando sulla colonia un diretto controllo politico; il colonialismo, quindi, presuppone una classe di persone al potere, originarie della società colonizzatrice (i coloni) e residenti stabilmente nella società colonizzata. Questa è la definizione di colonialismo accettata da molti scrittori moderni che identificano i regni crociati come colonie dell'Occidente.
"Molti `giornalisti e politici´ che si riferiscono a `Israele´ come a «colonie» e agli abitanti degli insediamenti oltre la linea verde´ come a «colonizzatori» sembrano tuttavia incuranti delle implicazioni politiche negative di questi termini. Nel loro uso queste parole sembrano sinonimi di insediamenti e nuovi abitanti. Tutto ciò che per loro bisogna intendere con il termine colonialismo è che gli insediamenti sono  governati da un popolo con una cultura differente da quella dei precedenti governanti e di molti dei residenti -cioè- che i governanti sono occidentali mentre gli abitanti sono per la maggior parte orientali o musulmani. Se basta questo a definire una colonia, allora tutte le conquiste sono colonie, e gli israeliani si limitarono semplicemente a sottrarre ai giorani quella che era già una colonia (dal momento che anche loro erano una minoranza al governo)."

In realtà, per accentuare il senso di questo brano ho un po´ barato. L´ho tratto infatti da "Gli eserciti di Dio" di Rodney Stark, che parla delle crociate e infatti il brano riguarda i regni crociati e non Israele. Tutti i riferimenti che ho lasciato fra apostrofi originariamente si riferivano a quel tempo.
Ma i critici che accusano le crociate di essere un fenomeno coloniale sono più o meno gli stessi (anche se meno numerosi e meno rumorosi) degli anti-israeliani: persone che ignorano l´imperialismo arabo e pensano che i territori occupati e governati con la forza dagli arabi appartengano loro per diritto. Comunque l´argomento di Stark si applica benissimo a Israele. Non è vero che, di qua o di là della linea vere, ci siano colonie israeliane; non c´è sfruttamento economico e non è affatto vero che le terre contese appartengano per diritto ai palestinesi. Anzi, a Gerusalemme si tratta di case costruiti su terreni che gli immigranti ebrei hanno comprato più di cent´anni fa  (com´è il caso di  Silwan, comprato dai Rotschild alla fine dell´Ottocento per farne un parco e occupato negli ultimi decenni da abusivi arabi; o delle case del quartiere di Sheik Jarrah, che appartenevano a famiglie ebraiche e furono occupate da arabi dopo la pulizia etnica dei giordani). E com´è il caso anche degli insediamenti in Giudea e Samaria, realizzati quasi tutti su terreni demaniali.
Ma la parola colonia si porta dietro  una connotazione di cattiveria e illegalità e per questo gli attivisti pro-palestinesi l´hanno usata, portandosi dietro ormai tutta la stampa e i politici. Restaurare un minimo di onestà semantica sulle faccende del medio Oriente è difficilissimo, ma bisogna tentare di farlo sempre, senza stancarsi mai.

Ugo Volli


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