Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli
" Come essere padroni della realtà perché appaia come fa comodo "
I simboli di Al Fatah (a sin.) e Hamas, quanto si assomigliano...
Cari amici,
avete visto che a forza di dare schiaffoni a quel ragazzaccio di Israele i risultati si ottengono? Così ha detto Hilary Clinton, più o meno; e ha ragione, ragionissima. Come lamentava il “Manifesto” un paio di giorni fa, i palestinesi sembravano apatici, disinteressati, poco desiderosi di manifestare, “incapaci di difendere i loro stessi interessi”. Se non ci fossero i militanti della sinistra israeliana ed internazionale che vanno a manifestare per loro, proteste come quelle contro le “colonie” israeliane di Gerusalemme si spegnerebbero da sole. Non che ammazzare e farsi ammazzare per impedire la costruzione di qualche appartamento nei quartieri ebraici o peggio la ricostruzione di una sinagoga distrutta dai giordani nel bel mezzo del quartiere ebraico di Gerusalemme vecchia non interessasse loro, che preferissero per una volta occuparsi di cose normali come il lavoro, l’amore e lo sport invece di fare manifestazioni e sommosse. Questo no: erano apatici, incapaci di seguire le illuminate indicazioni dei loro bravissimi dirigenti.
Ma è bastato qualche “schiaffone” americano e – eccoli qua – si sono svegliati: non tutti, magari solo le “avanguardie”, che del resto sono quelle che contano per i vecchi nostalgici di Lenin del “Manifesto” e per gli obamiti che hanno il rapporto proattivo con la realtà che vi racconterò fra un attimo: uno schiaffone o due e subito è esplosa una bombetta a Gaza facendo due morti fra gli “occupanti” dell’esercito israeliano (che stavano dalla loro parte del confine, ma sempre occupanti sono, in quanto Giudei, naturalmente, che non devono avere un posto al mondo che sia loro). Che bello, no? E’ partito anche qualche petardo di gioia dalla striscia, di quelli innocui che hanno ammazzato un contadino la settimana scorsa; ma anche quello è un morto che non conta perché lavorava per un kibbutz, dunque era un servo degli occupanti, bersaglio legittimo per i giochini dei palestinesi. Insomma, a furia di schiaffoni la guerra di Gaza sembra ripartire: e poi dicono che l’Amministrazione Obama non conclude niente! Complimenti!
A proposito di Clinton, c’è un piccolo aneddoto rivelativo che i giornali italiani non hanno riportato. Nel tentativo di mostrarsi equilibrata dopo gli schiaffoni, la segretaria di stato americano parlando al convegno dell’Aipac, l’organizzazione politica degli ebrei americani, ha detto che deplorava gli “incitamenti” palestinesi all’odio e alla violenza, per esempio la dedica di una piazza (dopo una scuola, un centro computer, un torneo di calcio e cento altre cose) alla terrorista Dalal Mughrabi, responsabile trent’anni fa del sequestro di un autobus sull’autostrada costiera e di conseguenza della più terribile strage di civili israeliani compiuta dal terrorismo palestinese. La cosa notevole è che Clinton ha attribuito la dedica della piazza, che è avvenuta nel bel centro di Ramallah, capoluogo dell’Autorità Palestinese, non all’Autorità o a Al Fatah che ne è la forza politica dominante (http://www.jpost.com/Opinion/Op-EdContributors/Article.aspx?id=171698) bensì ad Hamas. E dire che per onorare la “martire” si sono spesi di persona più volte Abu Mazen, Fayad, insomma tutto il vertice della nomenclatura dell’ANP, le loro radio, televisioni, giornale, movimenti giovanili ecc.
E’ una gaffe? E’ ignoranza? Un messaggio trasversale? Se lo sono chiesti in tanti, fuori dal’Italia dove la stampa non si occupa di nient’altro che non siano intercettazioni telefoniche, e datoche la Clinton ha parlato in pubblico, non interessa. A me sembra che la risposta sia più semplice. Semplicemente c’è uno schema: i palestinesi sono buoni, Israele è cattivo; i palestinesi vogliono la pace, Israele no. Ma capita piuttosto spesso che i palestinesi di fatto non vogliano la pace, incitino alla violenza ecc. Dopotutto sono in guerra con gli occupanti, no? Devono fare qualcosa per ricacciarli in mare, poveri cocchi. E, come spiegava Mao Tse-Tung, la rivoluzione non è un pranzo di gala…
Allora come si fa per renderli buoni? Semplice, si negano che siano i palestinesi a compiere le azioni bellicose, il terrorismo, la loro esaltazione, almeno che siano quelli buoni e ufficiali: eventualmente sono i discoli di Hamas, che qualche volta, bisogna ammetterlo, fanno qualcosa che non va, tanto anche loro hanno un loro travestimento buono, che si chiama “i palestinesi di Gaza”. Eventualmente, sulla stessa strada, si moltiplicano le entità “praeter necessitatem”, alla faccia del buon vecchio Occam. Così, se da Gaza parte un razzetto che ammazza un contadino in territorio israeliano, mentre la responsabile degli esteri di Eurabia Ashton sta lì in missione (per parlare con “i palestinesi di Gaza”, naturalmente, con con Hamas), la colpa non è neppure di Hamas, ma di un misterioso gruppo salafita o di Al Qaida, che fa sempre comodo come spaventapasseri. Per questa ragione, la colpa (o il merito) dei razzi contro Israele non è di Hamas, che pure controlla il territorio, ma di altri e Ashton può deplorare “qualunque violenza”. Allo stesso modo la piazza dedicata a Ramallah non va messa in conto all’Autorità Palestinese ma a Hamas. Basta trattare i fatti come il Pongo: si piegano, si modellano, si rinominano a piacere, se occorre si negano. Come per quel personaggio di “Alice nel paese delle meraviglie”, Humpty Dumpty, che paga le parole perché significhino solo quel che vuole lui, “non di più e non di meno”, anche se non c’entra nulla col significato condiviso, così l’Amministrazione di un premio Nobel preventivo ritiene infatti di essere padrona della realtà perché appaia come le fa comodo, non di più e non di meno. E se qualcosa non quadra coi fatti, peggio per loro.
Ugo Volli