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Il Foglio - Il Sole 24 Ore Rassegna Stampa
23.03.2010 Turchia: e poi vuole entrare in Europa
Dopo aver imbavagliato la stampa e i laici, Erdogan cerca di fare lo stesso coi giudici e intensifica i rapporti con l'Iran

Testata:Il Foglio - Il Sole 24 Ore
Autore: La redazione del Foglio - Vittorio Da Rold
Titolo: «Il piano di Erdogan per neutralizzare i giudici (dopo i militari) - Ankara tradisce la Ue con l'Asia»

Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 23/03/2010, a pa. 3, l'articolo dal titolo " Il piano di Erdogan per neutralizzare i giudici (dopo i militari) ". Dal SOLE 24 ORE, a pag. 31, l'articolo di Vittorio Da Rold dal titolo " Ankara tradisce la Ue con l'Asia " . Ecco i due articoli:

Il FOGLIO - " Il piano di Erdogan per neutralizzare i giudici (dopo i militari) "

Istanbul. Il premier turco, Recep Tayyip Erdogan, muove una nuova pedina nello lotta contro i vecchi apparati dello stato. Il suo ministro della Giustizia, Sadullah Ergin, ha presentato ieri in Parlamento una bozza che prevede la modifica di 24 articoli della Costituzione. Le novità riguardono soprattutto la Corte suprema, che oggi ha sette membri ma in futuro ne potrebbe avere ventuno, ma anche l’esercito: se gli emendamenti proposti ieri passeranno l’esame, i militari non saranno più giudicati da corti marziali ma dai tribunali civili. Secondo Ergin, questa riforma impedirà ai magistrati di avere troppo potere. “In Turchia c’è un problema – ha detto in una intervista la scorsa settimana – I tribunali hanno un ruolo più importante del Parlamento e fanno le leggi da sé. Non stiamo cercando di mettere i magistrati sotto assedio: vogliamo soltanto stabilire una reale separazione dei poteri, che impedisca al sistema giudiziario di intervenire sul Parlamento e sulla democrazia”. Il testo presentato ieri in Parlamento limita i casi in cui un partito politico può essere dichiarato fuorilegge – è accaduto a venti formazionidal 1982, e il partito di Erdogan, l’Akp, ha rischiato di finire nella lista un paio d’anni fa. Ergin ha espresso la volontà di trattare con l’opposizione, ma non ha escluso l’ipotesi di ricorrere al referendum nel caso in cui le cose dovessero mettersi male. Le proposte del governo hanno aperto un nuovo scontro tra il primo partito della Turchia, l’Akp, molto popolare fra gli elettori islamici, e gli organismi della tradizione kemalista, come l’esercito e la magistratura. La tensione è alta da settimane. Decine di ufficiali dell’esercito sono finiti in carcere all’inizio del mese con l’accusa di avere un piano per rovesciare il governo, altri si sono suicidati per evitare l’onta: non era mai accaduto. Erdogan è al potere dal 2003. Il suo arrivo al governo ha inasprito le divisioni fra lo stato laico e una nuova classe dirigente cresciuta in Anatolia, dove le tradizioni religiose sono più forti. L’islam è decisivo in questa storia ma non è tutto: l’ascesa dell’Akp è avvenuta grazie al sostegno di uomini d’affari arrivati a Istanbul dalle province asiatiche con l’obiettivo di scalzare la vecchia leadership della città. Oggi molti di loro possono dire di avere raggiunto l’obiettivo. Il premier non ha mai avuto un rapporto facile con i tribunali. Nel 2007 la Corte costituzionale ha bocciato una legge che avrebbe permesso alle donne di portare il velo nelle università. L’anno successivo un tribunale ha messo sotto processo lui, il presidente della Repubblica, Abdullah Gul, e decine di esponenti dell’Akp per attività sovversive. Il caso è terminato senza conseguenze, ma le relazioni tra i due blocchi sono rimaste tese. Secondo il ministro Ergin, il nuovo testo sulla giustizia permetterà al paese di raggiungere un livello di stabilità pari a quello degli altri paesi europei. Se gli emendamenti passeranno l’esame dell’Assemblea nazionale, il governo potrà indicare i nomi di cinque o sei giudici della Corte suprema, un meccanismo simile a quello previsto in Italia, Spagna e Francia. Per l’opposizione si tratta semplicemente di un sistema per ridurre l’indipendenza dei magistrati attraverso una serie di nomine politiche. Sulla carta l’Akp non ha i numeri per approvare la riforma nell’aula del Parlamento: controlla 337 seggi su 550, trenta in meno rispetto a quelli necessari. Ha la forza, però, di rinviare la decisione al popolo attraverso un referendum e il ministro Ergin pare avere tutta l’intenzione di mettere la riforma nelle mani della gente. A quel punto, Erdogan e l’Akp potrebbero sfruttare il grande consenso fra gli elettori per risolvere i problemi con i giudici. La Turchia non può fare a meno di portare a termine le riforme se vuole proseguire il percorso di avvicinamento all’Unione europea, ma l’idea che questa fase sia diretta da un partito come l’Akp spaventa milioni di cittadini. Molti pensano che Erdogan abbia un’agenda segreta per sostituire i princìpi laici dell’ordinamento kemalista con una serie di norme vicine ai precetti del Corano. Per questo l’opposizione cercherà con tutti i mezzi di bloccare gli emendamenti alla Costituzione promessi da Ergin: una volta allentata la resistenza della Corte suprema sarebbe molto più difficile impedire all’Akp di trasformare la Turchia in un paese meno laico di quanto lo sia ora. L’altro grande fronte dello scontro riguarda l’esercito. I giornali parlano ancora del Boylok, il complotto che sarebbe nato negli ambienti militari per rovesciare il governo. Il capo delle forze armate, Ilker Basbug, fatica a difendere i suoi uomini. “L’incidente è serio – ha detto – Il più serio che sia mai accaduto all’interno dell’esercito”. Cordiali coi vicini, forse troppo con l’Iran Per il momento, l’Unione europea non pare preoccupata dalle mosse di Erdogan. Il commissario per l’Allargamento, Stefan Fule, era ad Ankara la scorsa settimana per incontrare il ministro degli Esteri, Ahmet Davutoglu, e ha elogiato gli sforzi del governo turco e ha garantito sostegno al processo che porterà il paese nell’Ue. Davutoglu è fra gli artefici principali di questa fase politica: un suo libro, “Profondità strategica”, è considerato la vera dottrina dell’Akp in fatto di politica internazionale. Il programma prevede la graduale riduzione dei conflitti coi vicini di casa, il che ha permesso al governo di avere rapporti migliori con la Grecia e con l’Armenia, ma anche con l’Iran. Ne hanno fatto le spese soprattutto le relazioni con Israele, una circostanza inedita per un paese che fa parte della Nato e partecipa alle principali operazioni contro il terrorismo internazionale. Negli ultimi giorni è stato ad Ankara anche il capo dell’esercito israeliano, Gabi Ashkenazi, per ricucire i rapporti con il migliore alleato di Gerusalemme in medio oriente.

