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Il caso Tramballi: lettera a Gianni Riotta 22/03/2010
Gentile Direttore,
dopo la lettura dell'articolo di Tramballi pubblicato oggi, mi permetto di
inviarle alcune riflessioni.
Il corrispondente inizia con dei riferimenti agli ebrei osservanti che
"volano all'altezza di minareti e campanili", con chiaro, ma gratuito,
riferimento al sogno yiddish dei Luftmenshen, come riconosce più sotto nel
testo; non credo che in una situazione così complessa come quella di
Gerusalemme siano opportune queste digressioni che, come minimo, possono
urtare la sensibilità di molti, ma certo non servono a spiegare al lettore
la realtà di Gerusalemme; città nella quale ebrei ed arabi,
osservanti e non, camminano tranquillamente nelle stradine dei quattro
quartieri senza problemi. Nello stesso modo va quindi criticata
l'espressione "hanno deciso di vivere per affermare l'esclusività ebraica di
Gerusalemme". Le cose non stanno affatto così, e chiunque si rechi a
Gerusalemme e nelle altre città storiche del giudaismo si rende
perfettamente conto che piuttosto hanno deciso di vivere lì per mantenere la
forte presenza ebraica - sempre esistita nel corso della storia - che altri
VOGLIONO CANCELLARE. Questa è la dichiarata ed effettiva volontà dei
responsabili di Israele, alla quale il suo corrispondente si deve riferire
nei suoi servizi.
Parimenti appare del tutto fuori luogo la descrizione delle famiglie di
questi ebrei osservanti di Gerusalemme: "...assieme alle mogli con i capelli
nascosti, e ai figli che vestono già da rabbini adulti come i padri";
Tramballi non può certo negare una sua a mio avviso discutibile forma di
Sarcasmo verso queste persone che, come altri dall'altra parte della
barricata, vivono secondo regole e tradizioni millenarie che nessuno ha il
diritto di criticare.
Ma più incomprensibile per un giornale come Il Sole 24 Ore è quanto scrive
dopo: parla infatti di "piani regolatori, leggi ottomane, perfino
l'archeologia. E denaro, tanto denaro". Che sul giornale da lei diretto si
critichi una città dove finalmente vengono creati dei piani regolatori
appare inverosimile. Alle leggi ottomane si ricorre, giustamente, per
ricostruire la verità storica di aree che hanno subito, negli ultimi 62 anni
almeno, incredibili stravolgimenti. Ed all'archeologia si fa riferimento
sulla base di reperti che gli israeliani trovano, a dimostrazione della loro
storia, purtroppo negata, in modo sempre più assurdo, dalle autorità arabe,
anche da quelle cosiddette moderate (gli ebrei mai avrebbero vissuto in
Gerusalemme). E trascuro qui le vergognose distruzioni archeologiche
effettuate dalle autorità islamiche sul Monte del Tempio, nel totale
disinteresse di Tramballi. Quanto al denaro, vorrà convenire che ne arriva
in abbondanza per entrambi i contendenti, ma con fini non del tutto
confrontabili.
Tramballi scrive poi: "Per intensificare l'insediamento ebraico a
Gerusalemme est", dimenticando, in modo scorretto nei confronti dei suoi
lettori, che nel luogo dove dovranno essere costruiti questi 1600 alloggi
tanto discussi vi era, fin dalla seconda metà dell'800, proprio un quartiere
ebraico; chiamarlo quindi INSEDIAMENTO, e non spiegarne la storia, è del
tutto fuorviante.
Lei, gentile Direttore, non potrà poi non convenire che, in un'analisi
obiettiva della situazione, non è corretto andare a riportare solo le parole
di "Elisha Peleg, colona lei stessa"; le regole le dettano gli
amministratori, a partire dalla Corte Suprema, e i cosiddetti coloni non
possono far nulla contro le decisioni prese dai responsabili di questo Stato
di Diritto.
Tramballi accenna quindi alla corsa all'acquisto delle case che, via via,
vengono messe in vendita; è evidente che in una città come Gerusalemme,
nella quale tanti vogliono vivere, delle diverse religioni, e nella quale
gli spazi sono limitati ed i permessi di costruire sono difficili da
ottenere (proprio come ci si rifiuta di ammettere), la corsa all'acquisto è
stata, da sempre, la strada per procurarsi un'abitazione. Perché si critica
se lo fanno alla luce del sole (da oltre un secolo) gli ebrei, mentre va
bene quando lo fanno "organizzazioni no profit" palestinesi? Mistero rimasto
nella penna di Tramballi.
