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La Stampa Rassegna Stampa
28.03.2010 Ecco l'America di Obama
Due servizi di Maurizio Molinari

Testata: La Stampa
Data: 28 marzo 2010
Pagina: 15
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: «Il nuovo barack, telefoni in faccia e muso duro-L'america di Obama stacca la spina a "24" il serial antiterrorismo»

Sulla STAMPA di oggi, 28/03/2010, a pag.15 e 39, due servizi sull'America obamiana di maurizio Molinari. Il primo, preoccupante, per noi che scriviamo, ci presenta un Presidente che confonde la Casa Bianca con un campo di basket. Il secondo conferma che gli Usa continuano a percorrere la strada della sottovalutazione dei pericoli che il terrorismo rappresenta.
Ecco gli articoli:

" Il nuovo barack, telefoni in faccia e muso duro "


Barack Obama,  Dimitri Medvedev

Benjamin Netanyahu non è stato il primo leader straniero a saggiare il nuovo approccio di Barack Obama alle relazioni internazionali. A suggerirlo è il tam tam di Washington sul retroscena che ha portato al raggiungimento dell’accordo Start con il Cremlino sulla riduzione del 30% delle armi strategiche. Oltre due settimane fa, ben prima dunque della crisi con Israele innescata dalle 1.600 nuove case costruite a Gerusalemme Est, Obama era al telefono con il collega russo Dmitry Medvedev per discutere sui dettagli dello Start e quando si sentì ripetere per l’ennesima volta la richiesta di stabilire un collegamento diretto con la difesa antimissile americana, rispose dicendo «così non si va da nessuna parte». E chiudendo la comunicazione senza troppi complimenti. Almeno in un’altra occasione Obama avrebbe interrotto di sua volontà un colloquio telefonico con Medvedev. Il risultato è stato un accordo Start che non include riferimenti allo scudo antimissile Usa - anche se Mosca dà un’interpretazione diversa - e che ha dato alla Casa Bianca l’occasione di far filtrare la nuova immagine di un presidente assai grintoso con i leader stranieri.
Finora Obama è stato bersagliato dall’opposizione repubblicana a causa dei cedimenti, di forma e sostanza, attribuiti alla sua politica estera: dai pronunciati inchini personali di fronte al sovrano saudita, alla regina britannica e all’imperatore nipponico, fino alla modifica unilaterale dello scudo antimissile per andare incontro alle obiezioni russe, ai messaggi segreti agli ayatollah di Teheran e alle pacche sulle spalle ad avversari dichiarati come il venezuelano Hugo Chavez. Obama adesso dimostra di volersi togliere tale immagine di leader remissivo ed eccessivamente buonista. Da qui l’accento su un approccio assai più determinato, che si è manifestato prima chiudendo il telefono a Medvedev almeno in due occasioni e poi abbandonando a sorpresa Netanyahu nella Roosevelt Room della Casa Bianca per andare a cenare con Michelle nella East Wing. Il messaggio è chiaro: se Barack lo ha fatto con Russia e Israele, potrebbe ripeterlo con chiunque. Rispolverando l’approccio «tutto gomiti» alla politica degli anni di Chicago, come anche della passione per lo «street basket» che ha in comune con Craig Robinson, fratello di Michelle.

"L'america di Obama stacca la spina a "24" il serial antiterrorismo"

CORRISPONDENTE DA NEW YORK
Poche settimane dopo l’11 settembre 2001 su Fox tv debuttò il serial 24 sulle gesta di Jack Bauer, eroe della guerra al terrorismo che per otto lunghe stagioni ha interpretato le emozioni della guerra contro Al Qaeda. Ma oggi l’America è cambiata, il nuovo presidente Obama punta sul dialogo con gli avversari e combatte in Afghanistan nel segno del pragmatismo: 24 di conseguenza appare superato, segna un indebolimento di spettatori e la Fox di Rupert Murdoch, di orientamento conservatore, ne trae le conseguenze in nome della legge di mercato, stabilendo per maggio l’ultima puntata.
Kiefer Sutherland ha dato il volto a Jack Bauer regalando a 24 ben 68 nomination ai premi Emmy e nel 2006 incassando quello come migliore attore per essere riuscito, come scrisse il New York Times, a incarnare la «convergenza fra vita reale e fantasia di Hollywood». La produzione di 24 era iniziata prima dell’11 settembre ma il debutto avvenuto subito dopo - come per il saggio sull’Islam What Went Wrong di Bernard Lewis - gli consentì di interpretare valori e temi in quel momento prevalenti, sullo sfondo di puntate di 1 ora ciascuna dove i fatti avvenivano in tempo reale. Bauer è stato così protagonista della difesa del presidente americano (nero) da un complotto jihadista, testimone dell’esplosione di un’atomica su Los Angeles, impegnato negli «interrogatori rafforzati» dei terroristi e poi processato per averli condotti, in prima fila nella caccia ad Al Qaeda in Africa e, nelle ultime puntate, nella difesa di New York dalla minaccia di un attacco devastante. Le gesta con cui Jack Bauer ha difeso l’America hanno tenuto banco negli anni di Bush: il giudice Antonin Scalia e il giurista John Yoo le hanno evocate per disegnare i pericoli portati dalla Jihad, i gruppi per la difesa dei diritti civili le hanno condannate come simbolo di «miti negativi» a cominciare dal ricorso alla tortura. Il risultato è stato nel più lungo serial di azione della tv americana, accompagnato da un pubblico fra i 10 e 15 milioni di spettatori. Gli ultimi dati si sono attestati a 11,5 milioni ma lo staff di Murdoch li ha valutati «non sufficienti» per continuare, lasciando supporre che la scelta nasca dalla convinzione che il dopo-11 settembre sia terminato anche in tv. D’altra parte gli Oscar a The Hurt Locker e il nuovo serial Hbo The Pacific raccontano eroi diversi da Bauer perché non interpreti di un confronto ideologico fra bene e male ancorchè sempre impegnati a combattere i nemici dell’America. Resta da vedere come Fox sostituirà Bauer. Sutherland fa già sapere che si dedicherà a un film su 24, convinto che il post-11 settembre non sia finito.

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