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Gentile Direttore, dopo la lettura dell'articolo di Tramballi pubblicato oggi, mi permetto di inviarle alcune riflessioni. Il corrispondente inizia con dei riferimenti agli ebrei osservanti che "volano all'altezza di minareti e campanili", con chiaro, ma gratuito, riferimento al sogno yiddish dei Luftmenshen, come riconosce più sotto nel testo; non credo che in una situazione così complessa come quella di Gerusalemme siano opportune queste digressioni che, come minimo, possono urtare la sensibilità di molti, ma certo non servono a spiegare al lettore la realtà di Gerusalemme; città nella quale ebrei ed arabi, osservanti e non, camminano tranquillamente nelle stradine dei quattro quartieri senza problemi. Nello stesso modo va quindi criticata l'espressione "hanno deciso di vivere per affermare l'esclusività ebraica di Gerusalemme". Le cose non stanno affatto così, e chiunque si rechi a Gerusalemme e nelle altre città storiche del giudaismo si rende perfettamente conto che piuttosto hanno deciso di vivere lì per mantenere la forte presenza ebraica - sempre esistita nel corso della storia - che altri VOGLIONO CANCELLARE. Questa è la dichiarata ed effettiva volontà dei responsabili di Israele, alla quale il suo corrispondente si deve riferire nei suoi servizi. Parimenti appare del tutto fuori luogo la descrizione delle famiglie di questi ebrei osservanti di Gerusalemme: "...assieme alle mogli con i capelli nascosti, e ai figli che vestono già da rabbini adulti come i padri"; Tramballi non può certo negare una sua a mio avviso discutibile forma di Sarcasmo verso queste persone che, come altri dall'altra parte della barricata, vivono secondo regole e tradizioni millenarie che nessuno ha il diritto di criticare. Ma più incomprensibile per un giornale come Il Sole 24 Ore è quanto scrive dopo: parla infatti di "piani regolatori, leggi ottomane, perfino l'archeologia. E denaro, tanto denaro". Che sul giornale da lei diretto si critichi una città dove finalmente vengono creati dei piani regolatori appare inverosimile. Alle leggi ottomane si ricorre, giustamente, per ricostruire la verità storica di aree che hanno subito, negli ultimi 62 anni almeno, incredibili stravolgimenti. Ed all'archeologia si fa riferimento sulla base di reperti che gli israeliani trovano, a dimostrazione della loro storia, purtroppo negata, in modo sempre più assurdo, dalle autorità arabe, anche da quelle cosiddette moderate (gli ebrei mai avrebbero vissuto in Gerusalemme). E trascuro qui le vergognose distruzioni archeologiche effettuate dalle autorità islamiche sul Monte del Tempio, nel totale disinteresse di Tramballi. Quanto al denaro, vorrà convenire che ne arriva in abbondanza per entrambi i contendenti, ma con fini non del tutto confrontabili. Tramballi scrive poi: "Per intensificare l'insediamento ebraico a Gerusalemme est", dimenticando, in modo scorretto nei confronti dei suoi lettori, che nel luogo dove dovranno essere costruiti questi 1600 alloggi tanto discussi vi era, fin dalla seconda metà dell'800, proprio un quartiere ebraico; chiamarlo quindi INSEDIAMENTO, e non spiegarne la storia, è del tutto fuorviante. Lei, gentile Direttore, non potrà poi non convenire che, in un'analisi obiettiva della situazione, non è corretto andare a riportare solo le parole di "Elisha Peleg, colona lei stessa"; le regole le dettano gli amministratori, a partire dalla Corte Suprema, e i cosiddetti coloni non possono far nulla contro le decisioni prese dai responsabili di questo Stato di Diritto. Tramballi accenna quindi alla corsa all'acquisto delle case che, via via, vengono messe in vendita; è evidente che in una città come Gerusalemme, nella quale tanti vogliono vivere, delle diverse religioni, e nella quale gli spazi sono limitati ed i permessi di costruire sono difficili da ottenere (proprio come ci si rifiuta di ammettere), la corsa all'acquisto è stata, da sempre, la strada per procurarsi un'abitazione. Perché