Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein".
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)
Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine.
Il G8 è contro il nucleare iraniano, ma non parla nè di sanzioni nè di opzione militare Intanto gli ayatollah continuano indisturbati il loro piano
Testata: Il Foglio Data: 31 marzo 2010 Pagina: 3 Autore: La redazione del Foglio Titolo: «How do you say 'sanzioni' ?»
Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 31/03/2010, a pag. 3, l'editoriale dal titolo " How do you say 'sanzioni' ? ".
M.Ahmadinejad
Il G8 ministeriale chiuso ieri in Canada chiede “misure forti e appropriate” contro il programma nucleare dell’Iran, ma ovviamente si guarda bene dal pronunciare all’unanimità la parola “sanzioni”. E ancor più si tiene al largo dalla definizione adottata da chi vuole sul serio una pressione efficace: “Crippling sanctions”, “sanzioni storpianti”, per bloccare il regime di Teheran sulla strada – sempre più breve, e lo dicono le neutralissime agenzie Onu – della bomba atomica. Il punto è che gli otto Grandi per risolvere il problema Iran sono costretti a chiedere aiuto a un altro problema: la Cina. Il segretario di stato americano, Hillary Clinton, s’è detta ottimista di riuscire a convincere Pechino della necessità di agire come un fronte unico. Ma l’ottimismo sulle sanzioni comuni non deve emanare dalla pur volenterosa Clinton, dovrebbe invece arrivare chiaro e netto da Pechino, e così non è. Là conservano la propria posizione impermeabile alle interpretazioni e assolutamente enigmatica sul futuro: il governo cinese non scoppia dalla voglia di vedere una potenza regionale dotata di atomiche nell’area del Golfo, ma per ora non ha alzato un ciglio per impedirlo. I G8 non hanno mai offerto grandi motivi di ottimismo, e anche per questo si prepara a svanire dal calendario degli appuntamenti. Quello del luglio 2009 deplorò la repressione del regime iraniano contro gli oppositori scesi in strada a protestare contro i brogli elettorali, ma la repressione da allora si è soltanto fatta più selvaggia e inumana. Lo stesso G8 fissò pure una “deadline” atomica, un ultimatum: spiegateci entro settembre 2009 che intenzioni avete a Teheran con il vostro programma nucleare. Siamo a marzo dell’anno dopo e nulla è stato ancora chiarito. Resta un conforto residuale. Perseverare a invocare misure dure e severe contro l’Iran a ogni G8 e a ogni incontro ufficiale scandisce il conto alla rovescia per il tempo in cui, esperito ogni genere di manovre e pressioni diplomatiche, si potrà e si dovrà cominciare a parlare apertamente di opzione militare.
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