Riportiamo da LIBERO di oggi, 06/04/2010, a pag. 21, l'articolo di Angelo Pezzana dal titolo " L'Iran arma Hamas a Gaza, ma la colpa è sempre di Israele ".
Angelo Pezzana
All‘incontro che si è svolto a Gaza domenica sera dovevano partecipare tutte le varie fazioni palestinesi, in lotta fra loro, ma unite dal comune nemico, Israele. Hamas, ovviamente, anche come ospite, poi il PFLP, il Fronte Popolare di Liberazione della Palestina, il Fronte Democratico e da Ramallah anche il Fatah di Abu Mazen, che però all’ultimo momento ha ha cancellato l’invito. I colloqui hanno affrontato il tema del coordinamento e la cooperazione fra i diversi gruppi per arrivare alla creazione di un “fronte unito della resistenza contro l’aggressione israeliana”, un fronte anche armato, come quello che ucciso i due soldati della Brigata Golani a Khan Yunis la scorsa settimana, da affiancare a uno cosidetto “popolare”, vale a dire tutte quelle forme che non prevedono l’uso militare, ma soltanto quello spacciato per “spontaneo”, rivolte come quelle attuate nei giorni scorsi nella città vecchia davanti al Muro Occidentale, con aggressioni a soldati e alle forze dell’ordine.
Il fatto più rilevante è stata però l’assenza di Al Fatah, che riapre la vera questione che impedisce la soluzione del conflitto israelo-palestinese e che rischia di mandare all’aria il progetto “due popoli due stati”, intendendo con il primo Israele, e l’Anp di Abu Mazen il secondo. E’ quindi logico chiedersi che senso abbiano le trattative per arrivare a creare in Cisgiordania la futura Palestina indipendente, quando un milione e mezzo di palestinesi vivono a Gaza, di fatto una entità territoriale dominata da Hamas, la cui unica funzione è da un lato mirare a distruggere Israele e dall’altro disarcionare il regime, moderato se paragonato al loro, di Abu Mazen a Ramallah. Già era rischioso accettare uno Stato confinante, senza la garanzia che fosse disarmato, e comunque sotto un controllo internazionale che ne prevenisse intenzioni bellicose o probabili colpi di stato che avrebbero pregiudicato la sicurezza di Israele. Ma qui si esagera, adesso gli Stati in fieri sono addirittura due, il che, se non fosse tragico, sarebbe comico, una situazione che non verrebbe presa in seria considerazione in nessuna altra parte del mondo. Il fatto che di mezzo ci sia Israele è l’unica spiegazione possibile.
In più, la penetrazione sempre più forte dell’Iran a Gaza ha permesso ad Hamas di ricostruire le infrastrutture militari, sono stati scavati nuovi tunnel al confine con l’Egitto, fortificazioni e zone di lancio per i missili, come si è visto nei giorni scorsi quando ne sono stati lanciati quindici contro i kibbutzim di confine, in grado di colpire elicotteri o droni in perlustrazione, forniti da Iran e Hetzbollah che si è assunto anche il compito di istruttore. A fornire missili anti-carro aveva già provveduto la Russia prima dell’offensiva dello scorso anno. É fuor di dubbio che oggi Hamas ha più armi di quante ne aveva prima. Ciò malgrado, Hamas non è più sola alla guida dei gruppi terroristi a Gaza, come si è visto dalle sigle spuntate in questo ultimo mese di attacchi. “Jund Ansar Allah”, l’esercito dei volontari di Allah, al quale si aggiunge l’ “esercito dell’islam”, che già nel 2006 rapì Gilad Shalit. A Gaza queste forze, apparentemente non inquadrate fra quelle direttamente sotto il comando di Hamas, vengono chiamate “Jaljalat”, in arabo “forte rimbombo”, formate da gruppi che considerano Hamas troppo pragmatico, collegati con al Qaeda, spesso protagonisti all’interno della Striscia di attacchi contro internet café, night club, convogli militari, strutture internazionali nei campi profughi.
Di fronte a questo scenario, è Israele a ricevere raccomandazioni e ordini perentori, perchè si affretti a sottoscrivere tutte le richieste che palestinesi , Onu e Stati europei lo esigono perchè, così dicono, è lo Stato ebraico a frapporsi alla nascita di uno Stato palestinese. E dire che basterebbe fare un giro d quelle parti per rendersi conto della situazione. A meno di non essere accecati dal pregiudizio antiebraico, o antisionista, il che è lo stesso.
O essere in malafede. Tertium non datur.
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