Non sarà un bilgietto di auguri, come sostiene REPUBBLICA di oggi, 21/03/2010, a pag.16, in un servizio di a.aq. dal titolo " La Casa Bianca all'Iran: il dialogo è ancora possibile ". E', più semplicemente, la continuazione della politica di Obama delle mani tese, poco importa se la risposta è un pugno in faccia. E' la politica estera di questa anmministrazione, i cui risultati, finora, sono disastrosi. Ecco l'articolo:
Mani tese, pugno in faccia
NEW YORK - E invece delle sanzioni arrivarono gli auguri. Messa così, l'ultima mossa di Barack Obama, il messaggio video postato su Internet che augura agli iraniani di tutto il mondo "felice Nowruz", la festività di primavera che è il capodanno dei persiani, potrebbe anche sembrare una retromarcia. «Un anno fa» ricorda il presidente Usa scelsi di rivolgermi direttamente al popolo e alla leadership della Repubblica Islamica. Ma per ragioni che conoscono soltanto loro, i leader dell'Iran» continuano «a mostrare il pugno serrato alla nostra mano tesa».
E allora che bisogno c'era di questa nuova apertura? Secondo le previsioni di qualche mese fa, entro marzo l'Onu avrebbe dovuto dare il via alla quarta tornata di sanzioni in quatto anni, affilando gli strumenti per fermare l'avanzata di quei pasdaran che Hillary Clinton aveva accusato di golpe strisciante. E invece no. La possibilità di colpire le ambizioni atomiche dell'Iran con le sanzioni è andata riducendosi man mano che si allargava la distanza (armi a Taiwan, censura a Google) tra gli Usa e la Cina con diritto di veto.
Che fare? Per la verità nell'intervista dell'altro giorno alla Fox lo stesso Obama ha confermato che gli Usa «puntano a sanzioni aggressive» non escludendo del resto «nessun tipo di azione dal tavolo»: messaggio che lascia aperta la porta a quell'opzione militare che però neppure il Pentagono caldeggia temendo un'escalation. E nel suo messaggio di ieri - di cui i media iraniani ufficiali hanno dato notizia senza mostrarlo - Obama ha anche citato le manifestazioni di piazza dopo le elezioni, la gente malmenata, gli oppositori politici arrestati e soprattutto «l'orribile video di una giovane donna uccisa per strada»: Neda, il simbolo della rivolta. Forse proprio qui si cela il nucleo del messaggio. Il presidente ha promesso che gli Usa continueranno a fare in modo che «gli iraniani possano avere accesso a internet senza paura di censura».
L'Iran non è la Cina che può chiudere Google e lo stesso regime negli ultimi giorni - preoccupato di non offrire il destro alle sanzioni- è andato allentando le pressioni sui blog di opposizione. Non è un caso che dall'altra parte dell'oceano ieri David Miliband si sia augurato che nel prossimo anno «gli iraniani possano esprimersi liberamente». Certo, «non è un messaggio in codice per l'opposizione», si è affannato a dichiarare il ministro degli esteri inglese. E il capo della Cia Leon Panetta ha chiarito al Congresso «che non si sono segni immediati di rischio di collasso del regime». Ma non bisogna essere un agente segreto per concludere che il messaggio di Obama non è un semplice biglietto di auguri.
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