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Napolitano in Siria, quelle parole di troppo 22/03/2010
Se il perentorio invito, rivolto ad Israele, di sloggiare dal Golan fosse stato espresso  dall'equi-distante bin D'Alem, "il più bel fico del bigoncio", a detta dell'emerito ed ironico Presidente Cossiga, uno che va a braccetto col capo dei terroristi Hezbollah e non nega di "fornicare" con la benemerita Hamas, mentre ha sempre il dito puntato contro Israele, mai contro la sua controparte (e si autodefinisce:"equidistante"!), avremmo pensato alla solita "manfrina"; questa volta, invece, a lasciarci stupefatti (o, peggio, "putrefatti")  ed in vena di guadagnarsi la benemerenza del mondo arabo, si è sbilanciato troppo in avanti nientemeno che il Presidente Napolitano. Memori  dei fasti e della Storia dell'antica Roma, molti in tempi più o meno recenti hanno cercato di riportare l'Italia al prestigio del "bel tempo antico", con effetti disastrosi o rischiando di "pisciare fuori del pitale". E avete notato da quanti Pulpiti partano più che inviti, proprio degli ukase indirizzati verso Israele e, ribadisco, mai contro i terroristi e i loro Pupari? Lo so, non è facile racapezzarsi nell'intricato ginepraio mediorientale, tanto più che si è catalizzato un coacervo d'interessi contrassegnato politicamente proprio dai tre colori: rosso, nero e verde, cagliati, ma guarda un po', dall'acqua santa di buona parte delle Chiese Cristiane (Cattolica compresa, ovviamente); onde per cui è facile far passare l'agressore per l'aggredito,questi per nazista, nascondendosi, il terrorista, dietro la carrozzina con il bambino e confondere  Democrazia con  Satrapia. Ed è passato, ovviamente, pure il messaggio che sia Israele a non voler la pace, mentre i "poveri" palestinesi, esibendo il "gioco delle parti" (una fazione fa finta di volerla, mentre l'altra continua la strategia stragista), pretendendo da Israele confini da questa ritenuti, a ragione, indifendibili, imponendo il rientro in "Palestina" di alcuni milioni di cosiddetti "profughi a vita con diritto di successione" , quelli allevati in batteria nei campi di segregazione dei "beneamati fratelli arabi", siano le vittime predestinate . Beh, in altre parole, questi figuri vogliono tutto il territorio, dal fiume Giordano al mare, per riportarci il deserto e le paludi, altro non saprebbero fare, men che meno uno Stato Democratico.
Spiace vedere il Presidente Napolitano, persona che ricordo molto accorta nel mantenersi ben smarcato nel gruppo dirigente del P.C.I., non lasciandosi invischiare nell'adulazione dell'Unione Sovietica, cadere in questa trappola "EUROARABA"; ma, mi son domandato, chi lo abbia mal consigliato e il mio pensiero è corso a quell'onorevole "trichiappe"(ma può darsi che io abbia saltato qualche passaggio, onde per cui anziché "tri" sia già "quater", ex bancario e associato alla famiglia dei batraci dai vignettisti più feroci, che nella Repubblica Socialista Satrapa di Siria si trova come a casa sua. Ma questa, ammetto, può essere una mia cattiveria, perché, pensandoci bene, non credo che quei due possano "cagliare" tra di loro. Caro Presidente, senza affidarsi al "pioniere" col fazzoletto rosso al collo, che fu il Massimino ("migliorino"per gli invidiosi), si faccia raccontare da persone più affidabili, cos'era diventato il Golan prima della Guerra dei Sei Giorni: un poligono di tiro dove andavano ad esercitarsi le truppe della Satrapia Siriana (noti le due iniziali, per cortesia e ci faccia caso) sparando contro i "coloni", ma no, chiamiamoli con il loro vero nome, agricoltori, che impastavano sudore e sangue nell'intento, riuscito, di strappare quella terra al deserto. Poi, mi creda, conoscendoLa, troverà anche il coraggio di chiedere scusa.
bruno basso  

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