L’umiliazione Philip Roth
Traduzione di Vincenzo Mantovani
Einaudi Euro 18
Terribile: è la parola che viene alla mente a lettura conclusa. Nessuna è più appropriata a definire la novella in tre atti di Roth, il racconto impietoso fino alla brutalità della fine di un uomo, il suo arrivare al termine. La forza tutta dello scrittore Roth in una linea narrativa, in tre movimenti. Come una pièce. Simon Axler è stato il più grande attore del teatro classico americano degli ultimi anni – un mattatore. Un giorno la magia del talento l’ha abbandonato, lasciandolo nudo in scena, solo. Sono stati fallimento, tormento, frustrazione. Quanto basta per decidere di ricoverarsi in un ospedale psichiatrico di lusso, uno di quei luoghi dove si passa il tempo e il tempo non passa, sempre fermo a quel momento, il crack-up, l’incrinatura che ti attraversa silenziosa. Lì Axler familiarizza con una paziente che ha subito il trauma peggiore per una donna e madre, e lo avvicina trovando conforto nella sua compagnia – e lui nel ritrovare in sé un barlume di quell’arte dell’ascolto che era il suo segreto. Tornato a casa, di nuovo solo, viene raggiunto da Pegeen Mike Stapleford, figlia di una coppia di amici e lesbica in fuga da una relazione di comodo. Pegeen ha quarant’anni, il passo svelto di chi non si sofferma e la disinvoltura della ragazza di famiglia. Offre a Axler un bicchiere d’acqua, prepara la cena e gli si infila nel letto. Axler ne è deliziato, riprende fiato – ma non il talento. Quella che mette in scena è una parte antica come il mondo, quella del vecchio che sgambetta dietro una giovanotta tipo io-e-basta. Non bastano i segnali che Axler legge nel ridicolo riserbo che Peegen vorrebbe mantenere con i genitori riguardo la loro relazione. Troppo eccitante pagare la trasformazione del maschiaccio in giacca a vento e scarponcini in giovane donna sofisticata – come negarlo. I giochi erotici che Peegen conduce svelano la sua figura di dominatrice, né potrebbe essere in altro modo, vista la condizione fisica di Axler. Il vecchio attore procederà nella pessima recita fino all’epilogo, beffardo e feroce: un vero colpo di genio narrativo. Una novella che ha la forza allegorica di un morality play contemporaneo e che consegna al lettore un personaggio tra i maggiori di sempre di Roth. Simon Axler è una memorabile figura della fragilità e della ambivalenza del talento, dell’uomo che gioca tutto sul tavolo della rappresentazione, e quando perde il suo dono incontra la propria nemesi nelle vesti di mediocre attrice e donna mascherata da uomo. Terribile, e molto rothesque.
Tiziano Gianotti
La Repubblica delle Donne