La notizia del giorno, che viene ripresa da tutti i quotidiani, è la riunione del Quartetto (Usa,Russia,Ue e Onu) a Mosca, nella quale Israele viene invitata a congelare "tutte le attività di colonizzazione, comprese quelle destinate all'incremento demografico naturale ", a bloccare ogni tipo di costruzione a Gerusalemme est, stop anche alle demolizioni di abitazioni abusive. Neanche una parola sulla ripresa degli attacchi missilistici da Gaza, e per finire la pace entro 24 mesi. Da questo breve riassunto si capisce quanto inutile e dannoso si sia trasformata l'attività del Quartetto dopo l'arrivo di Barak Obama alla Casa Bianca.
Pubblichiamo dall'OPINIONE di oggi, 20/03/2010, il commento di Stefano Magni, dal titolo " Il Quartetto stona a Mosca", seguito da una rassegna dei quotidiani di oggi sull' incontro di Mosca.
L'Opinione-Stefano Magni: "Il Quartetto stona a Mosca"
Stefano Magni
Quartetto non è un’orchestra da musica da camera, in questo caso, ma il gruppo di negoziatori internazionali per il Medio Oriente: Catherine Ashton per l’Ue, Hillary Clinton per gli Usa, Ban Ki-moon per l’Onu, Sergej Lavrov per la Russia, più un quinto elemento costituito da Tony Blair, l’ex premier britannico che attualmente ricopre l’incarico di inviato nel Medio Oriente per conto dell’Onu. Si sono incontrati a Mosca, ieri, per tracciare le linee guida del processo di pace. La preoccupazione per la situazione sul campo è stata al centro dell’incontro moscovita. Apprensione per la crisi di Gaza, prima di tutto: lancio di Qassam palestinesi contro il villaggio israeliano di Netiv Ha’asara (un morto) e risposta dell’aviazione israeliana (due feriti). Preoccupazione anche per Gerusalemme, dove la tensione resta alta. In entrambi i fronti (Gaza e Gerusalemme), Hamas sta dimostrando di voler rovinare il processo di pace, elevando il livello di violenza: se la piazza non si solleva si passa direttamente alle azioni militari. Il Quartetto, tuttavia, sembra non voler guardare a questo aspetto. Considera, infatti, solo i due attori formali: Israele da una parte e l’Autorità Palestinese dall’altra. E dunque chiede a Israele di congelare la propria opera di costruzione di nuove case a Gerusalemme Est per non irritare la controparte araba. Poi chiede alle due parti di riprendere negoziati indiretti. E infine auspica che uno Stato palestinese indipendente possa nascere entro due anni, così da realizzare il disegno dei “due popoli in due Stati”. Il terzo incomodo, Hamas, che controlla metà della popolazione palestinese e continua la lotta armata contro lo Stato ebraico, è evidentemente fuori da radar dei mediatori internazionali. Eppure, finché il partito islamico sarà così forte e radicato, Israele non si fiderà mai a lasciare altri territori in cambio di pace. Per paura che da Ramallah, Nablus o dalla stessa Gerusalemme Est, partano i razzi contro il cuore di Israele. Altra asimmetria: il Quartetto esorta Israele a fare altre concessioni, considerando l’ampliamento dei quartieri ebraici a Gerusalemme Est come l’unico ostacolo sul percorso di pace. In questo modo, però, si ignorano gli sforzi fatti sinora dal governo Netanyahu per rassicurare la controparte, come il congelamento di tutti gli insediamenti in Cisgiordania (Gerusalemme esclusa, perché è un capitolo a parte nel negoziato), la rimozione di quasi tutti i blocchi stradali, l’accettazione della legittimità di un futuro Stato palestinese. Sono tutte mosse, giudicate “senza precedenti” dalla stessa Hillary Clinton, in tempi non lontani, che ora paiono totalmente dimenticate dopo una semplice gaffe, di un funzionario del Ministero degli Interni, sulla costruzione di nuovi appartamenti a Ramat Shlomo, in un’area che resta fuori dagli accordi sul congelamento degli insediamenti. L’accanimento su cui la comunità internazionale si è gettata a capofitto nel condannare quella dichiarazione su 1600 appartamenti in più inizia ad essere vissuta come una persecuzione dagli israeliani. E questo spiega perché ieri, con una dichiarazione a forti tinte, il ministro degli Esteri Avigdor Lieberman abbia definito il vertice di Mosca “Un colpo alle speranze di pace nella regione”. Mentre un sondaggio pubblicato da Haaretz rivela che il 27% degli israeliani (dunque quasi un terzo della popolazione) definisce il presidente americano Barack Obama un “antisemita”.
Libero-Mirko Molteni: " Due anni per la pace,il mondo ha su Israele un piano irrealistico "
Il pezzo descrive con accuratezza la cronaca dell'incontro di Mosca
Corriere della Sera-Francesco Battistini: " Il monito del Quartetto,accordo di pace in due anni "
Il pezzo è affidato al corrispondente da Gerusalemme, Francesco Battistini, che, tra il serio e il faceto, in sostanza descrive con corretteza le reazioni in Israele, tutte di sostegno a Netnayahu.
Il Giornale-Gian Micalessin: " Stato palestinese entro due anni, lo sgarbo del Quartetto a Israele"
Il pezzo è corretto, peccato che sotto al titolo, il desk esteri del Giornale scriva " Usa,Russia,Ue e Onu pretendono che TEL AVIV congeli ecc.
Non sanno al Giornale che la capitale è Gerusalemme, e che parlamento e governo non si trovano a Tel Aviv ?
La Repubblica-Alberto Stabile: " Stato palestinese in due anni, Usa e Russia veertiono Israele "
Nel pezzo di Stabile poche righe sul Quartetto, mentre riprende ancora la crisi dei rapporti Usa-Israele, con un a cronaca che ripete quanto già scritto nei giorni scorsi.
Il Riformista-Anna Momigliano: " Bibi si piega per non rompere con gli Usa "
Un titolo che non riflette il tono dell'articolo. Momigliano sottolinea gli aspetti positivi della ripresa dei rapporti, almeno telefonici, tra Bibi e Hillary. Non mancano gli apprezzamenti alle decisioni del Quartetto, ma non esprime critiche alla mancanza di una risoluzione che riguardi anche i palestinesi. E' la visione di sinistra, per la quale fare la pace spetta a Israele.
IlSole24Ore-Ugo Tramballi: " Pressing Usa su Isreale, Netanyahu alla Casa Bianca"
Per Tramballi i segnali positivi da Mosca sono le richieste alle quali deve assoggettarsi Israele, mentre quelli negativi sono le reazioni di Gerusalemme. Come sempre, la visione distorta dell'"esperto" del quotidiano della Confindustria, in questo stretto parente dei due che seguono.
L'Unità, Il Manifesto
Sull'Unità Umberto De Giovannangeli definisce "positivi" gli impegni concreti delle risoluzioni del Quartetto rivolte a Israele, cita la soddisfazione di Abu Mazen e intervista Riyad Al Maliki, ministro degli esteri dell'Anp, pure lui sorridente e soddisfatto. "Negative" invece sono le reazione di Israele.
Sul Manifesto Michele Giorgio è più attento alla "repressione" dei disordini in Israele,che, non essendo diventati Terza Intifada, l'hanno molto deluso, Per Giorgio la decisione del Quartetto poteva essere più dura contro Israele. Dovrà accontentarsi, per ora.
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