Gentile Redazione,
una postilla al mio messaggio precedente. La signora Origoni mi ha detto di non ricordare di aver mai cantato a Theresienstadt. Potreste gentilmente dirmi qual è la fonte di questa Vostra informazione? Grazie. Cordiali saluti. Diego Verdegiglio
Da come aveva descritto il posto non poteva essere che Theresienstadt, l'unico campo che serviva anche per ingannare la Croce Rossa quando andava in "visita".
IC redazione
Gentile Redazione,
Vi ringrazio per la cortese risposta. Mi sono premurato di chiedere alla signora Origoni se avesse fatto concerti nella Cecoslovacchia occupata dai nazisti in mezzo a torme di prigionieri schiavizzati e denutriti nel ghetto di Theresienstadt. Ovviamente, la signora Origoni (che in Polonia rischiò la pelle per difendere un'Ebrea molto anziana aggredita col frustino da un ufficiale delle SS) non vide nulla del genere, ma non perché NON VOLLE vedere, come da voi insinuato. Se su Wikipedia digitate "Theresienstadt" e andate ai "collegamenti esterni", troverete due siti ("Ampio resoconto..." e "Immagini del ghetto e della piccola fortezza", di cui vi allego in calce un brano in inglese) in cui è detto chiaramente che i nazisti ci tenevano a dare della città-ghetto, all'esterno, un'immagine di ordine e di apparente normalità. Riuscirono perfino ad ingannare con una messinscena un'ispezione della Croce Rossa Internazionale che trovò alloggi confortevoli, simpatiche iniziative, cibo ottimo e abbondante e buone condizioni igieniche per tutti gli Ebrei che visitarono nella città-fortezza trasformata in lager. E se fu ingannata la Croce Rossa - che era andata lì per trovare il pelo nell'uovo - figuratevi se i nazisti lasciavano trapelare alla cantante Lia Origoni la vera situazione della città! Ho testimonianze dirette di amici che andarono in Russia e a Pechino negli anni '60. Erano del PCI e tornarono entusiasti dell'URSS e della Cina. Non avevano visto lager e manicomi per dissidenti, denutrizione, povertà, malattie, disorganizzazione burocratica, privazione delle libertà, azzardi scientifici quasi omicidi, delazioni spionistiche e altre "delizie" del "socialismo reale". Avevano visto quello che si voleva che vedessero: gente felice, ordinata, pasciuta, organizzata, fabbriche potenti e gente sorridente che inneggiava ai loro "cari leader". Andate oggi in Corea del Nord e capirete di cosa sto parlando. Questo vuol dire che se un cantante o un'orchestra italiana (vedi Arbore) è andata a Mosca o in Cina prima del 1989 si sia resa "complice" di quei regimi? Che ha "girato la testa dall'altra parte"?Con ciò vogliamo metterci sul piano di certi regimi arabi che non accettano atleti e artisti non dico Israeliani, ma che siano anche solo andati per lavoro in Israele? E' tempo di riequilibrare le cose. Mi piacerebbe molto che la Comunità Ebraica riconoscesse quando sbaglia, perché nessuno è più vicino di me alle ragioni di Israele e della Diaspora. Sarebbe un segno di grande maturità. Qui non si tratta di essere negazionisti: il grande sterminio c'è stato, e non solo di Ebrei, ma anche di omosessuali, zingari, minorati psicofisici, slavi. Nessuno può negarlo, ma questo non autorizza la Comunità Israelitica a riitenersi nella ragione qualunque cosa affermi e ad additare come filonazista chiunque tenti di riequilibrare ed indagare avvenimenti ed eventi della Storia. Chiudo con l'augurio che, se non si è ancora fatta, la Comunità Israelitica italiana promuova una grande mostra sugli orrori dei pogrom antiebraici nell'Est Europa e in Unione Sovietica (o forse i vincitori hanno sempre ragione?). Sono infatti tanto antifascista quanto anticomunista e qualunque dittatura, anche quella del proletariato, mi fa orrore. Cordiali saluti. Diego Verdegiglio
Su quanto lei ci scrive legga la lettera pubblicata oggi, ne condividiamo il contenuto. In merito alle altre sue osservazioni, non vediamo il nesso. Conosciamo benissimo i crimini del comunismo, e li ricordiamo ogni volta che ce ne è data l'occasione. M anon vediamo cosa c'entrino quando si parla di nazismo. Essere antifasxcisti e anticomunisti è l'essenza della democrazia. Condividiamo. Ma non tutti la pensano a questo modo.
Un saluto cordiale,
ICC redazione