Il SOLE 24 ORE - Vittorio Da Rold : " Ankara tradisce la Ue con l'Asia "

Il vento sta girando verso Oriente sulle rive del Bosforo? La Turchia sembra guardare sempre più alla sponda asiatica e volta le spalle alla Ue? Sì, il fascino europeo perde smalto nell'opinione pubblica turca, stanca di tante promesse e pochi risultati in un processo d'integrazione senza fine ed entusiasmi. Ma se tutti sanno che la politica "neottomana" del ministro degli Esteri, Ahmet Davutoglu, guarda con sempre maggior insistenza a Oriente, non tutti sanno che la stessagiravolta lasta facendo anche l'economia.
Nel periodo 2007-gennaio 2010 la quota totale di interscambio commerciale della Turchia con la Ue è calato dal 46,52% al 41,64%, una forte frenata registrata in soli tre anni che – secondo i dati elaborati dall'Ice di Istanbul – esprime un forte riorientamento commerciale verso altre aree economiche. A far da motore al commercio di Ankara ora è il Medio Oriente la cui quota totale è passata dal 6,20% al 12,27%, un raddoppio in 36 mesi e in un momento di crisi globale, segno che vecchi dissapori sono stati superati e nuove alleanze sono state strette con profitto.
In Siria ad esempio è la Turchia il paese con la più alta quota di investimenti esteri nel paese (14,4%). Un risultato impensabile solo alcuni mesi or sono dopo che il polveroso confine, dove Ankara e Damasco si guardavano in cagnesco, è stato riaperto agli scambi commerciali. Un'altra novità è stata l'apertura con Teheran, nonostante le perplessità di Washington. Lo scorso anno i due paesi hanno messo a segno un interscambio di 5 miliardi di dollari, ma l'obiettivo è quadruplicarli in cinque anni.
L'effervescenza economica è aiutata anche da una Turchia determinata a sostenere - secondo il ministro turco Cevdet Yilmaz la candidatura iraniana nella Wto. Non solo. Yilmaz e il ministro degli Esteri iraniano Manuchehr Mottaki hanno detto che questo secolo sarà «l'epoca d'oro»delle relazioni fra i due paesi. Frasi di circostanza? Non proprio, visto che i due hanno varato a gennaio un comitato misto per gli investimenti (sono mille le imprese iraniane operanti in Turchia), puntano a costituire aree di libero scambio per le imprese turche nelle isole iraniane nello Stretto di Hormuz, di avviare delle aree industriali nella Turchia orientale, e di affidare ai turchi la costruzione di alcuni aeroporti e tratte ferroviarie iraniane.
Novità anche con l'Iraq, dove il «made in Turkey» furoreggia. Nel 2009 l'interscambio è statodi 5,2 miliardi di dollari con un saldo attivo per la Turchia di 4,2 miliardi di dollari (l'export turco verso l'Iraq è cresciuto nel 2009 del 30,9% rispetto al 2008 e l'Iraq si posiziona ai primi posti come mercato di sbocco delle merci turche). Un altro settore dove la presenza turca si sta rafforzando è quella delle infrastrutture. Lo scorso anno ben 44 progetti (autostrade, ponti, ospedali, abitazioni, principalmente nel nord dell'Iraq) sono stati assegnati a contractor turchi per 1,2 miliardi di dollari. Poi c'è l'ipotesi di migliorare l'oleodotto KirkukCeyhan, al momento operante a un terzo della portata.
Il secondo punto di forza dell'export turco è l'Asia centrale, dove l'interscambio di Ankara ha avuto un leggero ma costante incremento passando dal 14,02% al 15,72% del totale. A far la parte del leone è stato il Kazakhstan: le relazioni fra i due stati sono state sempre ottime sin dall'indipendenza di Astana nel 1991, ma ultimamente il " riorientamento" turco della politica commerciale estera e la sempre maggiore importanza dei corridoi energetici che attraversano la Turchia, ma che necessitano di essere "riempiti" di gas e petrolio, stanno rivitalizzando questa naturale amicizia frai due paesi e l'area turcofona in generale dell'Asia centrale. L'interscambio commerciale lo scorso anno ha toccato i 2,4 miliardi di dollari, con un incremento di oltre il 40%. L'obiettivo è giungere a 5 miliardi di dollari.

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