La gestione di Obama nella guerra al terrorismo piace sempre meno Le critiche più dure da Bill Kristol e Dick Cheney
Testata: Il Foglio Data: 19 marzo 2010 Pagina: 1 Autore: La redazione del Foglio Titolo: «Il 'governo in esilio' dei Cheney tormenta Obama sui buchi nella giustizia»
Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 19/03/2010, in prima pagina, l'articolo dal titolo " Il 'governo in esilio' dei Cheney tormenta Obama sui buchi nella giustizia".
Bill Kristol, Dick Cheney, Liz Cheney
Roma. Dal cestino della storia americana è stata riciclata una categoria proibita, che narra di cappucci bianchi e paure rosse: il maccartismo. Il termine è rientrato nel vocabolario della politica per tentare di demonizzare la campagna lanciata da Keep America Safe, l’organizzazione conservatrice guidata da Liz Cheney – figlia dell’ex vicepresidente Dick – e dal direttore del Weekly Standard Bill Kristol, contro il dipartimento di Giustizia. Certo, gli ambienti conservatori producono materiali polemici contro la politica di Obama a ciclo continuo, grazie anche al megafono di Fox News, il network bilioso che la Casa Bianca ha definito un “oppositore politico” più che un media (salvo poi licenziare chi queste parole le aveva scritte), ma questa volta la coppia Cheney-Kristol ha trovato una vena d’oro. L’idolo polemico è il ministro della Giustizia, Eric Holder, accusato di aver assunto e confermato ufficialmente nove avvocati che in passato hanno difeso terroristi detenuti a Guantanamo. Soltanto l’identità di due di questi è stata svelata pubblicamente da Holder, mentre gli altri sette sono rimasti nell’ombra, membri attivi della macchina giudiziaria americana ma relegati negli angoli morti del potere. L’iniziativa è ispirata alla battaglia del senatore repubblicano Chuck Grassley, che da mesi macina interpellanze per fare luce su quei sette avvocati che lo spot di Keep America Safe ha ribattezzato gli “al Qaida Seven”, i sette di al Qaida, le pietre di uno scandalo che, secondo la versione di Liz Cheney, sta trasformando il dipartimento di Giustizia, il DOJ nel gergo politico di Washington, nel “dipartimento del jihad”. A poche ore dalla diffusione dello spot è arrivata, puntuale come un esattore delle tasse, la pezza d’appoggio di Fox News a svelare l’identità dei sette misteriosi personaggi sospettati di collaborazionismo: sono avvocati tignosi, preparati nelle migliori scuole, e per i loro curricola hanno ottenuto incarichi al dipartimento. Ma nel tempo libero, o appena prima di accettare il nuovo incarico, difendono ospiti di Guantanamo, magari pro bono. I toni della denuncia sono accuratamente studiati per scatenare un dibattito il meno conciliante possibile, cavalcando il “momentum” dei conservatori, che fra un Tea Party contro la riforma sanitaria, le lotte fratricide fra democratici e le notizie relativamente positive che arrivano dall’Iraq, sta gettando nello sconforto il presidente Obama. “Questi avvocati condividono le idee dei loro clienti?”, recita lo spot che sta disturbando il sonno del ministro della Giustizia. Ogni giorno Liz Cheney ripete questa imbarazzante domanda in diretta tv, nei talk show ammiccanti come in quelli in cui viene accostata alla dottrina del leggendario senatore repubblicano, una miscela di sospetto, intimidazione e characther assassination. Rendere ordinario lo straordinario Holder ha abboccato in pieno. Martedì, in audizione alla Camera, ha definito “assurda” la provocazione per cui se gli Stati Uniti catturassero Osama bin Laden gli leggerebbero i diritti. E il procuratore generale s’è lasciato prendere la mano: “La realtà è che leggeremo i diritti al cadavere di Bin Laden. Questa è la realtà”. Affermazione dura, smentita a stretto giro di posta dal generale Stanley McChrystal e dal direttore della Cia Leon Panetta, che invece hanno rinnovato i propositi di catturarlo vivo. Infine Holder s’è avventurato nel paragone giudiziario fra Bin Laden e Charles Manson, una pioggia combustibile sulle braci dell’armata Cheney, che insiste sulla differenza di genere fra terroristi e psicotici serial killer. Alla rete internazionale è legata una serie di informazioni riservate – dice Keep America Safe – e per sradicare i nemici dell’America bisogna procedere per vie giudiziarie straordinarie. L’esatto opposto dei comandamenti garantisti che Obama aveva affidato al dipartimento della Giustizia: chiudere Guantanamo, processare i detenuti sul suolo americano, rendere ordinario ciò è straordinario, civile ciò che è marziale. La chiusura del supercarcere è stata rimandata a tempo indeterminato, mentre Khalid Sheikh Mohammed non sarà processato a New York. Due punti chiave di una campagna per invertire il paradigma giudiziario di Bush che stanno crollando sotto i colpi di Liz Cheney, all’attacco di un ministro in difficoltà: “Sembra che non sappia che siamo in guerra”.
Per inviare la propria opinione al Foglio, cliccare sull'e-mail sottostante