Spagna: un vignettaro pro al Qaeda i suoi disegni inneggiano alla riconquista islamica della Spagna
Testata: Libero Data: 24 marzo 2010 Pagina: 21 Autore: Andrea Morigi Titolo: «Rischia 18 mesi per una vignetta pro Al Qaeda»
Riportiamo da LIBERO di oggi, 24/03/2010, a pag. 21, l'articolo di Andrea Morigi dal titolo " Rischia 18 mesi per una vignetta pro Al Qaeda ".
Si rifiutano di chiamarla Spagna. Anche dopo cinque secoli dalla Reconquista cattolica, per i fondamentalisti islamici quel territorio è ancora Al Andalus. Ci vogliono piantare la bandiera di Allah e, per ora, la conficcano soltanto nelle vignette come quelle disegnate dallo spagnolo convertito all’islam Gonzalo Lopez Royo, sotto il titolo minaccioso “Siamo tornati”. Non soddisfatti, esaltano le gesta dei terroristi come Osama bin Laden e Abu Musab Al Zarkawi. E sia ben chiaro, scriveva l’arti - sta in un forum nel 2006, che «quando lavoro sui mujaheddin, i miei disegni non sono semplici ritratti o caricature. È ovvio che li sto glorificando». Lo hanno processato per apologia di terrorismo e la sentenza è attesa per le prossime settimane. Contro di lui la pubblica accusa ha confermato due giorni fa la richiesta di 18 mesi di carcere. Il fumettista, che gestiva anche un negozio di libri e cartoon a Saragozza, è accusato di aver diffuso in internet migliaia di messaggi e decine di vignette e video dove chiede ai capi di Al Qaeda e ai mujaheddin in generale di riconquistare la parte di penisola iberica che fu dominio arabo tra il 711 e il 1492. FUMETTI PER AL QAEDA Insieme a lui, è comparso in tribunale anche un coimputato, il marocchino Fath Allah Sadaq, accusato di aver diffuso su Internet, oltre alle “opere” di Lopez Royo anche filmati di attentati compiuti da terroristi islamici. Royo si è difeso nel processo affermando che il suo obiettivo era far recuperare alla Spagna «lo splendore del califfato». E la jihad non sarebbe altro che un mezzo legittimo per tornare in possesso di quanto spetta all’islam, una guerra di resistenza come quella combattuta dagli spagnoli contro le truppe napoleoniche nel 1808. Tra le vignette pubblicate dallo spagnolo, ci sono marines disegnati nel mirino, o le Torri Gemelle di New York in fiamme che cadono su migliaia di persone vestite da sanfermineros (chi corre nella festa dei tori di Pamplona vestito di bianco con fazzoletto rosso al collo), con le quali lo spagnolo partecipò a un concorso di fumetti antisemiti organizzato dall’Iran. A giudicare dal tenore dei suoi messaggi, l’obiettivo primario era la Chiesa: «Senza alcun dubbio i cattolici sono il ramo più osceno e corrotto del cristianesimo», accusava sul web. Reagiva contro la lezione sull’uso della ragione, pronunciata da Papa Benedetto XVI a Ratisbona nel 2006. Ma si trattava soltanto di un pretesto. In realtà, li accusava di essere infedeli usurpatori, i “kuffar”, i miscredenti colpevoli di aver (ri)occupato Al Andalus. Che «non è come la Francia o l’Inghilterra. Questa sì che è terra islamica, vinta dai musulmani e un territorio che è islamico una volta lo è per sempre», spiegava, con il nickname “sa - laam 1420” ai suoi interlocutori sulla rete per giustificare la propria pretesa di costituire un califfato in Spagna. In casa, la polizia gli aveva trovato anche materiale propagandistico dell’Eta basca e dei terroristi comunisti del Grapo, oltre a manuali per confezionare bombe artigianali. Pare che non intendesse entrare personalmente in azione per colpire la Spagna. Ma se qualcun altro se ne fosse incaricato, non gli sarebbe dispiaciuto. Per le 191 vittime delle stragi di Atocha dell’11 marzo 2004 aveva parole di scherno. I caduti che onorava erano soltanto quelli che morivano permano dei“miscredenti” in Afghanistan, in Cecenia o in Iraq. Delresto, per lui i salafiti sonoparagonabili all’Opus Dei. E senza nemmeno far riferimento ai romanzi di Dan Brown. FOLLE PER ALLAH Un po’ di carcere sembra avergli giovato. Nel processo, Royo si è detto pentito e disposto a chiedere scusa «tutte le volte necessarie» oltre che a prestare volontariato per le organizzazioni delle vittime del terrorismo. Per gli psicologi l'uomo ha «una personalità immatura e una bassa autostima» che gli impediscono di «controllare la sua emotività». Se si tratti soltanto di una strategia processuale volta a farlo passare per un folle, lo decideranno i giudici. Ma anche un matto può uccidere.
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