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La Stampa Rassegna Stampa
24.03.2010 Condannato all'ergastolo un criminale nazista
Durante il processo non ha mostrato nessun segno di pentimento per gli omicidi commessi

Testata: La Stampa
Data: 24 marzo 2010
Pagina: 17
Autore: Alessandro Alviani
Titolo: «Ergastolo alla SS di 88 anni. Freddò tre civili»

Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 24/03/2010, a pag. 17, l'articolo di Alessandro Alviani dal titolo " Ergastolo alla SS di 88 anni. Freddò tre civili ".

La notizia è stata riportata sui quotidiani italiani di questa mattina. Tutti hanno dato molto rilievo all'età avanzata di Heinrich Böre, come se la cosa avesse importanza. Un criminale nazista, regolarmente processato e condannato all'ergastolo resta tale, anche se ha compiuto 88 anni. La sua età non cancella i crimini commessi in passato. E insistere nei titoli sull'età avanzata dà di lui un'immagine di fragilità che non giustifica il passato.
Ecco l'articolo:


Heinrich Böre

Sarà forse perché, dentro di sé, non si è mai sentito davvero colpevole. O perché sa che, quasi sicuramente, non sconterà la pena. Fatto sta che ieri, mentre ascoltava la sentenza che lo condannava all'ergastolo per aver ucciso tre civili nel 1944, Heinrich Böre, uno degli ultimi membri delle SS portati alla sbarra in Germania, è rimasto impassibile. Seduto su una sedia a rotelle e avvolto in un maglione rosso a righe bianche, non ha fatto neanche una smorfia mentre Gerd Nohl, il giudice del tribunale di Aquisgrana che stava decidendo del suo destino, definiva quegli omicidi «brutali e vigliacchi».
In realtà lo stesso Nohl ammette che probabilmente, coi suoi 88 anni e i vari acciacchi, Böre non varcherà mai la soglia del carcere: «Detto sinceramente non credo che questa pena verrà eseguita». Il procedimento potrebbe trascinarsi ancora per anni, visto che gli avvocati difensori vogliono ricorrere alla Cassazione tedesca e, se necessario, alla Corte di giustizia europea. Eppure sia il pubblico ministero sia i parenti delle vittime, ieri, erano soddisfatti. La condanna chiude infatti una vicenda iniziata settant'anni fa.
Era il 1940 quando Böre, figlio di un olandese e di una tedesca, si iscrisse volontariamente alle Waffen-SS; dopo due anni sul fronte orientale tornò nell'Olanda occupata ed entrò nel Feldmeijer, un reparto speciale delle SS che aveva il compito di distruggere la resistenza olandese, vendicandosi sui civili in caso di attacchi contro i tedeschi. Le vittime venivano scelte a caso tra le persone sospettate di antinazismo: fu così per Fritz Bicknese, un farmacista di Breda che Böre freddò il 14 luglio del 1944; per Teunis de Groot, un commerciante di bici che alle 7.30 del 3 settembre si trovò alla porta Böre e - prima di essere colpito a bruciapelo - si scusò con lui per non essersi ancora vestito; e per Frans-Willem Kusters.
Böre, fuggito nel 1947 da un campo di prigionia, si rifugiò in Germania e si ricostruì una vita da minatore a Eschweiler, non lontano da Aquisgrana. È lì che ha vissuto indisturbato fino al 2008, nonostante una condanna a morte (poi tramutata in ergastolo) pronunciata contro di lui da un tribunale di Amsterdam già nel 1949 e nonostante il suo nome fosse finito, col passare dei decenni, al sesto posto nella lista degli ex nazisti più ricercati stilata dal Centro Simon Wiesenthal.
Per tutto il processo Böre - che per ora potrà tornare nel suo ospizio a Eschweiler - non ha mostrato segni di pentimento. «Da soldato semplice ho imparato a eseguire gli ordini. Se non li avessi eseguiti, avrei infranto il mio giuramento e sarei stato ucciso», è stata la sua unica dichiarazione in cinque mesi di dibattimento. Troppo poco, per il giudice Nohl. E poco anche per i parenti delle vittime, che però, al pari del Centro Wiesenthal, hanno accolto con soddisfazione la sentenza. «Gli auguro lunga vita, così potrà restare per molti anni in carcere», ha detto Teun de Groot, il figlio del commerciante ucciso nel 1944.

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