Riportiamo dall'ESPRESSO n°12 del 19/03/2010, a pag. 19, l'articolo di Tahar Ben Jelloun dal titolo " Impunità israeliana ".
Tahar Ben Jelloun sostiene che sia stato il Mossad ad assassinare il terrorista di Hamas a Dubai. Non ha le prove concrete per farlo, nessuno le ha, dal momento che le identità usate erano fittizie, ma, secondo Tahar Ben Jelloun : "Gli assassini sono stati smascherati e riconosciuti.". E con questo la questione è chiusa. E' stato il Mossad perchè le telecamere dell'albergo hanno filmato gli assassini. Sul fatto che i nomi dei passaporti non corrispondano alle loro reali identità, non una sillaba. Ma sono solo dettagli. Ciò che conta è essere convinti, no? Le prove sono cose da libri gialli, non servono a dimostrare niente, basta fare illazioni, arrivare a conclusioni tendenziose...e il caso è risolto.
Tahar Ben Jelloun, poi, scrive : "Da tempo Israele ha varato un programma denominato 'assassinio mirato di esponenti importanti '; si fa beffe della legalità e della legge, nello stesso identico modo col quale ha preso l'abitudine di non tener mai conto delle risoluzioni delle Nazioni Unite che l'hanno condannato.". Sempre la solita tecnica delle illazioni. Tahar Ben Jelloun ha visto qualche documento ufficiale che descriva dettagliatamente questo presunto piano di omicidi mirati? No. Allora non è ben chiaro a che cosa si riferisca. Lanciare accuse senza avere le prove è molto grave.
In ogni caso, paragonare un piano di assassini mirati di terroristi all'ignorare alcune risoluzioni dell'Onu è ridicolo. Nel primo caso si tratta di omicidi. E Israele non ha ammazzato nessuno all'Onu.
Tahar Ben Jelloun torna sull'omicidio di Dubai e scrive : "La stampa mondiale su Internet ha accertato la prevaricazione di Israele: è difficile negare l'evidenza.". Ecco le prove... E' stato il Mossad perchè c'è scritto su internet.
"L'Autorità palestinese ha perfino arrestato due palestinesi che avrebbero aiutato il commando, passando informazioni riservate sugli spostamenti di Mahmoud El Mabhouh. Il tradimento, la collaborazione col nemico - ahimè - sono pratiche consuete.". Questo è l'unico pezzo di verità della storia. All'assassinio del terrorista di Hamas hanno partecipato due palestinesi, puniti in seguito dall'Anp. Non è posibile che Mahmoud El Mabhouh sia semplicemente la vittima dell'ennesima lotta intestina fra le varie fazioni palestinesi e che Israele sia estraneo? E' possibile.
Tahar Ben Jelloun condanna duramente i due palestinesi che, secondo lui, sono traditori in quanto hanno collaborato col nemico, proprio come Mosab Hassan Yousef , il figlio di un dirigente di Hamas che, per una decina di anni, ha collaborato con lo Shin Bet : "Negli ultimi tempi il figlio di un dirigente di Hamas ha rivelato di aver lavorato per il Mossad e di aver fornito informazioni preziose che hanno consentito di procedere all'assassinio di vari palestinesi.". Le informazioni passate da Mosab Hassan Yousef sono state utilizzate per bloccare attentati terroristici contro la popolazione israeliana. Le potenziali vittime israeliane non fanno pena a Tahar Ben Jelloun? E quelle reali della seconda intifada?
Ecco come Tahar Ben Jelloun scrive Mahmoud El Mabhouh : "Prima ancora di essere un nemico di Israele, la vittima era un essere umano ". Mahmoud El Mabhouh prima che un essere umano era un terrorista di Hamas.
E' morto a Dubai. Non si sa da chi è stato ucciso. Troppo comodo dare sempre la colpa al Mossad. Tahar Ben Jelloun trovi le prove. E magari le passi alla polizia di Dubai che, finora, non ha fatto progressi nelle indagini.
Ci complimentiamo con l'Ing. Carlo De Benedetti, proprietario dell'ESPRESSO, il suo è proprio un settimanale come si deve in quanto a propaganda contro Israele. Nelle e-mail che i nostri lettori invieranno all'ESPRESSO, non manchino i complimenti all'editore !