si critica se lo fanno alla luce del sole (da oltre un secolo) gli ebrei, mentre va bene quando lo fanno "organizzazioni no profit" palestinesi? Mistero rimasto nella penna di Tramballi. Anche "le bandiere israeliane" che "sventolano all'ombra del Santo Sepolcro" sono oggetto di evidente critica; ma chiunque si rechi a Gerusalemme non può non osservare bandiere non solo israeliane, ma anche palestinesi; solo le prime disturbano? Più avanti leggo: "la legge israeliana è quasi sempre dalla parte degli israeliani. Le vecchie registrazioni delle proprietà terriere e degli immobili sono il punto di partenza dell'ebraicizzazione di Gerusalemme": ancora affermazioni false e scorrette, perché non è raro che la Corte Suprema israeliana dia ragione proprio ai cittadini arabi, che infatti si rivolgono sovente, fiduciosi, ad essa. E LE VECCHIE REGISTRAZIONI DELLE PROPRIETA' TERRIERE sono, come dicevo prima, proprio il metodo più corretto per ricostruire la storia di quelle terre e capire a chi vadano di diritto. Ancora parlando del problema della case, Tramballi non ha evidentemente ben chiara la differenza che passa tra coloro (ebrei) che acquistarono il bene casa ma si videro espropriati e cacciati nel 48 dai giordani, e coloro che eventualmente la abbandonarono senza esserne stati cacciati, e dopo un certo numero di anni ne hanno perso ogni diritto (in Italia si direbbe per usucapione). Visto che scrive su un quotidiano economico, dovrebbe cercare di capirne le differenze. Per le medesime ragioni deve capire che "abbattere le case illegali" (tra l'altro sia degli arabi, sia degli ebrei, se del caso) è una norma perfettamente legale dove vige quel PIANO REGOLATORE che prima veniva criticato (mentre qui parla "di quartieri che non hanno mai avuto un piano regolatore"). Lamenta poi il corrispondente Tramballi la "mancanza di 1500 aule scolastiche" nella Gerusalemme araba; può darsi, non so dove abbia trovato queste cifre, ma è certo che i giovani arabi residenti a Gerusalemme e nei territori di Giudea e Samaria possono godere di una formazione scolastica con programmi identici agli studenti ebrei, e senza indottrinamento politico o incitamento alla guerra santa. Non mi pare poco. Infine, chiunque si rechi nella grande stazione dove convergono i diversi autobus, non potrà non vedere la quantità di mezzi che partono, pieni di arabi, diretti in tutti i quartieri ed in tutti i sobborghi. Che "la città araba" ne sia priva è una falsificazione vergognosa. Tramballi, mi permetto di ricordarle, a puro titolo di esempio, è lo stesso che, a proposito dell'affare di Mohammed al Dura, ebbe a scrivere, con incredibile sicumera, quando già era ampiamente affermato il contrario, che ad un certo punto i palestinesi avevano smesso di sparare, ma gli israeliani no. Gli israeliani hanno continuato a sparare, accanendosi PER BEN VENTI MINUTI contro quel bidone dietro il quale si nascondevano Mohammed e suo padre, riuscendo alla fine a centrarli. I fatti, riconosciuti dalla giustizia francese, hanno dimostrato il contrario, ma lui continua pervicacemente a descrivere la realtà nello stesso modo. Gentile Direttore, la realtà in Israele non è quella descritta da Tramballi nei suoi numerosi articoli; non è questione di opinioni, sempre liberissime e sacrosante, ma di realtà oggettive; il fatto che queste ultime sul suo giornale non trovino, se non raramente, spazio, è del tutto scorretto verso i lettori che hanno diritto ad un'informazione il più completa ed accurata possibile. Il Sole 24 Ore è un giornale indipendente, e non di partito. Sarei quindi ben lieto di poterla incontrare per approfondire la questione, anche perché i problemi di Gerusalemme e di Israele non sono molto diversi da quelli coi quali si confrontano già, e ancor più si confronteranno in un futuro prossimo, le città e gli stati europei. E questo, sono certo, non può non stare a cuore anche a lei. Distinti saluti Emanuel Segre Amar |
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