lunedi` 25 novembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






La Stampa Rassegna Stampa
14.03.2010 Al Qaeda in Usa, che fanno Obama & Biden ?
La cronaca di Glauco Maggi

Testata: La Stampa
Data: 14 marzo 2010
Pagina: 15
Autore: Glauco Maggi
Titolo: «Al Qaeda nelle centrarli Usa»

Sulla STAMPA di oggi, 14/03/2010, a pag.15, un servizio di Glauco Maggi, dal titolo " Al Qaeda nella centrali Usa ". Che ne pensano Obama e Biden ? cosi preoccupati per le costruzioni a Gerusalemme, si rendono conto di quel che sta succedendo a casa loro ?
Ecco il pezzo:

Sharif Mobley, cittadino americano con mamma somala, è l’ultimo di una lista sempre più lunga di terroristi fatti in casa, ma con una qualifica che lo rende unico: per sei anni ha fatto la manutenzione di sedi nucleari negli Stati Uniti. Mobley, 26 anni, era stato arrestato a inizio marzo in Yemen dalla polizia locale, in un raid nella capitale Sanaa contro 11 affiliati di Al Qaeda. Ma ora è ben più di un semplice militante di Osama Bin Laden e le autorità americane seguono la sua vicenda ancor più da vicino: è infatti accusato di aver rubato la pistola a una guardia che l’aveva in custodia, durante una visita medica, e di averla uccisa.
Determinato fino all’assassinio, ha un curriculum inquietante: dal 2002 al 2008, cioè dai 18 ai 24 anni, ha lavorato in impianti nucleari negli Usa, tutti sulla costa nord-orientale. Dopo il suo arresto, la Nrc (Nuclear Regulatory Commission), l’ente federale di controllo delle attività atomiche nazionali, ha ricostruito la carriera lavorativa del giovane, fino a quando due anni fa lasciò gli Usa, ufficialmente per andare a studiare l’arabo in Yemen, in realtà per prendere contatti con la rete di Al Qaeda tra l’Africa e il Medio Oriente. Il primo impianto frequentato da Mobley è stato il Salem and Hope Creek nel New Jersey, lo Stato dov’è nato e cresciuto. Poi è stato impiegato a Peach Bottom, Limerick e Three Mile Island in Pennsylvania, e infine a Calvert Cliffs in Maryland. Secondo la PSEG Nuclear, che gestisce il complesso del New Jersey, il suo mansionario prevedeva la manutenzione di routine delle centrali durante le pause necessarie a rifornirle di carburante, e lo spostamento di materiali e attrezzi: un lavoro che gli dava la possibilità di conoscere a menadito la mappa del complesso. Secondo la Nrc, lavoratori a quel livello normalmente non hanno accesso a informazioni collegate a problemi di sicurezza, ma il ragazzo avrebbe potuto avere delle curiosità legate alla sua radicalizzazione, e aver provato a soddisfarle.
Nei due anni trascorsi in Yemen con il visto da studente, Mobley, secondo una nota dei servizi segreti di Sanaa confermata da un ufficiale Usa, ha avuto sicuramente contatti con il religioso americano-yemenita Anwar al-Aulaqi, il «regista» via Internet del maggiore islamico Malik Hasan, l’autore della strage di commilitoni nella base texana di Fort Hood. Mobley avrebbe incontrato anche il nigeriano Farouk Abdul Mutallab, l’uomo della bomba nelle mutande sul volo di Natale Amsterdam-Detroit.
La minaccia di Al Qaeda alla sicurezza degli Stati Uniti vede sempre più coinvolti degli «insider» americani. Dopo il caso di JihadJane, gli agenti hanno arrestato in Irlanda una seconda pasionaria islamica, Jamie Paulin-Ramirez, 31 anni, del Colorado: come Colleen LaRose, anche JihadJamie era parte di un complotto internazionale per uccidere il disegnatore svedese Lars Vilks, autore di una vignetta irriverente su Maometto.

Per inviare la propria opinione alla Stampa, cliccare sulla e.mail sottostante.


lettere@lastampa.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT