Riportiamo da SHALOM n° 3 di marzo, a pag. 9, l'articolo di Angelo Pezzana dal titolo " Entrare nell'Unione europea è un sogno,ma entrare nella Nato è una realtà ".
Il “sogno” di Silvio Berlusconi di vedere Israele nell’Unione europea è stato il leit motif di un viaggio che sarà ricordato per la reciproca manifestazione di profonda stima e amicizia che l’ha contraddistinto. Un sogno che però, secondo l’affermazione del Ministro degli Esteri Frattini, dovrà avere un “percorso importante e lungo”, malgrado l’entusiasmo con il quale Berlusconi l’ha promesso a Bibi Netanyahu. Soprattutto lungo, perchè l’idea non è nuova, venne a Marco Pannella per primo, ma rimase un wishful thinking, anche perchè Israele non presentò mai la domanda di ammissione. Non era ancora il momento di entrare nel club, quando per esservi ammessi Israele avrebbe dovuto dichiararsi pronto ad ubbidirne le regole. Che erano, e in parte non indifferente lo sono ancora, largamente sbilanciate in favore dei suoi nemici. É’ vero che la situazione politica è cambiata, almeno in Italia, Francia e Germania, e che i paesi dell’Europa centrale entrati nell’UE da poco, dopo essere usciti dall’incubo comunista, sono decisamente vicini allo Stato ebraico, ma per molti altri, soprattutto al nord (ma non solo), l’atteggiamento è ancora quello di prima. Il “sogno” è importante, Berlusconi ha fatto bene a parlarne, ma Israele ha fatto altrettanto bene a porre sul tavolo ciò che maggiormente preoccupa, o dovrebbe preoccupare, chi ha a cuore le sorti del mondo democratico, la minaccia nucleare iraniana, in tutte le sue sfaccettature, non ultime le sanzioni, sempre che abbia ancora senso invocarle, che non trovano d’accordo sull’applicazione Cina e Russia. E’ in questa parte del gioco politico che Berlusconi, grazie ai suoi ottimi rapporti politici con tutti, potrà svolgere una funzione importante per Israele.
Il “sogno” berlusconiano di Israele nuova stella europea ha suscitato molti commenti, favorevoli o contrari, in genere abbastanza equilibrati. Tranne uno, che abbiamo ascoltato nell’intervista del Tg2 a Sergio Romano, il quale ha dichiarato “ " Due sono le ragioni per le quali non credo che Israele possa entrare nella UE: la mancanza di contiguità territoriale con l'Europa e il fatto che Israele è un paese sempre in guerra con l'uno o con l'altro dei suoi vicini, e, se entrasse nella UE, i suoi problemi diventerebbero i nostri".
Una affermazione che non sorprende chi conosce le idee dell’ex ambasciatore, che dalla tribuna quotidiana del Corriere della Sera non perde occasione per addossare a Israele, e all’America in quanto potenza mondiale, le responsabilità di quanto va storto nel mondo. Bravissimo nella esposizione concisa del proprio pensiero, ha motivato il suo no a Israele nella Ue attribuendogli la responsabilità delle guerre che da sessant’anni in qua gli stati arabi hanno dichiarato al fine di distruggerlo, perchè, detta così, “ In più Israele è un paese sempre in guerra con l'uno o con l'altro dei suoi vicini” , è Israele che risulta l’aggressore, aggiungendovi per buon peso una buona dose di cinismo “se entrasse nella UE, i suoi problemi diventerebbero i nostri", rivelando ancora una volta quanto poco gli importi della sorte di un paese democratico minacciato di sterminio dalla teocrazia iraniana. Facciano pure, dice Romano, ma non ci coinvolgano. En passant, ricordiamo che quei sei milioni minacciati di sterminio sono ebrei. Mentre sull’ingresso della Turchia Romano non ha dubbi, è più che favorevole, 80 milioni di musulmani, cittadini di uno stato che ha scelto di schierarsi dalla parte dell’Iran, rompendo definitivamente l’equilibrio di alleanze con l’Occidente dopo l’arrivo al potere del partito islamico. Berlusconi ha ripetuto con forza “mai più”, never again, dicendo chiaramente da che parte sta. E questo è già un buon risultato. E se non piace a Sergio Romano vuol dire che è proprio buono. Resta il difficile rapporto di Israele con gli organismi internazionali, Ue e Onu, da sempre sbilanciati a favore dei suoi nemici. Rinviata l’opzione europea, almeno per ora, per i motivi sopra detti, l’unico partner con il quale Israele avrebbe interesse ad ampliare il rapporto di collaborazione, fino a trasformarlo in un ingresso ufficiale, è la NATO.
” Se Teheran potenzierà la sua capacità atomica soprattutto nel campo dell’armamento missilistico, i Paesi della Nato risponderanno alla minaccia “, ha dichiarato Fogh Rasmussen, che dell’Alleanza Atlantica è il segretario generale. Dato che l’Iran non solo l’ha confermato, ma ha anche affermato che l’aumento della capacità nucleare interessa anche l’armamento missilistico, ecco che la Nato diventa il soggetto direttamente investito del pericolo imminente rappresentato dalla repubblica teocratica iraniana. Non più il solo Israele, la minaccia si allarga contro gli stessi paesi che della Nato fanno parte. Perchè non invitare Israele ad entrarvi ? A Sergio Romano dispiacerà sicuramente, un motivo in più per il nostro governo di prendere in seria considerazione la proposta e portarla a chi di dovere. Se c’è la volontà politica, Israele può entrare da subito sotto l’ombrello della Nato.