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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
03.04.2010 Ebrei e politica, l'intervista a Riccardo Pacifici
L'articolo di Paolo Conti

Testata: Corriere della Sera
Data: 03 aprile 2010
Pagina: 16
Autore: Paolo Conti
Titolo: «Crisi alle spalle, la forza della Comunità è il confronto»

Dal CORRIERE della SERA di oggi, 03/04/2010, a pag.16, con il titolo " Crisi alle spalle, la forza della Comunità è il confronto ", di Paolo Conti.

Riccardo Pacifici, presidente della Comunità ebraica. Lunedì avete celebrato la cena pasquale, il Seder di Pesach... In Sinagoga Riccardo Di Segni, Renata Polverini e Riccardo Pacifici

«Festa solenne, per noi. Momento in cui le famiglie si riuniscono. E nella Comunità tutti, anche le famiglie meno osservanti eseguono meticolosamente questo precetto».

E le polemiche, le dimissioni degli 11 consiglieri, le divisioni?

«Preferirei lasciarmele alle spalle. Forse è più importante capire chi siamo. Funzioniamo come un piccolo Comune, con cariche elettive non retribuite. Io vivo della mia attività di agente di rappresentante di commercio e di promotore di negozi in franchising. Ci occupiamo delle scuole, fulcro della comunità. Di solidarietà a chi è in difficoltà per la perdita della casa o del lavoro, esistono situazioni disperate. Infatti abbiamo attivato lo sportello anti-usura, uno dei cinque del Comune di Roma, aperto a tutta la città. Eroghiamo servizi di culto, controlliamo l’ospedale Israelitico da un milione e centomila prestazioni l’anno all’intera città, il Museo ebraico, la nostra casa di riposo, i movimenti giovanili, oggi anche una nuova libreria ebraica. Insomma, tanto volontariato, persino una futura assistenza sociale in un campo rom. È il nostro modo di intendere la vita della Comunità ebraica romana».

Torniamo alle dimissioni. Preoccupato per l’immagine della Comunità? Per qualcuno è troppo chiusa in sé.

«No. Al contrario. Abbiamo rotto uno dei pregiudizi più radicati, l’idea che gli ebrei romani siano un corpo monolitico chiuso. Abbiamo mostrato il volto di una Comunità capace di confrontarsi apertamente anche se in maniera serrata. La ricchezza del dibattito interno è una nostra grande forza. Comunità chiusa? Sorrido, perché negli ultimi dodici anni la Comunità si è inserita come protagonista nel dibattito civile, magari polemizzando ma sempre in modo costruttivo. Il nostro dinamismo ci ha posto all’attenzione delle forze istituzionali e politiche. Un esempio: il rabbino capo Riccardo Di Segni è vicepresidente del Comitato nazionale della Bioetica. Negli anni ’70 sarebbe stato impensabile».

Le dimissioni porteranno a elezioni anticipate in Comunità?

«Ne parleremo dopo il Consiglio del 22 aprile, quando le dimissioni verranno analizzate e discusse».

I vostri rapporti con la politica, col governo Berlusconi? Siete, come qualcuno ha detto, la lavatrice per politici impresentabili?

«Sorrido ancora. Ma quale lavatrice... I miei interlocutori di destra e di sinistra conoscono bene il mio impegno politico. Dissento dall’analisi. Dobbiamo confrontarci con tutte le forze politiche e istituzionali non per fare politica attiva ma testimoniando i nostri valori, vigilando contro ogni forma di razzismo, xenofobia e antisemitismo e nello stesso tempo nella difesa del diritto di Israele alla sicura esistenza come Stato».

Dice qualcuno: è più facile avere rapporti col centrodestra perché ha più a cuore la causa di Israele.

«È possibile. Per me il nostro ruolo non è solo quello di esaltare un centrodestra "dalla parte di Israele", ma raggiungere lo stesso obiettivo nel centrosinistra, come sta avvenendo. Ciò non toglie che il valore dell’antifascismo nell’area del centrodestra è uno dei risultati che rivendichiamo quale successo del nostro messaggio. Se questo significa “essere lavatrici”, lieti di “fare da detersivo” visto che questo lavoro è visto con ammirazione da tante comunità ebraiche grandi e piccole sparse nel mondo».

Come valutate la vittoria del centrodestra alle elezioni?

«C’è una parte della Comunità che probabilmente sarà felice della vittoria, ma ora i leader del centrodestra hanno più che mai la responsabilità di isolare quelle forze che, nella destra, hanno atteggiamenti nostalgici ai quali continueremo a dare battaglia».

Due consiglieri si sono dimessi in polemica con la visita di Benedetto XVI in Sinagoga. Adesso non ha dubbi sull’esito?

«Assolutamente no. Basta vedere i riscontri positivi su tutta la stampa internazionale, soprattutto quella ebraica. Ora è nostro dovere portare lo spirito di quella visita nel vissuto quotidiano. Il dialogo vero avviene tra i singoli nella loro diversità. Non dobbiamo cercare disperatamente ciò che ci unisce, ma riaffermare pari diritti nella diversità. Il nostro Seder di Pesach non è solo una celebrazione, ma è il ripercorrere nella nostra generazione l’uscita dalla schiavitù in Egitto. Schiavitù non solo materiale. Fu soprattutto l’abbandono dell’omologazione culturale degli ebrei con gli egiziani. Un’opportunità per ritrovare la nostra vera identità. Mangiare pane azzimo, un pane povero, è un esercizio di penitenza e di umiltà. Un messaggio oggi più che mai utile, dentro e fuori la nostra Comunità».

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