Ecco l'articolo:
Tahar Ben Jelloun, Carlo De Benedetti
Il 20 gennaio 2010, in pieno giorno, in una camera d'albergo di Dubai è stato commesso un omicidio. Le telecamere di sorveglianza hanno filmato tutto: i sopralluoghi e i preparativi, i travestimenti, i volti e le maschere, la parrucche e gli accessori sportivi. Tutto. La videosorveglianza non effettua distinzioni tra ladri, stupratori e l'azione di un commando mandato da uno Stato per eliminare un nemico. Ai tempi della Guerra fredda tutti gli Stati - forse quasi tutti - hanno compiuto operazioni del genere. Ma ciò che ha fatto il Mossad, il servizio segreto israeliano, è un assassinio classico per commettere il quale, in linea generale, non si lasciano tracce, così che gli autori del delitto non siano mai scoperti. Nel 1992 il Mossad aveva eliminato un alto dirigente di Hezbollah, Abbas Musawi; nel 1996 altri due dirigenti palestinesi, Yihyveh Ayash e Imad Mughniyeh. Ma anche l'assassino più scaltro e avveduto può incappare, un giorno, in qualche errore. Questa volta l'errore commesso è madornale e l'eliminazione di un alto dirigente di Hamas, Mahmoud Al Mabhouh non è dovuta al caso: le telecamere hanno filmato l'omicidio dall'inizio alla fine. Gli assassini sono stati smascherati e riconosciuti.
Il capo del Mossad, Meir Dagan, si rifiuta di parlare, secondo la consueta regola dell'Afmr (According to Foreign Media Reports, 'secondo quanto affermano i media stranieri'). Il capo della polizia di Dubai, Daki Khalfan Tamim, esige che il Mossad "riconosca il suo crimine o neghi senza equivoci l'implicazione della sua organizzazione". Non sono arrivati né commenti né risposte. Si fa finta che Israele non sia mai stata implicata in tale operazione. Gli 11 agenti inviati a Dubai muniti di passaporto non israeliano non si trovano da nessuna parte. Difficile smentire tutto e far finta che questo crimine non sia stato che un semplice incidente stradale, o che la morte sia stata provocata da una crisi cardiaca.
Da tempo Israele ha varato un programma denominato 'assassinio mirato di esponenti importanti '; si fa beffe della legalità e della legge, nello stesso identico modo col quale ha preso l'abitudine di non tener mai conto delle risoluzioni delle Nazioni Unite che l'hanno condannato. Siamo dunque in presenza di un problema che non è tecnico né politico, bensì ontologico. Il problema riguarda il modo che Israele ha di considerarsi rispetto agli altri Stati del pianeta. Israele, Stato democratico, si comporterà dunque come la Libia, che nel corso degli anni ha smentito di essere implicata nell'abbattimento degli aerei civili di Lockerbie e dell'Uta, fino al giorno in cui Gheddafi ha deciso di negoziare con gli americani e i francesi dei cospicui risarcimenti per mettere la parola fine a questi casi?
Benjamin Netanyahu è chiaramente al corrente dei fatti. La stampa mondiale su Internet ha accertato la prevaricazione di Israele: è difficile negare l'evidenza. L'Autorità palestinese ha perfino arrestato due palestinesi che avrebbero aiutato il commando, passando informazioni riservate sugli spostamenti di Mahmoud El Mabhouh. Il tradimento, la collaborazione col nemico - ahimè - sono pratiche consuete. Negli ultimi tempi il figlio di un dirigente di Hamas ha rivelato di aver lavorato per il Mossad e di aver fornito informazioni preziose che hanno consentito di procedere all'assassinio di vari palestinesi. Oggi vive tranquillamente in California. In segno di ringraziamento, il Mossad ha risparmiato la vita di suo padre.
In quanto Stato democratico, per Israele è un dovere assicurare alla giustizia gli 11 membri del commando che ha assassinato Mahmoud al Mabhouh: si dovranno presentare davanti a un giudice dello Stato di Dubai da presunti innocenti. La giustizia farà il suo corso e se le accuse si riveleranno giuste, pagheranno per il crimine commesso; se saranno riconosciuti innocenti e non hanno avuto niente a che fare con questo omicidio, saranno rilasciati. È così che funzionano le cose nei Paesi civili e che rispettano la legalità e la vita. Prima ancora di essere un nemico di Israele, la vittima era un essere umano: è stato pedinato fin nella sua camera d'albergo ed eliminato, come si vede spesso fare al cinema. Se Israele si intestardisce a negare i fatti, a uscirne sconfitta sarà la giustizia. Gli amici di Israele dovranno esercitare pressioni affinché questa vicenda abbia una conclusione ispirata a giustizia e legalità. In caso contrario, perché perseguire paesi e leader politici come il presidente del Sudan, il capo di Stato libico e altri ancora, per crimini commessi fuori dalle loro frontiere?
Si stanno adoperando due pesi e due misure. Israele è un vero fuoriclasse in questa pratica. Il caso di Dubai, che ha sconvolto anche rappresentanti politici e giornalisti israeliani, è il sintomo di un'arroganza che non può continuare all'infinito.
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