Anche "le bandiere israeliane" che "sventolano all'ombra del Santo Sepolcro"
sono oggetto di evidente critica; ma chiunque si rechi a Gerusalemme non può
non osservare bandiere non solo israeliane, ma anche palestinesi; solo le
prime disturbano?
Più avanti leggo: "la legge israeliana è quasi sempre dalla parte degli
israeliani. Le vecchie registrazioni delle proprietà terriere e degli
immobili sono il punto di partenza dell'ebraicizzazione di Gerusalemme":
ancora affermazioni false e scorrette, perché non è raro che la Corte
Suprema israeliana dia ragione proprio ai cittadini arabi, che infatti si
rivolgono sovente, fiduciosi, ad essa. E LE VECCHIE REGISTRAZIONI DELLE
PROPRIETA' TERRIERE sono, come dicevo prima, proprio il metodo più corretto
per ricostruire la storia di quelle terre e capire a chi vadano di diritto.
Ancora parlando del problema della case, Tramballi non ha evidentemente ben
chiara la differenza che passa tra coloro (ebrei) che acquistarono il bene
casa ma si videro espropriati e cacciati nel 48 dai giordani, e coloro che
eventualmente la abbandonarono senza esserne stati cacciati, e dopo un certo
numero di anni ne hanno perso ogni diritto (in Italia si direbbe per
usucapione). Visto che scrive su un quotidiano economico, dovrebbe cercare
di capirne le differenze. Per le medesime ragioni deve capire che "abbattere
le case illegali" (tra l'altro sia degli arabi, sia degli ebrei, se del
caso) è una norma perfettamente legale dove vige quel PIANO REGOLATORE che
prima veniva criticato (mentre qui parla "di quartieri che non hanno mai
avuto un piano regolatore").
Lamenta poi il corrispondente Tramballi la "mancanza di 1500 aule
scolastiche" nella Gerusalemme araba; può darsi, non so dove abbia trovato
queste cifre, ma è certo che i giovani arabi residenti a Gerusalemme e nei
territori di Giudea e Samaria possono godere di una formazione scolastica
con programmi identici agli studenti ebrei, e senza indottrinamento politico
o incitamento alla guerra santa. Non mi pare poco.
Infine, chiunque si rechi nella grande stazione dove convergono i diversi
autobus, non potrà non vedere la quantità di mezzi che partono, pieni di
arabi, diretti in tutti i quartieri ed in tutti i sobborghi. Che "la città
araba" ne sia priva è una falsificazione vergognosa.
Tramballi, mi permetto di ricordarle, a puro titolo di esempio, è lo stesso
che, a proposito dell'affare di Mohammed al Dura, ebbe a scrivere, con
incredibile sicumera, quando già era ampiamente affermato il contrario, che
ad un certo punto i palestinesi avevano smesso di sparare, ma gli israeliani
no. Gli israeliani hanno continuato a sparare, accanendosi PER BEN VENTI
MINUTI contro quel bidone dietro il quale si nascondevano Mohammed e suo
padre, riuscendo alla fine a centrarli. I fatti, riconosciuti dalla
giustizia francese, hanno dimostrato il contrario, ma lui continua
pervicacemente a descrivere la realtà nello stesso modo.
Gentile Direttore, la realtà in Israele non è quella descritta da Tramballi
nei suoi numerosi articoli; non è questione di opinioni, sempre liberissime
e sacrosante, ma di realtà oggettive; il fatto che queste ultime sul suo
giornale non trovino, se non raramente, spazio, è del tutto scorretto verso
i lettori che hanno diritto ad un'informazione il più completa ed accurata
possibile. Il Sole 24 Ore è un giornale indipendente, e non di partito.
Sarei quindi ben lieto di poterla incontrare per approfondire la questione,
anche perché i problemi di Gerusalemme e di Israele non sono molto diversi
da quelli coi quali si confrontano già, e ancor più si confronteranno in un
futuro prossimo, le città e gli stati europei. E questo, sono certo, non può
non stare a cuore anche a lei.
Distinti saluti
Emanuel Segre Amar

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