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La Stampa Rassegna Stampa
04.04.2010 Israele deve morire, dichiara Ahmadinejad
L'articolo di Maurizio Molinari

Testata: La Stampa
Data: 04 aprile 2010
Pagina: 15
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: «Ahmadinejad sfida Obama:»

Sulla STAMPA di oggi, 04/04/2010, a pag.15, con il titolo " Ahmadinejad sfida Obama, non ci fermerà " Maurizio Molinari riferisce da New York sulle dichiarzioni del dittatore iraniano, sottolineando l'ennesima minaccia a Israele.
Ecco il pezzo:


Maurizio Molinari

Affondi di Mahmud Ahmadinejad, due nuovi impianti nucleari entro 12 mesi, il corteggiamento di Pechino e un traffico illegale per acquistare componenti per il programma atomico: è una raffica di mosse a descrivere la risposta di Teheran alla determinazione del presidente Usa, Barack Obama, di «aumentare la pressione internazionale sull’Iran» per bloccarne il programma atomico.
La prima replica è arrivata da Ahmadinejad in persona, che ha sfruttato un comizio in programma a Teheran per ribattere a quanto detto il giorno prima da Obama alla Cbs. «Di fronte alla pressione del mondo la nostra determinazione raddoppierà - ha detto il presidente iraniano -, le potenze mondiali possono tagliarsi la gola, saltare su e giù, emettere dichiarazioni e passare risoluzioni ma non possono fermare il progresso della nazione iraniana». E rivolgendosi a Obama ha aggiunto: «Ha detto di averci teso la mano ma che non l’abbiamo raccolta, belle parole senza fondamento, ma cosa ha fatto? Cosa è cambiato? Ha tolto le sanzioni? Ha bloccato la propaganda contro di noi? Ha modificato l’approccio a Iraq, Afghanistan e Palestina?». La sfida è esplicita: «Più ci sei ostile, più saremo determinati». E le sanzioni dell’Onu in discussione al Palazzo di Vetro non lo preoccupano, anzi le irride: «Volete colpire il nostro petrolio. Allora perché non lo fate? Prima è, meglio è». A coronamento del tutto nuove minacce a Israele: «L’operazione punitiva che ha condotto contro la Striscia di Gaza non farà altro che avvicinare la sua morte».
Trasmesso in tv, il discorso-fiume ha puntato a rilanciare il duello con Obama sul nucleare come anche a fare leva sull’orgoglio nazionale degli iraniani. Se nel messaggio di Nowruz - il capodanno persiano - Obama aveva ribadito la volontà di dialogo, Ahmadinejad lo descrive come un leader che non rispetta gli accordi: «Il Trattato di non proliferazione dice che avreste dovuto darci il carburante per il reattore di ricerca a Teheran, non lo avete fatto, ci avete preso in giro e ci hanno pensato i nostri scienziati a farlo». In realtà la comunità internazionale era pronta alla consegna ma chiedeva in cambio a Teheran la consegna dell’uranio arricchito.
L’affondo di Ahmadinejad contro Obama è stato seguito dall’annuncio con cui Ali Akbar Salehi, capo dell’Agenzia atomica di Teheran, ha fatto sapere che entro marzo 2011 verranno realizzati altri due impianti per l’arricchimento dell’uranio. La volontà di continuare la corsa all’atomo si unisce alla controffensiva diplomatica che vede il caponegoziatore Saeed Jalili impegnato a Pechino in una maratona di colloqui tesa a convincere Hu Jintao a non avallare le nuove sanzioni che Usa, Russia, Francia, Gran Bretagna e Germania stanno discutendo. «Con Pechino siamo d’accordo sul fatto che le sanzioni non sono efficaci», ha detto Jalili dopo l’incontro con il ministro degli Esteri cinese, Yang Jiechi, assicurando che «non hanno ancora confermato il loro sostegno» alle sanzioni.
Se Teheran è convinta di poter ancora contare sulla Cina è in forza degli stretti legami commerciali - l’Iran è il primo fornitore di greggio - a cui bisogna aggiungere il sospetto di complicità nella realizzazione del programma nucleare che emerge da un’indagine dell’Agenzia atomica dell’Onu (Aiea) svelata dal Wall Street Journal. L’Aiea ha infatti appurato che una sconosciuta azienda iraniana, la Javedan Mehr Toos, tentò lo scorso anno di acquistare valvole per gli impianti nucleari dalla francese Kd Valves-Descote quando era controllata dal complesso Usa Tyco International grazie ad un’operazione finanziaria gestita da un intermediario di Shanghai. Washington e Parigi hanno chiesto spiegazioni a Pechino sul giallo commerciale perché pone interrogativi sull’esistenza di possibili legami con Teheran in violazione delle sanzioni Onu.


lettere@lastampa.it

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