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Ugo Volli
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Una storia alternativa - ma non troppo 05/04/2010
Una storia alternativa - ma non troppo


Cari amici,

la storia è questione di combinazioni, a volte di alchimie personali. Chi avrebbe immaginato negli anni scorsi un presidente personalmente ostile ad Israele, serenamente convinto che il suo compito principale in politica estera fosse  rappacificarsi il mondo islamico, e ben deciso a regolarsi di conseguenza, a usare cioè Israele come moneta di scambio con gli arabi, sia pure fra oscillazioni, incertezze e confusioni - e soprattutto di ipocrisie e falsità? Nessuno forse. Eppure la situazione è questa.
Il 3 giugno 2008, in piena campagna elettorale davanti all´assemblea dell´Aipac, l´associazione ombrello filo-ebraica americana, aveva dichiarato: "any agreement with the Palestinian people must preserve Israel's identity as a Jewish state, with secure, recognized and defensible borders. Jerusalem will remain the capital of Israel, and it must remain undivided." [ogni accordo con il popolo palestinese deve preservare l´identità di Israele come stato ebraico, con confini sicuri, riconosciuti e difendibili. Gerusalemme  resterà la capitale di Israele e non deve essere divisa] (trovate qui il testo del discorso: http://www.npr.org/templates/story/story.php?storyId=91150432). Del resto da quindici anni c´è in America una legge che stabilisce esattamente questo (per un riassunto vedi qui: http://www.justice.gov/olc/s770.16.htm) Quella di Obama era però n realtà pura ipocrisia, menzogna consapevole o adulazione per ottenere qualche voto ebraico, come in effetti accadde. Poi, una volta eletto, Obama ha cambiato idea come sappiamo, o meglio ha tirato fuori le sue vere idee e ha detto e fatto ben altre cose. Vi prego davvero di perdere cinque minuti su questo link per vedere il comportamento di Obama, al di là delle esaltazioni giornalistiche:  http://www.youtube.com/watch_popup?v=tCAffMSWSzY#t=28 .

Certo, non è la prima volta che un presidente americano è ostile agli ebrei e a Israele. Lo era Jimmy Carter, a modo suo lo era anche Eisenhower. Ma che sarebbe successo se al posto di Roosvelt a fronteggiare Hitler ci fosse stato un Obama, con la capacità di muovere la stampa e la società americana che ogni amministrazione americana ha? Molti di voi si ricorderanno di un romanzo di Philip Roth , intitolato "Il complotto contro l´America", uscito in italiano da Einaudi qualche anno fa, in cui presidente degli Stati Uniti diventa Charles Lindbergh, fanatico antisemita e ammiratore di Hitler, come in effetti l´aviatore era. Le conseguenze sono quelle che potete immaginare: la fine della democrazia e una persecuzione antiebraica estesa anche sull´America. Obama non è questo, naturalmente, non è un razzista antisemita dello stile hitleriano; ma chiaramente pensa che l´interesse americano sia di non farsi coinvolgere nelle storie di Israele e degli ebrei e che sia meglio allearsi con gli arabi che sono molto di più, hanno il petrolio e si presentano anche come vittime del colonialismo. 
Ma, ripeto la domanda, che sarebbe accaduto se ci fosse stato un Obama a guidare l´America durante la seconda guerra mondiale, con tutta l´approvazione dei media autorevoli e degli opinion leader di cui gode ancora oggi, dopo un anno e passa di fallimenti internazionali? Grazie a un miracolo di internet, ho ricevuto una copia del New York Times proveniente da questo corso storico alternativo (sapete che c´è una seria teoria fisica per cui tutti i mondi possibili coesistono come universi paralleli...), e ve lo faccio leggere qui a fianco. Con molta angoscia, perché mostra com´è sottile il filo che ci porta a essere dove siamo. Ma anche con fiducia. Perché nella storia vi sono delle forze capaci di controbilanciare anche un presidente come Obama

Ugo Volli

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