Un presidente anti-israeliano alla Casa Bianca
i dubbi sono diventati reali
La sceneggiata orchestrata dall’amministrazione Obama contro Israele che e’ uno stato democratico e amico da lunga data degli Stati Uniti, non ha precedenti. Ma Bibi Netanyahu -per nulla irretito dall’ira e dalla reazione sproporzionata di Barack Obama, di Joe Biden e di Hillary Clinton alla notizia del via libera del ministro degli Interni israeliano alla costruzione di 1600 costruzioni abitative a Gerusalemme- ha risposto con maesta’ e dignita’ alla loro vile acrimonia dichiarando che: “I lavori di costruzione andranno avanti”. E’ quello che le nostre orecchie volevano sentire, e Bibi e’ come un novello David che affronta il gigante Golia! D’altronde che diritto hanno di interferire nelle decisioni di uno stato sovrano! Tutta la nazione ebraica invece fa quadrato intorno al suo primo ministro perche’ c’e’ una cosa che sfugge ai piu’, e’ che quando e’ in gioco la sopravvivenza di Israele, quando c’e’ un incombente pericolo, tutti gli Israeliani dimenticano le divisioni politiche e mostrano una compatta unita’. Sanno che se rimangono uniti, sono forti e se invece sono divisi, sono deboli. Lo scontro con lo stato ebraico si preparava da tempo e i tre di concerto hanno preso la palla al volo, per nuocere ad Israele, ben consapevoli che l’eco sarebbe risuonata a lungo sullo scenario internazionale. Una settimana di fuoco quella che finisce, con i Palestinesi pronti ad una terza intifada con rivolte e disordini, e Hamas che da Gaza lancia missili iraniani assassini. Ad Obama ha fatto seguito la stampa che dal NYTimes al Guardian ha condannato Israele. Obama si sente frustrato, la sua popolarita’ si sta eclissando e il suo partito ha perduto in Massachusetts, tradizionale feudo dei Kennedy; l’economia nazionale si avvia verso la bancarotta, come grandi economisti sostengono; la disoccupazione aumenta e, di tutte le promesse grandiose fatte non ne ha mantenute una. L’Iran continua con il suo programma nucleare e la riforma sanitaria ancora non c’e’. Che Israele sia per lui come un capro espiatorio su cui far convergere l’attenzione dei media, in tempi di crisi? La verita’ e’ che Obama ha gettato giu’ la maschera e ha mostrato, non potendo dissimularla piu’, tutta la sua avversione contro lo stato ebraico che covava da tempo sin dai tempi delle sue allegre frequentazioni con gli antisemiti, come ha detto ad una radio israeliana il cognato di Bibi. La Clinton poi, s’e’ messa subito sull’attenti e si e’ fatta convincere dal regista Obama a fare il lavoro sporco, rampognando al telefono Netanyahu; e Biden poi, in tutta risposta, s’e’ presentato al ricevimento di gala offerto dal primo ministro israeliano con quasi un’ora di ritardo facendo aspettare tutti, e giocando a fare, non si sa se il prezioso, l’offeso o lo sdegnato. Stavolta Biden, da bravo gregario non ha sbagliato, ha eseguito per filo e per segno gli ordini di Obama, certamente non come aveva fatto nel luglio del 2009 quando rispondendo a ABC, incautamente aveva riconosciuto al governo di Netanyahu il diritto alla difesa anche eseguendo un “pre-emptive military strike” contro gli arsenali atomici iraniani. Ma Biden il giorno dopo era stato sconfessato dal presidente Obama, incassando l’umiliazione del sentirsi dire pubblicamente da lui di aver parlato a vanvera, facendo cosi’ una figuraccia di fronte agli Americani che gia’ da tempo, gli hanno affibbiato il nomignolo di quello che parla senza riflettere. Domenica 21 marzo iniziano i lavori della conferenza dell’AIPAC che si protrarranno fino al 23, con migliaia di attivisti pro- Israel che si riuniscono a Washington. Obama e la Clinton intanto fanno finta di niente, la loro ira e’ rientrata e paciosi, ora simulano la calma sostenendo che non esiste alcuna animosita’ contro Netanyahu. Questa e’ la loro tattica di abili suonatori di grancassa, perche’ sanno che cosi' richiameranno sempre piu' seguaci dal momento che il numero di parlamentari contro Israele e’ paurosamente in aumento nel Congresso americano, da 27 che erano nel 2008, sono passati a 54 quest’anno, e sono tutti democratici. E’ utile sottolineare che in totale i membri del Congresso sono 535, i senatori sono 100 e i deputati sono 435, e la percentuale del 10 % contro Israele non e’ da sottovalutare. Israele e' cosi' stretto fra due fuochi, i nemici che vogliono distruggerlo e i cosiddetti amici che sicuramente faranno pressioni su Israele perche’ riduca ancor piu’ il suo territorio in cambio di “pace”.
Piera Prister Bracaglia Morante.